“Il silenzio non è un’opzione”, titola il comunicato con cui il Comitato di coordinamento delle procedure speciali dell’ONU si è espresso riguardo alle minacce di sanzioni rivolte dagli USA contro Francesca Albanese. E, affermando di non poter più “rimanere in silenzio”, i sacerdoti cristiani di tre chiese – due cattoliche, latina e melchita, e la greco-ortodossa – hanno denunciato le incursioni dei coloni israeliani a Taybeh, in Cisgiordania.
Intanto le notizie divulgate da agenzie stampa e quotidiani informavano che in Cisgiordania due giovani palestinesi sono stati aggrediti e, impedendo alle ambulanze di soccorrerli, uccisi dai coloni israeliani e che a Gaza le forze armate israeliane hanno sparato contro la folla assiepata intorno a un centro di distribuzione di cibo e soccorsi gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation uccidendo almeno 30 e ferendo circa 180 persone. Inoltre che nelle ultime 48 ore l’aeronautica militare israeliana ha colpito una cittadina del Libano meridionale, uccidendo una persona, mentre a Gaza bersagliava oltre 250 obiettivi, facendo almeno 143 vittime. E che le trattative per la tregua condotte a Doha dai mediatori qatarioti ed egiziani sono ‘incagliate’ perché la delegazione israeliana si ostina a volere che le sue forze armate rimangano posizionate all’interno della Striscia di Gaza [Hamas, colloqui per Gaza in stallo per piano ritiro Israele: ‘Vogliono mantenere le truppe sul territorio’ / ANSA – 12 LUGLIO 2025].
GENOCIDIO DEI PALESTINESI: una verità ineludibile
Sottolineando che, redigendo il report DALL’ECONOMIA DELL’ OCCUPAZIONE ALL’ECONOMIA DEL GENOCIDIO, ha “assolto il mandato conferitole dal Consiglio per i diritti umani, che richiede specificamente al Relatore speciale di indagare sulle violazioni da parte di Israele dei principi e delle basi del diritto internazionale, del diritto internazionale umanitario e della Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra nei territori palestinesi occupati da Israele dal 1967″, il Comitato dell’ONU ha informato i media che, oltre alle richieste per la sua rimozione dal ruolo e alla minaccia di interdizione dagli USA, Francesca Albanese subisce aggressive intimidazioni alla sua persona e anche contro i propri familiari.
E, in merito alle polemiche sui contenuti della relazione, ovvero alle contestazioni di Israele e USA, il Comitato dell’ONU ha dichiarato:
- Documentare e denunciare le gravi violazioni del diritto internazionale umanitario commesse da Israele e da altri attori è un’opera che dovrebbe essere sostenuta dagli Stati, non sanzionata o indebolita. Restare in silenzio di fronte a tanto palesi disprezzo e svilimento dei diritti umani non è un’opzione [“Il silenzio non è un’opzione”: il Comitato di coordinamento delle procedure speciali dell’ONU condanna le sanzioni statunitensi a Francesca Albanese / OHCHR – 10 LUGLIO 2025]
Molti dati raccolti e divulgati dall’ONU infatti descrivono come, anche con la complicità di chi fornisce le armi, le attrezzature e i servizi utilizzati allo scopo, il governo e l’esercito israeliani infieriscono deliberatamente sulla popolazione palestinese, il cui sterminio si configura come un genocidio.
E mentre al proprio ritorno in Israele dal tour di incontri ‘a porte chiuse’ a Washington il premier Benjamin Netanyahu sfugge all’evidenza di queste verità, sarà costretto ad affrontarla senza poterla eludere nel confronto alla conferenza internazionale che dibatterà le questioni del conflitto israelo-palestinese convocata a New York dall’Assemblea generale dell’ONU e copresieduta da Francia e Arabia Saudita che doveva svolgersi a giugno e, a causa dell’attacco di Israele all’Iran, procrastinata al 28 e 29 luglio [Israele-Palestina: verso la conferenza Onu presieduta da Francia e Arabia Saudita per i due stati / GLOBALIST – 12 LUGLIO 2025].
GAZA: le aberrazioni della strage degli innocenti
Dall’inizio dell’assedio di Gaza sono sono trascorsi 21 mesi e prima di venire continuativamente colpita dagli attacchi delle IDF nell’enclave palestinese interna allo stato israeliano abitavano 2,3 MILIONI di persone, ricorda l’agenzia stampa internazionale REUTERS nel riferire le informazioni fornite l’11 luglio scorso al ‘quartier generale’ dell’ONU a Ginevra da Ravina Shamdasani e Christian Lindmeier, rispettivamente portavoce dell’Ufficio dell’ONU per i diritti umani (OHCHR) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) [L’ONU segnala 798 morti nei pressi dei centri di aiuti a Gaza in sei settimane / REUTERS – 11 LUGLIO 2025]:
- Il 94 % degli ospedali di Gaza sono ormai distrutti o danneggiati, intanto continuano gli sfollamenti e i civili vengono spinti in spazi sempre più ridotti.
- Mentre perdura l’impedimento all’ingresso di cibo, carburante e beni di prima necessità, che vengono gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF) aggirando le Nazioni Unite, e quotidianamente avvengono uccisioni degli abitanti di Gaza nei siti di distribuzione di soccorsi e accanto ai convogli che li trasportano.
- Nel periodo dal 27 maggio fino al 7 luglio abbiamo registrato 798 uccisioni, di cui 615 nelle vicinanze di siti gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation e 183 lungo il percorso dei convogli che portano soccorsi.
- Persone colpite nei punti di distribuzione dei soccorsi… donne, bambini, ragazzi e ragazze e anziani uccisi mentre vanno alla ricerca di cibo, o attraversano i ‘passaggi’ indicati sicuri per raggiungere incolumi i centri di assistenza medica, o stanno nei luoghi che viene detto loro essere rifugi e addirittura all’interno delle strutture sanitarie. Tutto questo è ben oltre l’inaccettabile [Gaza: inaccettabile che si sia costretti a scegliere se morire di fame o uccisi / UN NEWS – 11 LUGLIO 2025]
A seguito della divulgazione di queste dichiarazioni dei funzionari dell’ONU, l’IDF / Israel Defense Forces ha diramato un comunicato in cui conferma che siano avvenuti “incidenti” e siano stati segnalati “danni ai civili giunti presso i centri di distribuzione” e dichiara di aver svolto accurate indagini sulle vicende e che “sulla base delle lezioni apprese alle forze sul campo sono state impartite istruzioni” [IDF fa ‘mea culpa’, imparata lezione dopo spari centri cibo / ANSA – 11 LUGLIO 2025]…
Plausibilmente a indurre i generali delle forze armate israeliane a ‘squarciare’ il silenzio che ammanta di segretezza le strategie e gli effetti collaterali delle operazioni militari e a parlare esplicitamente di ‘danni’ subiti dai civili, cioè delle morti di numerose persone, tra cui moltissime donne e tantissimi bambini, oltre e più che l’ennesima protesta dell’ONU sono stati il reportage fotografico e il video divulgati dalla CNN (Cable News Network, il primo e principale canale televisivo americano specializzato alla diffusione di notizie) che hanno mostrato all’opinione pubblica degli Stati Uniti e di tutto il mondo i cadaveri dei bambini uccisi dall’attacco aereo israeliano a Gaza che ha colpito l’area davanti a un centro medico gestito dal Progetto HOPE, una ONG internazionale che ha sede a Washington.
Il Progetto HOPE opera in molte aree dove ci sono conflitti militari. Anche in Ucraina, dove in questi giorni nei pressi dell’ospedale di Kupiansk, nell’oblast di Kharkivun, un’ambulanza che ha fornito al Centro medico regionale di Kharkiv per l’assistenza medica d’urgenza veniva bersagliata da un drone con visuale FPV [Un attacco di droni danneggia l’ambulanza del progetto HOPE a Kharkiv, Ucraina / PROJECT HOPE – 7 LUGLIO 2025]. A Gaza interviene dal dicembre 2023 e, oltre ad aver allestito e gestire delle cliniche di pronto soccorso e specializzate in servizi igienico-sanitari, assistenza psicologica e supporto contro la violenza di genere in cui vengono distribuiti cibo, acqua potabile e farmaci, coordina gli interventi di ostetriche nell’area e di chirurghi negli ospedali di Al Aqsa, Public Aid e Al Sahaba, a cui inoltre fornisce attrezzature e medicinali. Il suo presidente, Rabih Torbay, ha riferito:
- I centri medici di Project HOPE sono un luogo di rifugio a Gaza dove i genitori portano i loro bambini, le donne accedono alle cure per la gravidanza e il post-partum, le persone ricevono cure per la malnutrizione e altro ancora. Eppure, stamattina, famiglie innocenti sono state attaccate senza pietà mentre erano in coda in attesa dell’apertura delle porte. Almeno 15 persone sono state uccise – 10 delle quali erano bambini – e molte altre sono rimaste ferite [Dieci bambini uccisi in un attacco aereo fuori dalla clinica di Gaza del Project HOPE / PROJECT HOPE – 7 LUGLIO 2025].
Nello stesso giorno in cui l’esercito israeliano uccideva i civili accorsi al centro medico allestito a Gaza dalla ONG americana, i rappresentanti dei BRICS a Rio de Janeiro condannavano l’uso della fame come arma di guerra, la militarizzazione dell’assistenza umanitaria e il genocidio della popolazione palestinese.
CISGIORDANIA: la ‘crociata’ israeliana in Terra Santa
Contemporaneamente, nei pressi del cimitero e della chiesa di San Giorgio edificata nel V secolo, uno dei più antichi edifici religiosi cristiani siti in Palestina, veniva appiccato un incendio che i parroci delle tre chiese di Taybeh, in Cisgiordania – la città che nel Vangelo è denominata Efraim, dove Gesù si ritirò prima della crocefissione – hanno denunciato riferendo anche delle continue incursioni dei coloni israeliani nei territori della comunità cristiana palestinese [Terra Santa. Coloni israeliani attaccano il villaggio cristiano di Taybeh. La condanna dei tre parroci / SIR – 9 LUGLIO 2025]:
- Noi, sacerdoti delle tre chiese di Taybeh – la Chiesa greco-ortodossa, la Chiesa latina e la Chiesa greco-cattolica melchita – alziamo le nostre voci a nome dei residenti della nostra città e dei membri delle nostre parrocchie per condannare con la massima fermezza la ripetuta e grave serie di attacchi contro Taybeh. Questi attacchi minacciano la sicurezza e la stabilità della nostra località e, inoltre, minano la dignità dei suoi abitanti e la sacralità della sua terra santa [Dichiarazione dei sacerdoti delle Chiese di Taybeh – Ramallah / Palestina / RADIO NABD EL-AIAH – 7 LUGLIO 2025].
Le incursioni dei coloni israeliani nei campi di Taybeh infatti non sono una novità e nel 2024 erano state denunciate dagli abitanti, palestinesi e prevalentemente cristiani, e due associazioni israeliane cooperanti con il movimento anti-occupazione, KEREM NAVOT, che dal 2012 monitora l’espansione coloniale raccogliendo dati e testimonianze, e BREAKING THE SILENCE, che aggrega i veterani dell’esercito impegnati a far conoscere all’opinione pubblica la realtà della vita quotidiana nei territori palestinesi occupati da forze armate e civili israeliani:
- Dal 1967 sui terreni di proprietà dei residenti sono sorti quattro insediamenti israeliani – Rimonim, Kohav Ashahar, Ofra e Neve David.
- Negli ultimi anni si sono diffusi gli avamposti agricoli, il sistema più utilizzato dai coloni per conquistare le terre palestinesi. Da fattorie nomadi, generalmente composte da poche roulotte, i giovani coloni radicalizzati estendendono il loro controllo sui terreni che ambiscono possedere invadendoli con le proprie mandrie e anche con la violenza.
- Dopo il 7 ottobre su istigazione del ministro della sicurezza sazionale, il suprematista ebraico Itamar Ben Gvir, il governo israeliano ha significativamente allentato le leggi sulle armi. Lo scopo dichiarato era di equipaggiare i coloni nella Cisgiordania occupata in caso di attacchi di Hamas.
- Dei 10.000 fucili d’assalto distribuiti ai civili israeliani, una parte è stata assegnata a loro: “All’inizio della guerra i coloni hanno approfittato del caos e del sostegno dell’esercito, alla cui riserva si erano uniti, per perseguire il loro progetto: ripulire l’Area C da tutti i suoi abitanti palestinesi – spiega Yehuda Shaul, un fondatore di Breaking the Silence – I coloni e i soldati ora sono la stessa cosa. Stiamo assistendo a un’annessione silenziosa” [Il villaggio di Taybeh subisce violenze da parte dei coloni israeliani / TERRE SAINTE – 27 APRILE 2024].
La situazione in Cisgiordania infatti sta degenerando: nei pressi di Sinjil un gruppo che protestava contro l’espansione è stato assaltato dai coloni israeliani, che hanno circondato i manifestanti e per oltre tre ore impedito alle ambulanze di soccorrere i feriti e così ucciso due giovani palestinesi, Mohammed al-Shalabi, proveniente dalla vicina al-Mazraa al-Sharqiya, e il 23enne cittadino statunitense Saif al-Din Musalat:
- La violenza nel territorio è aumentata dall’inizio della guerra a Gaza, nell’ottobre 2023. Da allora, soldati o coloni israeliani in Cisgiordania hanno ucciso almeno 954 palestinesi, sia militanti che civili, secondo i dati dell’Autorità palestinese. Nello stesso periodo, 36 israeliani, tra militari e civili, sono stati uccisi in attacchi palestinesi o operazioni militari israeliane, secondo le cifre ufficiali di Tel Aviv [Cisgiordania, 23enne palestinese-americano picchiato a morte da coloni israeliani / IL FATTO QUOTIDIANO – 11 LUGLIO 2025].