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Gaza e il diritto, due fastidi di cui liberarsi

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24/10/2025

da Il Manifesto

Alberto Negri

Terra rimossa. Ormai legalità per Usa e Israele è una parola vuota. Il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, ha affermato che l’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, è «una filiale di Hamas» e per questo motivo non avrà alcun ruolo nella distribuzione degli aiuti a Gaza

Nel giorno degli ottant’anni delle Nazioni unite Trump e la sua amministrazione hanno dichiarato aperta la guerra all’Onu e al multilateralismo. A farne le spese saranno gli aiuti umanitari a Gaza che Trump vuole trasformare una sorta di protettorato americano in attesa di qualche delirante progetto del tipo Gaza Riviera.

Se ci saranno anche i palestinesi questo per lui è un dettaglio, per Israele eliminarli un obiettivo da perseguire. La destra al potere non ha mai creduto in una coesistenza con i palestinesi e non ha rinunciato con la tregua al progetto di pulizia etnica della Striscia, da estendere alla Cisgiordania dove è in corso un’annessione rampante con l’espropriazione violenta dei terreni agricoli e la costruzione di nuove colonie illegali.

Ma ormai legalità per Usa e Israele è una parola vuota. Il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, ha affermato che l’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, è «una filiale di Hamas» e per questo motivo non avrà alcun ruolo nella distribuzione degli aiuti a Gaza nell’ambito del piano di cessate il fuoco sostenuto dagli Stati uniti. Rubio è in pratica il ventriloquo del ministro degli esteri israeliano,  , secondo cui l’Unrwa “impiega” oltre 1.400 terroristi di Hamas. Ovviamente, come replica l’agenzia, è un falso e la Corte internazionale di giustizia ha riconosciuto che Israele non ha mai portato una prova in proposito.

Ma l’importante è sparare ad alzo zero sull’Onu e su ogni principio di legalità internazionale. Quanto agli aiuti, la situazione umanitaria nella Striscia resta critica, avvertono le organizzazioni internazionali. Israele continua a bloccare l’ingresso dei convogli accusando Hamas di violare i termini del cessate il fuoco perché non ha ancora restituito tutti i corpi degli ostaggi morti. Decine di migliaia di tonnellate di viveri e prodotti di prima necessità sono stati caricati su camion in attesa ai confini dei vicini Egitto e Giordania ma le autorità israeliane continuano a tenere chiuso il valico di Rafah. La fame come arma di guerra continua a essere usata sistematicamente come ha dimostrato la vergognosa pagina della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), la fondazione sostenuta da Israele e Usa e contestata dalle Nazioni Unite: prima di chiudere, dopo cinque mesi, circa 2.700 palestinesi sono stati uccisi all’interno o nelle vicinanze dei siti di distribuzione degli aiuti. Si può pensare che gente che ha architettato un simile piano possa realmente aiutare i palestinesi?

Per attuare la pulizia etnica della Striscia serve infatti eliminare prima di tutto i testimoni e tra questi quello più scomodo è proprio l’Unwra. Ma ovviamente sono tutte le Nazioni unite nel mirino di Trump, come ha dimostrato il suo discorso al Palazzo di vetro. «Qual è lo scopo delle Nazioni unite? – aveva chiesto alla platea di capi di stato – Sembra che tutto quello che fanno sia scrivere lettere dai toni molto forti. Sono parole vuote, e le parole vuote non risolvono la guerra». Aveva criticato poi duramente la leadership del segretario generale, António Guterres dicendo ai giornalisti: «L’Onu potrebbe essere incredibile senza certe persone al comando».

In realtà gli Stati uniti stanno già da tempo affossando l’Onu che loro stessi avevano creato nel dopoguerra. Si sono già ritirati dall’Unesco (cultura, scienza ed educazione), dall’Oms (sanità) e dal Consiglio dei Diritti Umani. L’amministrazione Trump ha finora tagliato un miliardo di dollari di contributi finanziari all’Onu e si prepara ad amputare un altro miliardo di dollari. Non solo: il piano del presidente americano prevede anche l’azzeramento dei fondi per il mantenimento della pace, cosa piuttosto ironica, se non fosse tragica, per uno che si presenta come il pacificatore del mondo. Washington farà sparire in tutto quattro miliardi di dollari dal bilancio delle Nazioni unite compresi i fondi destinati ai rifugiati e alla migrazione, altro pallino di Donald Trump.

E intanto adesso a Gaza si sta insediando il protettorato di Trump, si chiama Centro di Coordinamento Civile-Militare (Ccmc) con a capo un ambasciatore e un generale che si occuperanno del cessate il fuoco e di supervisionare la consegna degli aiuti umanitari alla Striscia. Circa 200 soldati statunitensi sono stati inviati a Kiryat Gat, con base in un magazzino dove lavorano con truppe israeliane ed europee e rappresentanti di Emirati e Giordania. Il segretario di stato Rubio ha visitato il sito ieri e l’ha definito un’impresa «storica». Come no, un altro pezzo di storia coloniale che si chiama protettorato.

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