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Gaza, Francesca Albanese (Onu): “La fame è voluta e pianificata da Israele”

Gaza, Francesca Albanese (Onu): “La fame è voluta e pianificata da Israele”

“Il problema è consentire che la consegna di cibo e aiuti sia gestita dallo stesso Stato che compie il genocidio”

“Non è una guerra, nella Striscia non c’è un esercito palestinese schierato contro l’Idf”. Francesca Albanese, sotto sanzioni americane, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati, di fronte al moltiplicarsi quotidiano delle immagini di bambini denutriti nella Striscia ha una convinzione: “La fame a Gaza è un crimine calcolato scientificamente dal governo israeliano, un obiettivo da raggiungere per convincere i palestinesi che sopravviveranno ad andarsene nel fenomeno che a Tel Aviv chiamano migrazione volontaria”.

Da Gaza “i genitori ci raccontano che i loro figli piangono fino ad addormentarsi per la fame”. Lo ha detto ieri il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus…

E a chi sopravviverà tra questi bambini il danno delle malnutrizioni avrà un effetto devastante sul processo di crescita, oltre al trauma.

Lei definisce da tempo “genocidio” quel che succede nella Striscia dall’8 ottobre 2023.

Aggiungo che si tratta di uno dei genocidi più crudeli della Storia, perché perpetrato con l’uso di tecnologia e mezzi da Ventunesimo secolo.

Kaïs Saied, presidente della Tunisia, ieri ha mostrato a Massad Boulos, inviato del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, le foto di bambini denutriti di Gaza e, fra queste, l’immagine di un bambino in lacrime che mangia della sabbia. Come si può accettare tutto questo?

È quasi inimmaginabile per la nostra mente accettare che la fame lunga mesi possa spingere a mangiare la terra e i sassi. I palestinesi della Striscia sono privati di tutto, Israele ha l’obiettivo di ridurre quelle persone, bambini compresi, allo stato ferino. I bisogni primari più elementari vengono negati a una popolazione di 2 milioni di persone che viene continuamente sfollata e sbattuta da una parte all’altra della Striscia, 365 chilometri quadrati, adesso in larga misura sempre più verso sud.

C’è anche il divieto dell’Idf di bagnarsi al mare, ma perché?

Perché devono negare ai disperati privi di acqua corrente anche la possibilità di lavarsi in mare. Sono tutti elementi dello stesso progetto criminale di Israele, attuato col pieno sostegno e con la complicità degli Stati Uniti.

Quale progetto criminale?

La pulizia etnica. Che si sta attuando con il genocidio nella Striscia di Gaza, ma anche con lo svuotamento della Valle del Giordano o con l’istallazione di altri 300 check-point in Cisgiordania.

Ritornando alla fame, ci sono 953 camion fermi da settimane tra il valico di Kerem Shalom e Zikim. Altro elemento che dimostra il disegno di una fame programmata, calcolata, voluta da Israele?

Certo. Il problema a monte è consentire la responsabilità di distribuire gli aiuti allo stesso Stato accusato di crimini contro l’umanità e pensare che possa farlo attraverso questa Ghf, la Gaza Humanitarian Foundation, a rigor di diritto internazionale. Hanno creato un meccanismo infernale.

Il presidente Herzog ieri ha sostenuto: “Israele è fermamente impegnato nel rispetto delle norme del diritto internazionale umanitario. Anche nel mezzo di una guerra, stiamo facendo tutto il possibile per aiutare i civili in difficoltà, in conformità con il diritto internazionale e i nostri valori israeliani ed ebraici”.

Intanto non è una guerra, perché non mi risulta che ci sia un esercito palestinese schierato contro un esercito israeliano. Per il resto siamo, invece, di fronte a una situazione giuridica che non consentirebbe neppure di discutere con Israele la questione degli aiuti umanitari, è tutto sbagliato. La sfacciataggine di quel che vogliono fare è ben raffigurata nel video realizzato con l’intelligenza artificiale dalla ministra israeliana Gila Gamliel: la sfacciataggine dei dettagli, con i nuovi coloni che mangiano nei nuovi ristoranti proprio mentre i bambini e le persone muoiono di fame. Ma Israele non uscirà da questo orrore con lo stesso candore con cui ci è entrato dopo il 7 ottobre.

Ha citato il 7 ottobre, molti osservatori ripetono il ritornello: tutto questo non ci sarebbe stato senza il 7 ottobre. Non è così?

Il 7 ottobre si è consumato un atto terroristico di una violenza inaudita, una minaccia e un colpo durissimo inferto da Hamas a Israele e alla sua sicurezza. Ma quel che succede dall’8 ottobre 2023 non è giustificabile, non è uso legittimo di autodifesa ai sensi della Carta delle Nazioni Unite. Il 7 ottobre non può giustificare la distruzione totale di Gaza e dei suoi abitanti.

L’altra obiezione che è divenuta un ritornello è questa: anche Dresda è stata bombardata e rasa al suolo per sconfiggere il nazismo.

Credo che non sia sbagliato, invece, iniziare a considerare un altro paragone. Quanto è avvenuto agli ebrei in Europa negli anni precedenti l’Olocausto: la disumanizzazione, la ghettizzazione. Perpetrate a livello transnazionale e con un importante ruolo dei media. L’odio contro gli ebrei di allora ricorda molto l’odio contro i palestinesi oggi. Rinchiudere nei ghetti, affamare, deportare. C’è tutto. Anche l’Italia vedeva e partecipava a tutto, nel 1938 approvò le leggi razziali. Oggi, allo stesso modo, è forse lo Stato ad aver dato il maggior supporto politico, diplomatico e di immagine opponendosi alla sospensione dell’accordo di associazione tra Israele e Unione europea.

Quindi anche l’Italia è complice, anche noi siamo colpevoli per le immagini provenienti da Gaza?

Certo. Inoltre l’Italia possiede il 30,2 per cento della Leonardo, che andrebbe portata in giudizio per continuare a fornire armi che Israele usa nel genocidio della Striscia: i soci azionisti dovrebbero sapere che fanno affari sulla morte dei bambini, sulla malnutrizione mostrata da tante immagini in queste ore (fra cui quelle del piccolo Muhammad Zakariya Ayyoub al-Matouq di Gaza City, un anno e mezzo, pubblicata in queste pagine, che stanno indignando il mondo, o come quella di Osama al-Raqab, 5 anni, di Khan Younis, pubblicata in prima pagina su questo giornale, ndr). E l’Italia avrebbe l’obbligo di vigilanza.

25/07/2025

da Il Fatto Quotidiano

Giampiero Calapà

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