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Gaza irrompe nel calcio in Olanda, e Israele deporta le famiglie dei sospetti

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Tifosi israeliani aggrediti ad Amsterdam. Diecine di arresti. E’ successo dopo la partita Ajax-Maccabi. Secondo il ministero degli Esteri dello Stato ebraico, dieci tifosi israeliani sono rimasti feriti nelle aggressioni da una folla di tifoseria locale apparentemente filopalestinese. Una analisi di Fulvio Scaglione e altre notizie preoccupanti da Israele: una folle legge che prevede la deportazione della famiglie di sospetti di terrorismo. Rapporto Onu: il 70% delle morti nei primi sei mesi dell’invasione israeliana a Gaza erano donne e bambini. La maggior parte di loro aveva tra i 5 e i 9 anni, e i bambini ammazzati sono il 44 percento delle vittime totali. 

Il calcio non può più essere estraneo ai drammi del mondo

È assolutamente probabile, diciamo pure certo, che le violenze contro i tifosi israeliani del Maccabi, arrivati ad Amsterdam per l’incontro di Europa League con l’Ajax, fosse programmate e organizzate da tempo. I tifosi olandesi, peraltro, hanno una corposa tradizione in questo senso, anche quando la politica non c’entra: basta pensare alle devastazioni a Roma, nel 2022, da parte degli hooligan del Feyenoord, che portarono a un successivo divieto alle trasferte dei romani in Olanda e degli olandesi in Italia. Nel caso di Amsterdam, quindi, considerato lo specifico orientamento anti-israeliano del raid, ha senso parlare di pogrom, senza andare a scomodare altre sciocchezze, che pure si sono sentite, come “una seconda Notte dei cristalli”.

La Kristallnacht del 9 novembre 1938, perpetrata da Gestapo, gioventù hitleriana e altri fanatici nazisti, fece tra mille e duemila morti, con centinaia di sinagoghe danneggiate o distrutte e migliaia di abitazioni ed esercizi commerciali di ebrei vandalizzati. Qui siamo a 5 feriti, c’è un po’ di differenza.

Pogrom il termine corretto

Il termine pogrom (ripetiamolo: l’unico che ci pare adeguato) porta con sé una serie di altre considerazioni. Le autorità di Amsterdam avevano vietato una manifestazione di sostegno alla Palestina che avrebbe voluto svolgersi nei pressi dello stadio, spostandola in altro luogo: davvero non immaginavano che qualche problema avrebbe comunque potuto verificarsi? Davvero le forze dell’ordine non potevano fare di meglio? E qualche risposta dovrebbero darla anche le autorità europee del calcio: davvero questa trasferta era necessaria, considerato che la scena internazionale è sconvolta dalle stragi di Hamas del 7 ottobre 2023 e dai massacri israeliani a Gaza e nel Libano, che l’Olanda è il secondo Paese d’Europa per presenze di musulmani (6% della popolazione, dietro solo alla Francia con l’8%) e che la tifoseria del Maccabi è considerata la più violenta e razzista tra quelle israeliane?

Nessuna violenza perdonabile. Ma ovunque.

Nessuna violenza può essere accettata e tantomeno perdonata. Però questo è un principio universale, che dovrebbe valere per tutti. Poche ore prima della partita incriminata, quattro caschi blu dell’Onu sono stati feriti quando un caccia di Israele ha bombardato la loro auto nei pressi di Sidone, nel Sud del Libano. Ancora qualche ora più indietro, ed ecco che la polizia israeliana ammanetta e arresta due agenti francesi (con status diplomatico, impiegati al consolato francese di Gerusalemme) durante la visita del ministro degli Esteri francese Barrot al Santuario di Eleona, un sito gestito e amministrato dalla Francia sul Monte degli Ulivi, a Gerusalemme Est.

Episodi minori di protervia arrogante

Episodi minori, rispetto a quanto succede da quelle parti, ma indicativi: tentativi di intimidazione ai danni dell’Onu e della Francia (il presidente Macron ha proposto un embargo europeo alle armi per Israele), cioè di chi prova a criticare la condotta di Netanyahu e del suo Governo. Tentativi che i tifosi del Maccabi (certo non tutti, ma le posizioni collettive sono ben note), nelle loro derive fascistoidi, avrebbero forse (di sicuro?) approvato. E infatti, non è che ad Amsterdam i fan israeliani non si siano espressi. I cori (anche violenti) contro i palestinesi e la Palestina sono stati numerosi e quando il tabellone dello stadio ha esposto una scritta di solidarietà con i 220 morti per l’alluvione di Valencia, chiedendo un minuto di silenzio, i signorili tifosi del Maccabi hanno urlato, fischiato e sparato petardi per disprezzo nei confronti della Spagna, il cui Governo è colpevole d’aver riconosciuto nei mesi scorsi lo Stato di Palestina.

Poi è arrivato lo spregevole assalto contro di loro (comunque: a ora, 5 feriti) di cui Netanyahu ha approfittato con astuzia: gli aerei speciali e le squadre mediche inviate in Olanda, non nel deserto del Gobi, sembrano soprattutto una grande operazione di propaganda mediatica.

Nessuna tolleranza verso nessuna violenza

Nessuna tolleranza verso la violenza di qualunque genere, soprattutto quella che prende la forma di una caccia all’uomo come quella messo in atto dagli aggressori olandesi. Allo stesso modo, però, rifiutiamo qualunque tentativo di far passare l’accaduto come un episodio a se stante rispetto a quanto accade nel resto del mondo. Come la violazione inaspettata di una specie di arcadia chiamata calcio, mentre altrove tutto è possibile, tutto è permesso. Provocazione chiama provocazione. Violenza chiama violenza. Netanyahu e i suoi fan, in questo, non sono secondi a nessuno.

REDAZIONE – Deportazione per le famiglie di sospetti terroristi

Follia da Corte internazionale. Violazioni dei diritti umani per legge approvata nelle scorse ore dalla Knesset, il parlamento israeliano, che autorizza il governo deportare – espellere – i familiari di persone etichettate come “terroristi”. La nuova legge si applicherà anche ai residenti di Gerusalemme Est occupata, mentre resta incerto se sarà estesa alla Cisgiordania. Anche i cittadini israeliani potrebbero essere espulsi, pur mantenendo la cittadinanza. I sospettati avranno il diritto di difendersi in un’udienza presieduta dal ministro dell’Interno, che avrà 14 giorni per decidere e firmare l’ordine di espulsione. Le persone espulse saranno inviate a Gaza o in altri luoghi per un periodo compreso tra 7 e 15 anni.

Legge fascista voluta dal Likud

La legge assegna al ministro dell’Interno la facoltà di deportare genitori, fratelli o coniugi di persone indicate come terroristi, a condizione che abbiano “espresso supporto o identificazione” o abbiano omesso di fornire informazioni su presunte attività terroristiche. La norma non specifica criteri oggettivi per valutare il “sostegno” al terrorismo, il che solleva non pochi dubbi su come questa normativa possa essere applicata nella realtà e con quale discrezionalità il ministro e le autorità di Tel Aviv potranno agire. Soprattutto perché riguarda non solo i cittadini israeliani, ma anche palestinesi, quindi – in teoria – non soggetti alla legislazione dello Stato ebraico, rileva InsideOver.

Esulta il ministro Ben-Gvir

Forte sospetto che la norma sarà applicata in maniera indiscriminata. Certamente, non è una legge degna di quella che viene considerata “l’unica democrazia del Medio Oriente”, come sottolineaAl Jazeera. “Tutte le fazioni palestinesi sono considerate organizzazioni terroristiche da Israele” e anche esprimere simpatia per le vittime della guerra a Gaza è stato spesso interpretato come “sostegno al terrorismo”. Il ministro della sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir, leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit, applaude: “Oggi abbiamo approvato una legge per deportare le famiglie dei terroristi. Mi sembra che la sinistra sia sotto pressione, avanti così!”.

Incognita Corte Suprema

Secondo gli esperti, la legge potrebbe essere annullata dalla Corte Suprema. Eran Shamir-Borer, ricercatore dell’Israel Democracy Institute ed esperto di Diritto internazionale, ha dichiarato che la norma può essere dichiarata incostituzionale, come già accaduto in casi simili riguardanti deportazioni. “E’ totalmente incostituzionale e in conflitto con i valori fondamentali di Israele” denuncia Shamir-Borer all’Associated Press. Anche Annelle Sheline, ricercatrice del Quincy Institute citata da Responsible Statecraft, critica la legge, definendola “sconvolgente” per l’ampliamento della responsabilità familiare e la definizione estremamente estesa e nebulosa di “terrorismo” che prevede di applicare.

Terrorismo accertato

Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani, nuovo rapporto: il 70 percento delle morti accertate nei primi sei mesi dell’invasione israeliana a Gaza erano donne e bambini. La maggior parte di loro aveva tra i 5 e i 9 anni, e complessivamente i bambini ammazzati sono il 44 percento delle vittime totali. Incrociando le informazioni fornite dai vicini delle case bombardate – i pochi rimasti -, dai familiari, dalle Ong locali e dal personale delle Nazioni unite sul campo con i dati sui registri ospedalieri, il rapporto documenta che la vittima più giovane era un bambino di appena un giorno.

09/11/2024

da Remocontro

Fulvio Scaglione

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