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Gaza, l’annuncio di Trump: “C’è l’intesa sulla prima fase della tregua. Ostaggi liberi, Israele via dalla Striscia”. I palestinesi festeggiano. La firma oggi alle 11

Gaza, l’annuncio di Trump: “C’è l’intesa sulla prima fase della tregua. Ostaggi liberi, Israele via dalla Striscia”. I palestinesi festeggiano. La firma oggi alle 11

Politica estera

09/10/2025

da Il Fatto Quotidiano

Redazione

Secondo funzionari israeliani "l'Idf resterà a Rafah". Dall'intesa sono rimasti fuori alcuni punti nevralgici, come il disarmo di Hamas, la questione della governance a Gaza e il rilascio di Marwan Barghouti e di Ahmed Saadat

“Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno entrambi firmato la prima fase del nostro piano di pace. Ciò significa che tutti gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e Israele ritirerà le sue truppe secondo una linea concordata, come primo passo verso una pace forte e duratura. È una giornata storica”. L’annuncio è arrivato poco prima dell’una italiana di stanotte. Con un post sul suo social TruthDonald Trump ha voluto apporre il sigillo sulla prima parte dell’intesa tra Israele e Hamas. Subito prima, il segretario di Stato Mark Rubio gli aveva passato un bigiettino che i fotografi sono riusciti a leggere: “Devi approvare presto un post su Truth per poter annunciare per primo l’accordo”.

La firma ufficiale è prevista per le 11 di oggi ma, subito dopo Trump, anche le parti in causa sono intervenute: Hamas ha annunciato il raggiungimento di un accordo che determina la fine della guerra a Gaza, il ritiro dell’Idf, l’ingresso di aiuti e lo scambio di prigionieri, dopo negoziati – si legge in un comunicato – responsabili e seri. “Apprezziamo profondamente gli sforzi dei fratelli mediatori di QatarEgitto e Turchia, e apprezziamo anche gli sforzi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per porre fine definitivamente alla guerra e ottenere il completo ritiro dalla Striscia di Gaza”.

Sull’altro fronte il premier israeliano Benjamin Netanyhau ha spiegato che oggi stesso convocherà il governo per approvare l’accordo e riportare a casa – probabilmente entro lunedì – tutti gli ostaggi. In cambio dovrebbero essere rilasciati duemila detenuti palestinesi. Secondo funzionari israeliani, citati dal quotidiano Haaretz, “Israele si ritirerà dalla maggior parte delle città, tranne Rafah“.

Si tratta della prima parte dell’accordo, ma la reazione per le strade della Palestina è stata immediata: la popolazione – quella sopravvissuta a due anni di sterminio – è scesa per le strade a festeggiare. Ma anche a Tel Aviv si sono riversati in piazza i parenti delle persone ancora in mano ad Hamas: 48, solo 20 dei quali ancora vivi. Dall’intesa sono rimasti fuori alcuni punti nevralgici, come il disarmo di Hamas o la questione della governance a Gaza, o ancora il rilascio di Marwan Barghouti, ex leader di Fatah e della seconda intifada e figura simbolo della resistenza palestinese. Dovrebbe essere così anche per Ahmed Saadat, altro personaggio politico non legato ad Hamas, segretario generale del Fronte Popolare, accusato da Israele di aver orchestrato l’omicidio del ministro Rehavam Zeevi. Su di loro la trattativa è lungi dal dirsi conclusa.

Ma cosa ci guadagna Trump in tutto questo, al di là della candidatura al Nobel per la pace? “Gaza sarà un “luogo pacifico e molto più sicuro – ha dichiarato in un’intervista a Fox News -. Gli altri paesi della regione contribuiranno alla ricostruzione perché dispongono di enormi ricchezze e gli Stati Uniti si impegneranno per aiutarli a raggiungere il successo e a mantenere la pace”.

Nei minuti in cui il presidente americano annunciava l’intesa, nuovi raid israeliani colpivano Gaza city: ai palestinesi che nelle scorse settimane hanno abbandonato la città viene sconsigliato di tornare al Nord. Il capo di Stato maggiore dell’Idf Eyal Zamir ha emesso stanotte un ordine affinché le truppe “si tengano pronte a qualsiasi scenario“.

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