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Gaza, l’inferno nel dettaglio: più bambini amputati al mondo

Gaza, l’inferno nel dettaglio: più bambini amputati al mondo

La feroce guerra a Gaza ha stabilito un altro, drammatico, record. La Striscia assediata “ospita il più grande gruppo di bambini amputati della storia moderna”. Lo ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, in occasione di una conferenza al Cairo lunedì scorso. E la notizia c’è messo giorni a uscire dalla nebbia giornalistica che sembra coprire quella parte di mondo e quella somma di orrori umani e politici.

Più bambini amputati nella storia moderna

Noi a scriverne proviamo brividi. Ci scusiamo con voi che leggete, ma andava raccontato, denunciato. La feroce guerra a Gaza ha stabilito un altro, drammatico, record. «La Striscia assediata ospita il più grande gruppo di bambini amputati della storia moderna». Ferite dolorosissime, braccia o gambe da tagliare nel modo possibile e spesso cruento per cercare di salvare delle vite comunque destinate ad essere grame e costantemente sofferte. Traducendo in numeri quanto denunciato dal segretario dell’ONU, a Gaza ogni giorno, e da 425 giorni, dieci bambini perdono un arto o due. Si tratta di una statistica dell’orrore, ma che traccia una linea ben definita anche su ciò che avverrà in un prossimo futuro, quando si spera che non cadranno più bombe israeliane sull’enclave palestinese.

La ‘Non notizia’ e la disumanità

Giornalismo ‘alto’ distratto. Salvo nostra distrazione, non abbiamo rilevato attenzione e titoloni. O almeno una segnalazione dell’orrore. E noi stessi, dobbiamo ringraziare InsideOver e Claudia Carpinella per avere richiamato l’attenzione sul nascosto, ‘dettaglio’ del genocidio di cui viene accusata Israele a Gaza. Già sapevamo che il sistema sanitario della Striscia, semplicemente non esiste più. Ed il record di bambini martirizzati, oltre le migliaia di uccisi, è il ‘dettaglio’, una delle conseguenze. È per questo stesso motivo che molti di quei bambini subiscono gli interventi di asportazione chirurgica senza l’utilizzo dell’anestesia. Guterres ha descritto tale situazione come “apocalittica e oltremodo spaventosa”. Ha dichiarato anche, che dopo aver appreso questi fatti, “non è più possibile distogliere lo sguardo”.

Per molti bambini amputati non c’è futuro

Tra le decine di ospedali distrutti dalle forze israeliane nel corso dell’ultimo anno, è stata colpita duramente anche l’unica struttura di Gaza per la produzione di protesi e apparecchi per la riabilitazione – ovvero, l’ospedale Hamad, inaugurato nel 2019 e finanziato dal Qatar. Ciò si traduce nella totale impossibilità di curare dignitosamente tutti quei bambini che hanno subito delle amputazioni. Problema che si ripropone anche per gli adulti, certo, ma in termini diversi. Già, perché come ha più volte spiegato il chirurgo pediatrico britannico Abu Sittah, che ha prestato servizio nella Striscia per svariato tempo, “i bambini amputati necessitano di cure mediche ogni sei mesi, man mano che crescono. Le ossa crescono più velocemente dei tessuti molli e i nervi recisi spesso si riattaccano dolorosamente alla pelle, motivo per il quale i più piccoli richiedono interventi chirurgici continui. tra gli otto e i dodici interventi successivi”.

L’inferno a Gaza è voluto

Si aggiunga a questa drammatica situazione sanitaria, anche la crisi alimentare, che al giorno d’oggi, nella Striscia, e soprattutto nella zona a Nord, ha raggiunto dei livelli incompatibili con la sopravvivenza dei palestinesi che la abitano, insiste Claudia Carpinella. Le organizzazioni internazionali umanitarie hanno più volte segnalato che i civili si trovano sull’orlo della carestia. Nonostante questo, però, i camion carichi di aiuti di prima necessità che entrano attraverso gli unici due punti di accesso, il valico di Kerem Shalom a Sud e quello di Erez a Nord, sono sempre di meno. Guterres, durante la conferenza in Egitto, ha mostrato i numeri sugli aiuti umanitari: “Secondo i dati dell’UNRWA, solo 65 camion sono riusciti a entrare a Gaza nell’ultimo mese, rispetto a una media prebellica di 500”.

Se l’orrore non basta, andiamo a Gaza City

«Sopravvivere al genocidio a Gaza City». Un reportage di Federica Iezzi sul manifesto che ci racconta e documenta di bombe, carestia, distruzione totale e non solo materiale della società. La morte è ovunque nel nord della Striscia. «Siamo pieni di tutto quello che manca». Non è rimasto più nulla, questa è la vera guerra. E si muore all’improvviso. Anche di sfinimento. Di paura. Con i cuori spezzati. Dalle macerie di un palazzo appena colpito viene estratta una bambina di nove o dieci anni, coperta di polvere. Chiede in arabo: «Mi state portando al cimitero?». ( https://ilmanifesto.it/sopravvivere-al-genocidio-a-gaza-c )

Dietro questo una precisa volontà politica

Nel frattempo, nell’area a Nord del corridoio di Netzarim che divide in due la Striscia, l’UNRWA ha riferito che, tra il 6 ottobre 2024 e il 25 novembre, tutti i tentativi fatti per consegnare gli aiuti sono stati “negati” o “ostacolati” a causa dei violenti combattimenti. Antonio Guterres, ha commentato tali vicende affermando che il blocco degli aiuti a Gaza non dipende da problemi logistici, ma dipende da “una volontà politica e dal mancato rispetto dei principi fondamentali del diritto umanitario internazionale”. Insomma, l’inferno a Gaza è voluto.

06/12/2024

da Remocontro

Ennio Remondino

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