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Gaza, migranti, clima: Meloni all’Onu si schiera con Trump

Gaza, migranti, clima: Meloni all’Onu si schiera con Trump

Politica 

26/09/2025

da Il Manifesto

Giuliano Santoro

Sono una Donald. La premier illustra la sua visione del mondo all’Assemblea generale. I diritti vengono dopo la logica sovranista e l’interesse occidentale. In sedici minuti di discorso getta sempre l’occhio alle polemiche interne

In sedici minuti di discorso, pronunciato in italiano, in chiusura di serata di fronte a una platea semideserta, Giorgia Meloni interviene all’Assemblea generale delle Nazioni unite e schiera l’Italia sul fronte trumpista, sbilanciandosi rispetto ai propositi iniziali, quelli che la collocavano in mezzo a Europa e Stati uniti, a far da ponte (seppure da destra) tra il corso Maga e l’Unione europea. Sulle responsabilità del governo israeliano a Gaza, lotta ai migranti, questione climatica la presidente del consiglio riprende, seppure con forme meno dirompenti, la sostanza della Casa bianca.

A COMINCIARE, appunto, dal genocidio a Gaza. Perché se Meloni quando affronta la guerra tra Russia e Ucraina non lesina critiche a Putin, reo di avere inferto «una ferita profonda al diritto internazionale», parlando di Netanyahu usa una formula molto più attutita. Critica Israele per aver «superato il limite del principio di proporzionalità» nella sua reazione all’attacco del 7 ottobre. In questo modo, il fatto di avere infranto «le norme umanitarie causando una strage tra i civili» diventa un eccesso colposo di legittima difesa e non un crimine di guerra. È questo il cuore politico della faccenda: ogni questione di diritto e ogni paletto umanitario ed etico salta, è tutto relativo agli occhi della logica sovranista applicata alle relazioni internazionali.

«Israele deve uscire dalla trappola di questa guerra – sostiene Meloni – Lo deve fare per la storia del popolo ebraico, per la sua democrazia, per gli innocenti, per i valori universali del mondo libero di cui fa parte. Israele, incalza, non ha il diritto di impedire che domani nasca uno Stato palestinese, né di costruire nuovi insediamenti in Cisgiordania al fine di impedirlo». Per questo, spiega, «abbiamo sottoscritto la Dichiarazione di New York sulla soluzione dei due Stati», ribadendo le «precondizioni irrinunciabili»: il rilascio di tutti gli ostaggi e l’esclusione di Hamas da ruoli di governo. E allora sono «molto interessanti le proposte che il presidente degli Stati uniti ha discusso con i paesi arabi in queste ore». Quanto alle sanzioni, ha ribadito la posizione italiana: vanno bene solo alcune di quelle proposte dalla Commissione europea, che sono quelle che propone anche il tedesco Merz su singoli ministri di Tel Aviv e determinati coloni.

SEGUENDO QUESTO canovaccio, la premier denuncia l’inadeguatezza dell’architettura dell’Onu e invita a contrastare le persecuzioni religiose che riguardano «prevalentemente i cristiani», e qui scatta il frame dell’Occidente sotto attacco. Ma tra le emergenze cita anche la lotta al «traffico di esseri umani», che nella neolingua della destra significa negazione del diritto alla libera circolazione. Dunque, chiede di rivedere le «anacronistiche» convenzioni internazionali su migrazione e asilo che, e qui pesano le batoste prese su centri di detenzione in Albania e respingimenti facili, «quando vengono interpretate in modo ideologico e unidirezionale da magistrature politicizzate, finiscono per calpestare il diritto».

IN PIENA EUFORIA trumpista, poi, passa poi a criticare le politiche ambientali: «In Europa, e nell’intero Occidente, stanno portando alla deindustrializzazione molto prima che alla decarbonizzazione». Il problema, insomma, non è più riscaldamento globale ma «l’ecologismo insostenibile» colpevole di avere «quasi distrutto il settore dell’automobile in Europa, creato problemi negli Usa, causato perdite di posti di lavoro, appesantito la capacità di competere e depauperato la conoscenza».

OGNUNA di queste posizioni ha inevitabili riflessi sul dibattito italiano. Ed è difficile non immaginare che questa missione newyorchese della presidente del consiglio si sia svolta più con un occhio alle vicende interne che con lo sguardo alle grandi questioni globali. Su questo, nel corso delle repliche alle comunicazioni di Guido Crosetto alla camera, risponde Elly Schlein. «Meloni ha detto che tutto quello che succede in Italia è contro di lei e non per dare sollievo a Gaza – scandisce la segretaria del Pd – Ma davvero pensa che centinaia di migliaia di persone siano scese in piazza negli ultimi giorni e che tra quelle non ce ne sia nemmeno una che abbia votato per lei? Ma lo vede che la maggioranza degli italiani vuole il riconoscimento della Palestina? Ma davvero pensa che gli italiani abbiano donato a Music for Peace 500 tonnellate di aiuti per fare un dispetto a lei? Esca dalla megalomania Non si era mai visto un premier che usa il palcoscenico internazionale per attaccare l’opposizione. È andata a New York per attaccare le opposizioni e i giudici, cioè è andata alle Nazioni unite per dividere la nazione».

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