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Gaza ‘o la fuga o la vita’, G7 – Grandi Impotenti, Sud del mondo e Cina

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Esodo verso sud: a Gaza migliaia e migliaia di palestinesi in marcia, a piedi, in cerca di una salvezza che non c’è. Tel Aviv boccia la pausa umanitaria, solo qualche ora senza bombe. Nazioni unite: «Non siamo più in grado di fornire l’assistenza necessaria»

L’inutile G7 e il discredito americano-occidentale dall’Ucraina al Medio Oriente che cresce nel mondo

                                                 

G7, ipocrisia diplomatica

«Abbiamo discusso questo problema in profondità, ginocchio a ginocchio. Gli scambi sono stati franchi, senza riserve e, a volte, intensi», prova a mascherare la ministro degli Esteri giapponese, Yoko Kamikawa. Che tradotto dal lessico diplomatico, significa che la discussione è stata burrascosa e che le tesi sostenute, di sicuro, erano quantomeno ‘divergenti’. Litigare per poi non concludere niente.

L’inutile G7

Hanno riesumato la esaltante promessa di ‘due popoli due Stati’, sepolta da tempo nell’indifferenza se non nella complicità di molti di loro, chiedono una ‘tregua umanitaria’ che lo strafottente premier israeliano Netanyahu ha già negato al debole presidente americano Biden, e di allargare le maglie dei rifornimenti di cibo, acqua e carburante mentre i morti palestinesi a Gaza e Cisgiordania superano abbondantemente i 10 mila. G7 Grandi vergogne.

Risoluzione Onu vietata

‘Cosmesi diplomatica’, solo per salvare la faccia. Perché, di fronte a oltre 10 mila morti e al pericolo incombente di devastanti epidemie, l’unica cosa da fare sarebbe stata votare una risoluzione dell’Onu e ‘obbligare’ almeno giuridicamente Israele a una tregua umanitaria. Invece, l’unica vera novità nel documento concordato a Tokyo è il richiamo, anzi, l’ammonimento, rivolto a Netanyahu sul ruolo provocatorio che stanno assumendo i coloni ebrei in Cisgiordania. Per il resto, la notizia che pesa di più è quella sul futuro di Gaza.

Ricottina Blinken

«È chiaro che Gaza non può continuare a essere governata da Hamas. È altrettanto chiaro che Israele non può rioccupare Gaza». Il segretario di Stato Usa Antony Blinken a Tokyo riceve applausi, mentre Natanyahu, con l’intervista a una Tv americana sbeffeggia ministro e presidente garantendo «la presenza a tempo indeterminato delle truppe israeliane a Gaza».

Stati Uniti in confusione, G7 segue

La Striscia dovrebbe andare a finire sotto un’amministrazione civile palestinese, l’ANP di Abu Mazen che non sa governare quei brandelli di autonomia che resistono in Cisgiordania, sottraendola alle mire di rioccupazione vagheggiate da alcuni ambienti governativi di Tel Aviv. Lo sostiene il Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, l’organismo di ‘avviso’ supremo della Casa Bianca. Quindi, il G7 non c’entra niente: ha dovuto solo limitarsi a registrare quello che è già stato ipotizzato a Washington.

Non tutta l’Asia ne è felice

Nikkei Asia sottolinea come la posizione del Giappone, sulla crisi di Gaza, sia influenzata da esigenze di ‘realpolitik’. A partire dalla crisi Ucraina e dalla sua dipendenza energetica dal blocco. La signora Kamikawa, padrona di casa, si è attribuita il merito di avere smussato alcuni degli ‘spigoli’ esistenti tra gli alleati. Finezza orientale e spigoli accarezzati che restano. Certo il conflitto israelo-palestinese, visto da una prospettiva asiatica, assume connotati diversi, rispetto alla visione geopolitica occidentale.

La Cina intanto ‘coglie l’attimo’

La Cina, con grande astuzia, coglie l’attimo, ma senza usare la grancassa: si propone continuamente come ‘mediatrice’, una sorta di ‘tutor’ del Sud del mondo e dei ‘non allineati’. Pechino ha pure lei i suoi grossi problemi con una forte minoranza islamica, nello Xinjang: quella degli Uighuri. I cinesi devono quindi stare attenti, a non assumere posizioni che potrebbero ritorcersi contro di loro. In questa fase, nella quale c’è una forte disapprovazione internazionale per i bombardamenti israeliani di Gaza, i cinesi trovano più facile prendere di mira gli Stati Uniti. Gli alleati di Tel Aviv, accusati ormai da più di mezzo mondo di un ‘doppio standard’ per i diritti umani e del diritto internazionale.

Russia-Cina? Peggio Israele-Usa

E sulle accuse occidentali sul patto tra Russia e Cina, scrive Alex Lo, sul South China Morning Post di Hong Kong, bisognerebbe sostituire questa equazione. «La vera amicizia senza limiti si trova solo tra Stati Uniti e Israele»«Proprio mentre sempre più nazioni richiamano i propri inviati o tagliano i legami, e mentre si accumulano accuse di crimini di guerra, pulizia etnica e genocidio, Washington resta al fianco di Israele». Una rara operazione di autolesionismo diplomatico, con Biden ha dato troppa corda a Netanyahu, e ora ne paga le conseguenze.

Ma intanto Cina e Israele…

Ma lo stesso giornalista scrive, che al di là delle apparenze, Cina e Israele hanno trovato modo di andare d’accordo. A cominciare dall’economia. S’intendono, insomma, sul terreno dei fatti. I diritti umani sono un’altra cosa. Per questo Alex Lo è convinto che Israele e Cina, passata la bufera, torneranno più amici di prima (Tel Aviv è il secondo partner commerciale).

E anche se mezza Asia è in subbuglio, con grandi Paesi come Indonesia e Malesia che vogliono addirittura boicottare i prodotti dello Stato ebraico, le cose si aggiusteranno. «Perché – conclude Lo – in un momento in cui Israele sta perdendo tutto il Sud del mondo, gli farà comodo avere una Cina amica».

09/11/2023

da Remocontro

Piero Orteca