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Gaza oltre i 35mila morti, epidemie, fame e milioni di tonnellate di macerie

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Ieri almeno 32 morti, molti bambini, nei raid israeliani che hanno colpito Rafah e i campi profughi di Nuseirat e Bureij – e il negoziato per la liberazione degli ostaggi che langue. Nella Striscia niente acqua pulita né cibo, popolazione debilitata e temperature in aumento: il nuovo allarme delle autorità sanitarie.
E l’iperbole distruttiva di 37 milioni di tonnellate di macerie, con all’interno numerose bombe inesplose, che potrebbero richiedere più di un decennio per essere rimossi

Senza tregua

Tra venerdì e sabato l’esercito di Tel Aviv sostiene di aver colpito «25 obiettivi terroristici nella Striscia, tra cui strutture militari in cui operavano terroristi armati, depositi di armi, infrastrutture sotterranee e altre infrastrutture terroristiche». Durante le stesse 24 ore nella Striscia si sono contate almeno 32 vittime e un terzo erano bambini, facendo lievitare il conto totale a 34.388 morti e 77.437 feriti, annota Ester Nemo sul Manifesto.

Ma partiamo dalle macerie, perché è ciò che resta di Gaza

14 anni per rimuovere 37 milioni di tonnellate di detriti. Se Israele smettesse adesso di bombardare, ammazzare e distruggere, il ‘dopo Gaza’ sarebbe comunque una sfida impossibile. Alle soglie dei 35mila morti accertati, cadaveri sepolti sotto le macerie esclusi e quelli di Rafah pronti ad aggiungersi, ci vorranno 14 anni per rimuovere 37 milioni di tonnellate di detriti

3 quintali di maceria per metro quadrato

A quasi sette mesi dall’inizio della guerra, a Gaza ci sono in media 300 chili di macerie per metro quadrato di terreno, ha detto in una conferenza stampa Pehr Lodhammar, l’ex capo del Servizio antimine delle Nazioni Unite per l’Iraq.

100 camion ogni giorno per 14 anni

«Sulla base dell’attuale quantità di detriti a Gaza, con 100 camion…stiamo parlando di 14 anni di lavoro per rimuoverli», ha detto l’artificere capo dell’Onu. Il 65% degli edifici distrutti a Gaza erano residenziali, ha aggiunto Lodhammar e non obiettivi militari plausibili.

A fine guerra, territorio minato

Sgomberare le macerie e ricostruire, sarà un lavoro lento e pericoloso a causa dei proiettili, missili o altre armi sepolte negli edifici crollati o danneggiati. In media, circa il 10% delle bombe non sono esplose quando sono state sganciate e dovranno essere rimosse dalle squadre di sminamento.

 

Rischi epidemia

Oltre le azioni armate, la guerra della miseria. Le autorità sanitarie della Striscia hanno lanciato un nuovo disperato allarme per i rischi di epidemie che aumentano con l’arrivo del caldo, su una popolazione già provata e denutrita, dopo lo straripamento delle acque reflue e l’accumulo di rifiuti tra le macerie.

L’unica acqua disponibile è contaminata e anche un banale disinfettante come la clorina non passa i controlli israeliani.

Cisgiordania, di male in peggio

Cisgiordania. La vera emergenza sono i continui assalti dei coloni contro i contadini palestinesi in varie località della Valle del Giordano, come a Hebron e Betlemme, con case e raccolti dati alle fiamme. E la situazione resta di grande tensione anche al confine tra Israele e Libano, con il sistema Iron Dome che ieri è dovuto entrare in funzione per intercettare i droni lanciati da Hezbollah in risposta all’ultimo raid israeliano che ha provocato tre vittime.

Libano, corte penale internazionale

Il Libano ha deciso di accettare la giurisdizione della Corte penale internazionale (Icc) per crimini commessi sul suo territorio dopo il 7 ottobre 2023. La decisione come premessa certa a una richiesta di giustizia per le oltre 70 vittime civili -inclusi bambini, soccorritori e giornalisti- provocate dai bombardamenti israeliani.

28/04/2024

da Remocontro

rem

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