Ogni giorno i telegiornali, i quotidiani, i siti di news raccontano di un centinaio di civili di Gaza uccisi volutamente dai militari israeliani mentre cercano di accaparrarsi un sacco di farina. Ci sono poi, decine di bambini che muoiono sotto gli occhi straziati dei genitori perché Israele da tre mesi blocca quasi mille camion carichi di cibo e aiuti umanitari.
Si tratta di un genocidio ,che tutte le persone di buona volontà riconoscono e di fronte al quale è impossibile restare indifferenti. Persino gli Stati sono scesi in campo e 25 hanno chiesto a Israele di interrompere l’assedio contro un popolo che ha la sola colpa di abitare nelle proprie terre. Sono passati due secoli ma si tratta di un’operazione per certi aspetti simile a quella dei coloni contro i nativi americani, sterminati alla luce del sole in nome di valori ‘occidentali’.
Supermercati indifferenti
Di fronte a questa situazione che indigna le coscienze, cosa fanno gli operatori e le aziende che importano prodotti alimentari da Israele e quelle che esportano pasta, olio, snack e prodotti DOP esposti in bella vista in tutti i supermercati di Tel Aviv? Niente. Anzi, scusate, fanno affari come se niente fosse, come se Israele non fosse uno stato governato da persone accusate di essere criminali di guerra.
Abbiamo chiesto agli amministratori delegati e ai dirigenti di Coop, Esselunga, Conad, Carrefour, Lidl, Aldi, Iper e Bennet se nei loro progetti ci fosse un gesto di discontinuità commerciale in risposta al genocidio in atto, una decisone per porre fine delle importazioni di datteri, avocado e altri prodotti, giusto per mostrare un pizzico di umanità e di vicinanza a un popolo che vede morire ogni giorno i suoi bambini di fame nella vana attesa di una confezione di latte in polvere che l’esercito Israeliano blocca ai valichi di frontiera.
Solo Coop Adriatica, Unicoop Firenze e Coop Etruria hanno interrotto la vendita di prodotti israeliani
Gli affari continuano
Le catene di supermercati italiane non si sono degnate di rispondere. Chi lo ha fatto, come Coop Italia, ha detto che queste scelte le deve fare il consumatore non il comitato nazionale! Una forma di ipocrisia generale che lascia senza fiato. Gli affari sono affari e si fanno anche con il diavolo. Sono le leggi dell’economia che i supermercati, senza vergogna e senza pudore, seguono. Pur di non perdere qualche centinaia di migliaia di euro l’anno continuano a comprare e vendere i prodotti da uno stato che pratica l’apartheid, che trucida ogni giorno civili e fa morire di fame bambini innocenti.
Chiudere gli occhi a Gaza
Il discorso non riguarda solo i supermercati. Ci sono anche i maggiori produttori di alimenti italiani che non hanno mosso un dito contro il genocidio. Nei supermercati di Tel Aviv i prodotti italiani sono molto apprezzati e si vendono bene. Anche su questo fronte non si registra nessun gesto di vicinanza. Gli amministratori delegati delle grandi aziende, i proprietari di marchi famosi, quando in televisione scorrono le immagini strazianti di intere aeree di Gaza rase al suolo, di civili disperati e affamati e in cerca di cibo, come fanno a continuare a vendere i loro prodotti a un Paese come Israele responsabile della morte e del massacro di 100 mila persone? Come fanno a chiudere gli occhi?
Ma questi sono discorsi da persone normali. Certo interrompere le forniture di alimenti a Tel Aviv e cessare le importazioni di prodotti coltivati nei territori occupati non farà finire la carneficina, ma ai disperati di Gaza serve sapere che non sono abbandonati che il mondo non è cieco, che il mondo non è complice del genocidio.
29/07/2025
da Il Fatto Alimentare