Sembrano cronache provenienti dall’Egitto di Al-Sisi o dal Venezuela di Maduro, invece è l’Italia che vorrebbe insegnare la libertà e la democrazia al resto del mondo
Chi ha spiato il direttore di Fanpage Francesco Cancellato, il suo collega giornalista Ciro Pellegrino e Roberto D’Agostino, direttore di Dagospia, ancora non lo sappiamo. Dalle parti del governo non sembrano particolarmente stupiti che in un Paese democratico dei giornalisti siano intercettati. La presidente del Consiglio non sente l’urgenza di difendere i giornalisti italiani, il sottosegretario Mantovano non proferisce parola. Matteo Renzi ha incalzato Giorgia Meloni in Senato senza ottenere risposta.
C’è da notare come anche una bella fetta di loro colleghi, per natura assetati di retroscena e pruriti, sia placidamente silenziosa. La strategia scelta sembra ogni giorno di più quella di lasciare posare la polvere e poi concludere con un nulla di fatto. Lasciare cadere le notizie è il modo migliore per non essere costretti a darne.
Nel frattempo però abbiamo saputo, ieri proprio da Fanpage, di un’operazione della Direzione Centrale della polizia di prevenzione, l’antiterrorismo, ai danni di un partito che si candida regolarmente alle elezioni politiche. Almeno cinque poliziotti si sarebbero infiltrati in Potere al Popolo, tra Milano, Bologna, Roma e Napoli. Uno di loro ha addirittura manifestato contro l’infiltrazione del suo collega.
Sembrano cronache provenienti dall’Egitto di Al-Sisi o dal Venezuela di Maduro, invece è l’Italia che vorrebbe insegnare la libertà e la democrazia al resto del mondo. Più dolorosa di tutto è quest’aria di assuefazione, questa stanchezza morale, questo lascivo passare alla notizia successiva.
27/06/2025
da Left