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Giustizia è sfatta. Per fermare la riforma sognata da Berlusconi e Gelli resta solo il referendum

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Politica italiana

31/10/2025

da La Notizia

Raffaella Malito

Separazione delle carriere, già partita la sfida del referendum. Dopo il sì del Senato alla separazione delle carriere, ora c'è il referendum. Sfida tra destra e sinistra a chi lo promuoverà per primo.

Dopo il sì definitivo del Senato alla separazione delle carriere, la battaglia si sposta ora sul referendum confermativo. Come prevede la Costituzione, le riforme costituzionali devono essere approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.

Poiché per la separazione delle carriere questo non è avvenuto, si svolge il referendum quando, entro tre mesi dalla pubblicazione della riforma, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.

Tra destra e sinistra è partita la gara a chi per primo promuoverà il referendum

“Governo e Parlamento hanno fatto la loro parte. Ora la parola passerà ai cittadini, che saranno chiamati ad esprimersi attraverso il referendum confermativo”, ha detto la premier Giorgia Meloni.

Il ministro della Giustizia prevede che ci sarà tra marzo e aprile. “Non abbiamo paura”, continua a ripetere Carlo Nordio che comunque insiste con l’invito a non politicizzarlo in un sorta di voto con o contro il governo Meloni. Il Guardasigilli si dice pronto a un confronto con i magistrati dell’Anm in tv. Che anche ieri hanno utilizzato parole durissime contro la riforma.

“Credo di essere stato il primo a scrivere della necessità del sorteggio e della separazione delle carriere. Quando l’ho detto e scritto, l’Anm mi ha chiamato con i probiviri a rendere conto delle mie idee. Naturalmente li ho mandati al diavolo e ho continuato a scrivere e pensare quello che pensavo”, ha detto il Guardasigilli.

Dicevamo della gara partita tra destra e sinistra. “Appena sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale chiederemo alla Camera e al Senato di avviare le procedure per la raccolta delle firme dei deputati e delle deputate e dei senatori e delle senatrici per la convocazione del referendum”, ha annunciato già mercoledì sera il M5S che è in contatto con le altre forze politiche di opposizione, dal Pd ad Avs.

Lo stesso annuncio è arrivato dai capigruppo di maggioranza. Per le destre è chiaro che è un modo di esorcizzare il verdetto delle urne, che in realtà temono eccome. Mentre già si sono costituiti i comitati per il no e per il sì.

Nascono i comitati per il sì e quelli per il no

Tra i contrari alla modifica costituzionale, oltre all’opposizione parlamentare, gli italiani troveranno schierata l’Associazione nazionale magistrati. “Non sono pessimista sul risultato”, dice il presidente dell’Anm, Cesare Parodi.

“Una riforma che mina l’equilibrio costituzionale tra i poteri dello Stato rischia di compromettere l’indipendenza dei magistrati e mina le condizioni essenziali per la tutela dei diritti dei cittadini che sarebbero meno tutelati dall’invadenza del potere”, ha commentato Libera.

Soddisfatta della riforma invece l’Unione delle Camere Penali, presieduta da Francesco Petrelli, che si batterà per il sì.

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