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Giustizia, oggi l’ultimo sì del Senato. Nordio: «Da sinistra solo litanie»

Giustizia, oggi l’ultimo sì del Senato. Nordio: «Da sinistra solo litanie»

Politica italiana

30/10/2025

sa Il Manifesto

Andrea Carugati

Separazione delle carriere Boccia (Pd): «Ministro arrogante, non rispetta il Parlamento» La destra festeggerà in piazza. I timori di Fdi sul referendum. Fi: raccoglieremo le firme. Anche le opposizioni pronte alla campagna referendaria

Oggi il Senato darà il via libera definitivo alla riforma costituzionale della giustizia, con la separazione delle carriere dei giudici e dei Csm. Le destre annunciano festeggiamenti di piazza, pare separati, con Fdi a San Luigi dei Francesi e Forza Italia a piazza Navona, per brindare alla riforma di cui Berlusconi ha sempre parlato ma non è mai riuscito ad approvare.

IN ATTESA DEL VOTO FINALE a palazzo Madama, ieri discussione fiume in aula, con il ministro della Giustizia Carlo Nordio che si è rifiutato di replicare, bollando le parole delle opposizioni (Pd, M5S e Avs e Iv, visto che Calenda voterà a favore) come una «litania petulante». Così, tanto per aggiungere un omaggio al Parlamento che in questo 2025 (il primo sì della Camera è arrivato a gennaio) non ha toccato palla, visto che il testo uscito dal consiglio dei ministri è arrivato intatto al voto finale. Perché non ha replicato in aula?, gli hanno chiesto i cronisti. «Avevo già dato delle risposte sulla stampa. Non vedo cosa avrei potuto dire di nuovo», le parole del ministro.

Che ovviamente hanno scatenato la rabbia delle opposizioni: «Parole gravi e arroganti. Siamo di fronte ad un ministro della Giustizia irrispettoso del Parlamento e della Costituzione», attacca il capogruppo Pd Francesco Boccia. «Per ben due letture abbiamo chiesto in tutti i modi di aprire un confronto e soprattutto di non far passare alla storia questa riforma come la prima vera forzatura del governo rispetto al Parlamento. Non c’è mai stato un solo emendamento della maggioranza, non hanno mai aperto ad una nostra proposta». «Dal ministro affermazioni fuori dalla grazia di Dio», il commento di Giuseppe Conte.

Lo stesso Boccia ha avuto un duro scambio in aula con l’ex presidente del Senato Marcello Pera (passato da Fi a Fdi). «Il Pd si muove a rimorchio, trascinato prima da Landini e oggi da Parodi dell’Anm, senza una politica propria», l’accusa di Pera. «Difendere la Costituzione non è un atto di appartenenza politica, ma un gesto di fedeltà alla Repubblica. Nella maggioranza di destra affiora una voglia di riscriverla, come se la Costituzione fosse un ostacolo e non la garanzia stessa della democrazia», la replica del capogruppo Pd.

NORDIO HA REPLICATO anche a La Russa, che proprio martedì a palazzo Madama si era lasciato andare con alcuni cronisti a un giudizio freddino sulla riforma, spiegando che «forse il gioco non valeva la candela», visto che «l’attuale separazione delle funzioni rende difficile il passaggio da una carriera all’altra per i giudici». «Valeva un intero candelabro», taglia corto il ministro della Giustizia, padre del testo che oggi sarà approvato, in attesa del referendum confermativo.

LA DESTRA, COME FECE IL PD di Renzi nel 2016 dopo il sì delle Camere alla riforma costituzionale, annuncia che raccoglierà le firme per il referendum previsto a primavera 2026, con un entusiasmo uguale a quello dei renziani dieci anni fa. Non andò bene, Renzi fu costretto a lasciare palazzo Chigi e infatti oggi gli uomini di Meloni si affrettano a ripetere che la premier non ha mai detto di voler legare il suo futuro politico al referendum. «Noi saremo i primi a promuoverlo», gongola da Fi Maurizio Gasparri, in attesa delle piazze convocate da Tajani per il 21 novembre, anniversario del famoso avviso di garanzia che arrivò a Berlusconi nel 1994 durante il G7 di Napoli. «Non chiederemo mai un voto su Meloni, chiederemo agli italiani, anche a quelli che hanno in antipatia Meloni, di valutare se la giustizia va bene così com’è o va riformata», mette subito in chiaro Donzelli.

LE OPPOSIZIONI NON STANNO a guardare e fanno sapere raccoglieranno le firme anche loro. «Vogliono mettere sotto controllo la magistratura, siamo convinti che i no vinceranno», dice il verde Angelo Bonelli. «Chiederemo alla Camera e al Senato di avviare le procedure per la raccolta delle firme», dicono i capigruppo del M5s Stefano Patuanelli e Riccardo Ricciardi. «Il governo Meloni non si cura dei veri problemi della giustizia, ma solo di fare in modo che i pubblici ministeri non ostacolino l’esecutivo e gli garantiscano la piena impunità: si tratta di una riforma antidemocratica». Lo stesso farà il Pd, che oggi alle 13 il Pd ha convocato una conferenza stampa in concomitanza con le piazze della destra. L’Anm presenterà domani il «Comitato a difesa della Costituzione per il No al referendum».

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