25/09/2025
da il Manifesto
Lorenzo D'Agostino Giornalista investigativo specializzato in politiche di frontiera A BORDO DELLA SUMUD
Avviso ai naviganti. In acque internazionali al largo di Creta, sulle barche arrivano nella notte interferenze, bombe sonore e incendiarie, gas urticanti
Mamma mia, here we go again. La musica degli Abba raschia le frequenze del canale radio usato dalla Global Sumud Flotilla, impedendo momentaneamente la comunicazione tra le quaranta barche della flotta umanitaria diretta a Gaza. L’attacco dei droni è appena iniziato. Il terzo e il più vasto da quando la missione è partita da Barcellona a fine agosto.
SONO PASSATE da poco le 23.30 e le barche navigano in acque internazionali. L’isola di Creta è alla vista. Da mezz’ora almeno un folto stormo di droni sorvola la flottiglia. I piccoli quadricotteri con luci rosse intermittenti sono ormai una presenza familiare, da tre notti sulle teste degli equipaggi che ormai non ci fanno quasi più caso. Ma stanotte sono di più e molto più bassi. E non si limitano più a osservare, ma attaccano. Il primo ordigno incendiario è sganciato contro il veliero Owhaila. L’equipaggio è composto da un collettivo di veterani pentiti dell’esercito degli Stati uniti, che non si fanno cogliere di sorpresa. Grazie a una traiettoria a zigzag riescono a evitare l’impatto.
Descrivono un proiettile incendiario simile a quelli che due settimane fa, nel porto di Sidi Bou Said in Tunisia, hanno colpito le navi Family e Alma. In quell’occasione la propaganda israeliana aveva provato a negare l’evidenza, diffondendo storie su razzi di segnalazione sparati dagli stessi attivisti a bordo. Ma, ormai, contro quella che nelle comunicazioni ufficiali del governo israeliano è diventata «la flottiglia di Hamas» si gioca a carte scoperte. Dopo Owhaila tocca a Yulara: su questa barca un drone sgancia una sostanza chimica che colpisce in volto Youssef Sammour, provocando una sensazione di forte bruciore, ma nessuna ferita.
NEI GIORNI SCORSI Sammour aveva assicurato al manifesto di essere pronto ad assumersi tutti i rischi di questa missione. È un uomo palestinese cresciuto in Nuova Zelanda e in passato ha partecipato ad altre due missioni navali dirette a rompere il blocco sofferto da Gaza. In entrambi le occasioni, ha raccontato, «la mia famiglia e il mio equipaggio mi hanno convinto a lasciare la barca prima dell’ultimo tratto di navigazione, per via dei maggiori pericoli a cui sarei stato esposto in quanto palestinese». «Ma stavolta il mio corpo, la mia mente, il mio cuore, il mio sistema nervoso mi chiedono di andare fino in fondo». L’equipaggio di Yulara ha descritto una sostanza chimica dall’odore estremamente sgradevole, e in base all’irritazione provocata sulla pelle di Sammour è stato ipotizzato che potesse trattarsi di solfuro di idrogeno.
Dopo la bomba incendiaria e l’attacco chimico sono iniziate le forti esplosioni. Dalla barca a vela Hio, che ospita il manifesto, sono stati ascoltati almeno 15 boati, più o meno ravvicinati, accompagnati da flash luminosi e folte colonne di fumo. L’Hio è rimasto indenne da queste bombe sonore, che hanno colpito altre cinque barche. Quella che ha sofferto i danni più gravi è stata la Zefiro, colpita all’albero maestro. Ed è stata squarciata la vela principale della Morgana, barca di 14 metri su cui viaggia la portavoce italiana della flottiglia, Mariaelena Delia, insieme al senatore cinque stelle Marco Croatti e l’eurodeputata Avs Benedetta Scuderi. Scuderi ha assicurato al manifesto che la Morgana continuerà la navigazione: «Dovremo procedere a motore ma l’equipaggio è determinato. Ci sono a bordo persone che hanno già affrontato situazioni molto difficili. Loro ci danno un gran supporto».
L’ATTACCO È DURATO quasi quattro ore. Le esplosioni, all’inizio ravvicinate, si sono fatte sempre meno frequenti fino a interrompersi intorno alle tre del mattino. A un certo punto della notte una delle barche ha lanciato il mayday, chiedendo soccorso alla guardia costiera greca. I soccorsi non sono mai arrivati. I tracciati aerei mostrano che la zona dell’attacco è stata sorvolata da un drone della guardia di frontiera europea Frontex, che a tarda notte ha mandato una nave portoghese sulla scena, «senza riscontrare danni materiali alle imbarcazioni», secondo una nota rilasciata alla stampa.
Nelle riunioni della giornata successiva, la Flottiglia ha deciso di proseguire la navigazione a una velocità ridotta di tre nodi per mantenersi durante tutta la notte in prossimità della costa di Creta. Gli organizzatori si aspettano una seconda notte di attacchi, ancora più violenti, ma non hanno fiducia nella protezione dello stato greco. Per questo la navigazione si manterrà appena dentro la linea delle acque territoriali: nella giurisdizione greca e sufficientemente vicini da poter cercare rifugio in caso di emergenza.
IN SERATA IL MARE, fino ad ora calmo, si rigonfia di onde alte un metro. Si fa buio e ricompaiono i droni. Ma dalla nave Alma rilascia al manifesto una dichiarazione di ottimismo Nkosi Zwelivelile Mandela, nipote del grande leader sudafricano: «La marea della solidarietà internazionale ha preso una svolta positiva e i decenni di resistenza interna e i sacrifici di generazioni di palestinesi hanno messo in luce i crimini contro l’umanità dell’entità sionista. Questa è ora smascherata davanti all’opinione pubblica globale ed è solo una questione di tempo prima che la sua leadership criminale venga chiamata a rispondere».