Le ringhiose minacce e gli ultimatum degli Stati Uniti di Donald Trump sono una scommessa sul cambiamento radicale delle regole della cooperazione economica globale. Ma l’economia Usa rappresenta un terzo del commercio internazionale ed è sui restanti due terzi che si giocherà la posta in palio.
L’America prepotente
- Il cliente Europa a occidente forse a Trump sembra una partita vinta in partenza, ma il Sud Globale a trazione cinese potrebbe riservare spiacevoli sorprese con il Canada e il Messico a fare da vicini di casa guastafeste. E il personaggio ha più problemi in casa sua di quanti riesca a nascondere
Partiamo dall’Europa
Molti diplomatici dell’UE avevano inizialmente respinto l’accordo con il Regno Unito con i dazi al 10% come debole e giuridicamente dubbio, secondo le regole della OMC, l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Hanno espresso la speranza che il maggiore peso economico del blocco europeo, con 1,6 trilioni di euro di commercio transatlantico rispetto ai 314 miliardi di sterline del Regno Unito (363 miliardi di euro), avrebbe aiutato a garantire un accordo migliore. Sulla carta l’ipotesi poteva dar le ragioni di un’opposizione ferma all’attacco di Trump all’Europa,
ma poi con Germania e Italia a sgomitare per un posto in prima fila a Washington, i negoziatori dell’Unione Europea si rendono conto che un accordo ridotto all’osso potrebbe essere il meglio che possono ottenere.
Debolezza negoziale Ue e sporchi trucchi
L’esempio plastico della debolezza negoziale della UE è rappresentato dal ruolo della piccola, ma strategica Irlanda (per gli Usa). Il suo ministro delle Finanze Pascal Donohoe è il favorito per la rielezione dell’Eurogruppo, l’assemblea dei ministri dell’Economia dell’area euro che si riunirà oggi. Un’inchiesta di Federico Fubini sul Corriere Economia denuncia «lo scandalo di una sua eventuale rielezione ora legato alla sottomissione alla quale Donald Trump sta cercando di obbligare l’area euro e l’intera Unione europea. Donohoe infatti è uno dei registi di una delle maggiori e non dichiarate operazioni – tuttora in corso – di elusione fiscale delle più grandi multinazionali americane, anche a danno dei contribuenti europei e italiani. Sarebbe come eleggere un cavallo di Troia del trumpismo».
Via gli Stati Uniti dall’OMC
Fuori da questa sorta di perimetro coloniale del Vecchio Continente, la strategia commerciale di Donald Trump è oggetto di manovre sia di contenimento che di contrasto all’interno dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. L’edizione americana di ‘Politico’ riporta un documento prodotto da Kristen Hopewell , studiosa di commercio internazionale all’Università della British Columbia, molto ascoltata non solo nel suo Paese, ma anche in ambito OMC. Il documento che sta circolando titola «Per salvare l’economia globale, cacciare gli Stati Uniti dall’OMC». La proposta è emersa nel corso del recente dibattito tra i Paesi del gruppo commerciale che ha lanciato anche l’idea di creare un’alternativa all’OMC con Brics più chi ci vuol stare, Canada e Messico per esempio.
Trump un nemico personale da battere
La tesi che sostiene la proposta sanzionatoria nei confronti degli Usa è la seguente: dalla sua rielezione, Trump ha sostanzialmente lanciato un attacco su vasta scala al sistema commerciale globale, minacciando e attaccando i paesi di tutto il mondo con una raffica apparentemente infinita di dazi e minacce. Gli Stati Uniti si stanno ritirando dal sostegno a un sistema commerciale basato su regole che hanno contribuito a creare. In queste circostanze, consentire agli Stati Uniti di rimanere membri è una presa in giro dell’istituzione e dei suoi principi. E i paesi impegnati a preservare un ordine commerciale basato su regole devono reagire e difendere il sistema, punendo la sua palese violazione delle regole dell’OMC.
Fallo grave e rischio espulsione
Il meccanismo per farlo esiste. Sebbene l’OMC non preveda procedure specifiche per l’espulsione di un membro, è possibile farlo ai sensi dell’Articolo 10, che stabilisce le procedure per la modifica dell’accordo dell’organizzazione. Gli Stati Uniti potrebbero essere espulsi dall’organizzazione con una maggioranza dei due terzi dei voti per modificare l’accordo. Se rifiutassero di accettare le modifiche, sarebbe necessaria una maggioranza dei tre quarti.
Gli Stati Uniti di Trump ‘Stato Canaglia’
- Il danno economico sarebbe considerevole: gli Stati Uniti perderebbero l’accesso ai mercati globali con tariffe doganali OMC favorevoli e potrebbero essere soggetti a dazi illimitati. Perderebbero inoltre l’accesso al mercato per le esportazioni di servizi e la protezione della proprietà intellettuale, che sono alla base del successo economico degli Stati Uniti e del loro predominio nei principali settori dell’alta tecnologia.
Il bluff di Trump
- Il documento conclude: «Trump ha reso gli Stati Uniti uno stato canaglia in materia commerciale, dimostrando un totale disprezzo per il diritto internazionale e persino per l’idea che il commercio debba essere regolato dallo stato di diritto. Il presidente degli Stati Uniti ha ripetutamente minacciato di ritirarsi dall’OMC: è giunto il momento di smascherare il suo bluff».
08/07/2025
da Remocontro