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Grappoli di bombe a casaccio in attesa di civili da storpiare

Grappoli di bombe a casaccio in attesa di civili da storpiare

L’amministrazione americana di Joe Biden ha annunciato che per la prima volta invierà all’esercito ucraino forniture di bombe a grappolo, cioè armi giudicate estremamente efficaci dal punto di vista militare ma molto controverse per i possibili danni collaterali che provocano sulla popolazione civile, e per questo vietate da una convenzione dell’ONU firmata da più di 100 paesi, tra cui però non compaiono Stati Uniti, Russia e Ucraina.
E perché la decisione del governo americano di inviarle all’Ucraina sta provocando così tante polemiche, prova a spiegare il Post

In Ucraina già vecchi grappoli di bombe

Le bombe a grappolo sono già state ampiamente usate nella guerra in Ucraina: le usano sia l’esercito ucraino sia l’esercito russo ma ambedue, vergognandosene, cercavano di tenerlo nascosto. In un’intervista a CNN Biden ha detto che la decisione di inviare bombe a grappolo all’Ucraina è stata «difficile ma necessaria perché gli ucraini stanno finendo le munizioni, e gli arsenali occidentali sono a corto di munizioni convenzionali». Decisione molto discutibile e giustificazione ancora peggiore. Poi, l’amministrazione americana, hai primi diffusi segnali di dissenso a livello di opinione pubblica, ha anche annunciato che invierà all’Ucraina bombe a grappolo più efficienti di quelle attualmente in uso nella guerra, e siamo all’inciampo numero due, con la confessione di aver finora svuotato i fondi di arsenale.

‘Ammazza a casaccio’ dalla guerra mondiale

Le ‘cluster bombs’, detto all’americana, vengono utilizzate a partire dalla Seconda guerra mondiale e sono dei contenitori che trasportano decine o centinaia di bombe più piccole, le ‘submunizioni’. Possono essere sganciate da un aereo o lanciate con l’artiglieria. Quando raggiungono un’altezza prestabilita, a seconda dell’area interessata che può essere ampia quanto diversi campi da calcio, si aprono e le piccole bombe al loro interno si distribuiscono, ‘a grappolo’, chicchi micidiali sull’area sottostante. Ci sono vari tipi di submunizioni ma quasi tutte sono progettate per esplodere al momento dell’impatto. Peccato che molte di loro non esplodono ed aspettano, ad esempio, di essere calpestate da un contadino, o da un bambino attratto da quello strato oggetto luccicante scoperta tra l’erba.

Le bombe inesplose che diventano mine

Il problema ‘tecnico’ principale delle bombe a grappolo, e la ragione per cui sono così controverse –ci ripetiamo-, è che spesso un buon numero di quelle lanciate non esplode, per esempio quando cade sulla vegetazione o su un terreno erboso, che non crea abbastanza impatto da provocare l’esplosione. Una volta terminato il conflitto, le quelle ‘submunizioni’ ormai diventate mine sparse a casaccio attorno alla vecchie zone di guerra possono essere fatte esplodere accidentalmente da veicoli di passaggio, o peggio da civili e bambini. Per questo l’uso, lo stoccaggio e il trasferimento delle bombe a grappolo sono vietati dalla Convenzione delle Nazioni Unite sulle munizioni a grappolo del 2008, che è stata firmata da oltre 100 nazioni. Ma chi le ha in arsenale, tante, non ha firmato alcun impegno. E quando gli serve le usa.

Statistica mortale incerta

Non è del tutto chiaro quante siano le persone uccise o ferite dalle bombe a grappolo: in alcuni paesi come il Laos muoiono tuttora persone a causa delle bombe a grappolo lanciate dagli Stati Uniti durante la guerra in Vietnam, quasi cinquant’anni fa. Circolano stime secondo cui più del 90 per cento delle persone registrate come uccise o ferite dalle bombe a grappolo sono civili, tra cui moltissimi minori. Queste stime, tuttavia, sono con ogni probabilità falsate – ridotte- dal fatto che gli eserciti non forniscono dati precisi sui soldati feriti o uccisi da determinate armi.

Dus date’, le bombe inesplose

Un dato importante per capire quanto sono pericolose per i civili le bombe a grappolo è il cosiddetto ‘dus rate’, cioè il tasso a cui i piccoli ordigni sganciati a grappolo rimangono inesplosi. Secondo il Comitato Internazionale della Croce Rossa tra il 10 per cento e il 40 per cento delle ‘submunizioni’ che raggiunge il suolo non esplode e rimane pericoloso anche ad anni di distanza. In particolare nella guerra in Ucraina entrambi gli eserciti hanno usato bombe a grappolo molto spesso risalenti all’epoca sovietica, che si stima abbiano un ‘dud rate’, la percentuale di ‘non esplosione’ del 30 per cento circa. Cifra paurosa.

Ammazzare in po’ meno a caso

Secondo il dipartimento della Difesa americano, le bombe a grappolo che saranno fornite dagli Stati Uniti all’Ucraina hanno invece un ‘dud rate’ di appena il 2,35 per cento. Ammettendo di crederci, significherebbe che i futuri danni alla popolazione civile sarebbero molto più limitati ma non esclusi. Sempre il Post precisa che le bombe a grappolo che saranno fornite dagli Stati Uniti all’Ucraina sono in realtà ‘munizioni a grappolo’: non bombe lanciate dagli aerei ma proiettili di artiglieria da 155mm che devono essere sparati. Secondo il New York Times, gli Stati Uniti dispongono nel loro arsenale di due tipi di munizioni a grappolo: le M483, che contengono 88 piccoli ordigni, e le M864, che hanno una gittata più lunga e contengono 72 ‘submunizioni’. Non è chiaro quale di questi due sarà inviato in Ucraina.

Ammazza un po’ di meno, ma sempre fuorilegge

Il dipartimento della Difesa americano sostiene invece che siano stati fatti test più recenti, risalenti al 2020, che mostrano come il ‘dud rate’ ora sia molto più basso. Questi test, però, ‘non possono essere resi pubblici’. Ma questo ‘errore’ del 2,5 per cento, è comunque ritenuto inaccettabile perfino dalla legislazione statunitense, che vieta al governo di esportare armi che abbiano un tasso di fallimento superiore all’1 per cento. Per poter esportare le munizioni a grappolo in Ucraina, Biden ha dovuto firmare un’eccezione a questa legge.

L’amministrazione statunitense inoltre ha detto di aver ricevuto «garanzie scritte dall’Ucraina sul fatto che le bombe ricevute saranno usate con estrema cautela», che saranno evitate le aree civili densamente popolate e che alla fine della guerra saranno avviate operazioni di bonifica delle eventuali submunizioni inesplose.

L’Ucraina le voleva da tempo

Il governo ucraino chiedeva da tempo agli Stati Uniti l’invio di bombe a grappolo, pur essendo perfettamente consapevole dei danni che possono provocare sul suo territorio e degli effetti collaterali sulla popolazione civile. Il fatto è che la Russia sembra stia già usando bombe a grappolo ormai da mesi, e usa mine antiuomo e altri ordigni che avranno conseguenze di lungo termine piuttosto pesanti sul territorio dell’est dell’Ucraina dopo la guerra.

Secondo alcune analisi, già adesso ci sono aree del paese di fatto inaccessibili a causa della gran quantità di mine e bombe inesplose di varia natura che si trovano sul terreno.

 

Leggi anche  Le bombe a grappolo americane tornano in guerra. Con il vecchio M864 pieno di mine 

 

10/07/2012

Abbiamo ripreso l'articolo

da Remocontro

Remocontro