Non portano bene ai governi italiani i tentativi di riforma della giustizia. Lo sapeva bene l’ormai scomparso Silvio Berlusconi che per anni ha cercato di provare a scardinare il potere della magistratura inquirente, sempre senza successo. Inchieste, avvisi di garanzia, governi caduti: quando si mette mano alla giustizia per gli esecutivi sono dolori. Lo è stato anche per Matteo Renzi in passato, perché di fondo i magistrati non vogliono essere disturbati. Lo aveva capito la premier Giorgia Meloni che aveva di fatto congelato Carlo Nordio negli ultimi mesi. Ma il ministro della Giustizia è tornato a farsi sentire ultimamente. E guarda caso sono tornate a farsi sentire anche le procure.
Carlo Nordio, ministro della Giustizia
Da tempo si indaga sulla gestione dei ricchi fondi del Pnrr
Come un boa che a poco a poco inizia ad avvinghiare la sua preda, da un paio di mesi diversi ministri del governo Meloni sono finiti nel mirino di inchieste che potrebbero presto ampliarsi. Sulla gestione dei ricchi fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sta lavorando da tempo la procura europea, formata per di più da alcuni magistrati (tra cui Sergio Spadaro e Giordano Baggio) cresciuti con Fabio De Pasquale, la toga che da anni si batte contro l’Eni, senza successo. In attesa di un’estate che si preannuncia rovente, basta mettere in fila le vicende che hanno interessato ultimamente alcuni ministri per capire che l’aria intorno all’esecutivo sta iniziando a diventare pesante.
Urso e i presunti favoritismi sull’interporto Italia-Ucraina
A fine maggio Report, trasmissione sempre molto attenta a inchieste e approfondimenti, ha fatto arrabbiare il ministro Adolfo Urso, titolare del dicastero delle Imprese e del Made in Italy. In pratica, secondo l’inchiesta giornalistica ci sarebbero stati dei favoritismi per la costruzione di un interporto Italia-Ucraina, ideato proprio da Urso. «In merito alla notizia del tutto falsa, con cui è stato realizzato un intero servizio giornalistico con chiaro intento diffamatorio, secondo cui vi sia la necessità di facilitatori per incontrare il ministro Urso, si precisa che in questi oltre 7 mesi di governo sono stati circa 400 gli incontri, con aziende, associazioni di impresa o istituzioni, tenuti dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy», ha subito precisato Urso in una nota. Eppure, la scia di polemiche non ha smesso di circolare, anche perché Report ha replicato di aver fatto solo cronaca. Al momento la magistratura non si è ancora mossa, ma da più parti si temono nuovi affondi per accertare la verità dei fatti.
Le aziende di Santanchè e il coinvolgimento di La Russa
Che dire poi di Daniela Santanchè, ministra del Turismo, travolta negli ultimi giorni da una raffica di polemiche. A quanto pare il suo incarico sta traballando. E dovesse arrivare un rinvio a giudizio dovrà dare le dimissioni dal governo, secondo quanto le avrebbe detto la premier Meloni. Ma le indagini su Visibilia e Ki Group Spa, con i racconti sui fornitori non pagati, sui tfr mai percepiti e sull’uso della cassa integrazione durante il periodo della pandemia, potrebbero anche colpire di striscio il presidente del Senato Ignazio La Russa, che con il suo studio legale segue proprio Santanchè. La Russa è la seconda carica dello Stato, non è un caso che anche al Quirinale siano un po’ preoccupati per la situazione.
Il 7 marzo l’assemblea di Visibilia Editore ha nominato un nuovo Consiglio di amministrazione. Nell’udienza di aprile i giudici hanno dato tempo ai nuovi amministratori di depositare documenti e relazioni sulla «azione concreta» della nuova gestione. Nel frattempo, sul fronte del tribunale fallimentare e delle varie società del gruppo, la procura nei mesi scorsi aveva già ritirato le richieste di liquidazione giudiziale per Visibilia Holding e Visibilia Editore. Mentre Visibilia srl in liquidazione si è mossa su due strade: il concordato preventivo o un accordo di ristrutturazione del debito. Resta ancora l’istanza di liquidazione giudiziale (il vecchio fallimento) per Visibilia Concessionaria, che ha chiesto di poter accedere alla procedura di composizione negoziata della crisi di impresa. E una nuova udienza è fissata per fine settembre. Insomma, sotto Daniela Sanatanchè sembra essere stata piazzata una bomba a orologeria.
Minenna, Pini e un filone che può sfiorare pure Giorgetti
Che dire poi del caso Marcello Minenna, l’ex numero uno delle Dogane finito ai domiciliari insieme con l’ex deputato della Lega Gianluca Pini per appalti truccati sulle mascherine durante la pandemia. Pini ha avuto un grande amico in questi anni. Si chiama Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia. Quest’ultimo ha preso le distanze, dicendo che si erano allontanati negli ultimi tempi. Ma i due sono stati amici per la pelle per anni. Andavano insieme a guardare il Sunderland in Inghilterra, la squadra preferita del numero uno del Mef. Anche qui sembra che la magistratura abbia piazzato una bomba a orologeria. Forse una delle tante da qui alla fine dell’anno. Meloni è avvisata.