Guerra chiama sempre altra guerra. Le conseguenze delle guerre non si limitano esclusivamente alle distruzioni e alle stragi mentre si combatte, ma producono spesso radicali cambiamenti politici, economici, sociali e demografici non sempre preventivati all’inizio, o semplicemente altre guerre.
Effetti collaterali nelle guerre del XX secolo, ovvero, le guerre dopo la guerra
L’Europa e la Prima guerra mondiale
Quando nel 1914 l’impero austriaco dichiarò guerra alla Serbia nella convinzione di avere ragione in pochi giorni di un covo di terroristi balcanici, probabilmente non fu in grado di prevedere la dichiarazione di guerra dell’impero russo che invece si schierò subito in difesa del piccolo stato centro-europeo. Qualcosa di simile avvenne anche con la dichiarazione di guerra tedesca alla Francia che fu seguita dalla dichiarazione di guerra inglese alla Germania, evento inatteso a Berlino e tutt’altro che auspicato.
La concatenazione delle diverse dichiarazioni di guerra scatenò in breve un conflitto generale di estensione inimmaginabile e la cui estrema gravità fu intuita allora solo da pochi. Coltivando l’illusione in una guerra breve e vittoriosa, che si sarebbe conclusa al massimo entro l’anno, tutti i belligeranti si affrontarono con la massima decisione, ma subentrò una situazione di stallo che si protrasse per altri quattro lunghissimi anni.
Il primo impero a crollare fu quello russo: sconfitto militarmente e imploso per la rivoluzione nel 1917, subì drastiche e umilianti condizioni di pace imposte dalla Germania nel 1918, ma la conseguenza principale fu il regime bolscevico che preoccupò a lungo gli stati europei. Le altre vittime della guerra furono l’impero tedesco, l’impero austriaco e quello ottomano: non solo furono sconfitti, ma dalle rovine sorsero nuovi stati spesso in contrasto tra loro e si originò la situazione che avrebbe portato nel 1939 ad un’altra guerra peggiore della precedente.
Tra le due guerre
Benché il ventennio interbellico ci possa oggi apparire come un periodo di relativa tranquillità in Europa, dalla pace di Versailles – che avrebbe dovuto assicurare stabilità – sorsero altri conflitti, soprattutto nella parte centro-orientale, dove il vento nazionalista soffiava più forte. Le modeste acquisizioni territoriali o gli aggiustamenti dei confini ottenuti con piccole guerre combattute tra i nuovi stati provocarono la radicalizzazione di diverse minoranze etniche sparse dal Baltico ai Balcani: la soluzione degli stati-nazione proposta dai vincitori si rivelò alla fine un fattore di instabilità e vani risultarono gli sforzi della prima organizzazione internazionale, perché la Società delle Nazioni fu boicottata e messa nelle condizioni di non poter operare.
La Grande Guerra era stata combattuta anche per debellare il nazionalismo e il militarismo tedeschi, ma questi risorsero in una forma ancora più violenta ed aggressiva che provocò lo scoppio della Seconda guerra mondiale. In questa rinascita giocarono un ruolo determinante le dure condizioni imposte dal trattato di pace e soprattutto quelle economiche, nonostante un economista della levatura di John Maynard Keynes avesse messo in guardia dall’applicazione di misure troppo severe nei confronti della Germania. All’interno del paese sconfitto si sviluppò infatti un sentimento di forte ostilità nei confronti dei vincitori che alla fine fu incanalato nel nascente nazismo.
La guerra fredda
La guerra fredda non fu un conflitto combattuto con le armi in Europa, ma in molti casi i due blocchi si affrontarono altrove, dall’Asia all’Africa, dall’America Latina al Medio Oriente, senza esclusione di colpi.
Gli scontri furono lunghi e durissimi in Vietnam, in Afghanistan, in Angola e Mozambico e in Medio Oriente, ma – paradossalmente – fu proprio la fine della guerra fredda a provocare una nuova conflittualità diffusa che sembra ancora oggi lontana dalla conclusione.
Tra i primi casi di ‘nuova guerra’ vi fu ad esempio la Somalia, un paese che – scomparsi i due blocchi contrapposti – perse il suo valore strategico di controllo sul Mar Rosso piombando nella guerra civile e nell’anarchia. Dello stesso clima di allentamento della rigidità dei blocchi approfittò nel 1990 l’irakeno Saddam Hussein per impadronirsi del Kuwait: la risposta fu la prima guerra del Golfo sotto l’egida delle Nazioni Unite che per poco tempo illuse sulla forza dell’organizzazione internazionale nel riportare giustizia e pace.
Seguì però il ‘decennio balcanico’, la sanguinosa guerra nella ex-Jugoslavia cominciata con la secessione della Slovenia nel 1991, cui seguirono l’indipendenza della Croazia, la guerra in Bosnia e l’intervento Nato sulla Jugoslavia per il Kosovo nel 1999: eventi dei quali è ancora viva la memoria tanto che ogni segnale di tensione proveniente dai Balcani richiama la nostra attenzione.
26/11/2023
da Remocontro