17/10/2025
da Remocontro
Nonostante i fiumi di parole che anche in queste ora vengono pronunciati in Europa e Stati Uniti sull sostegno militare all’Ucraina, gli aiuti in armi e munizioni a Kiev sono diminuiti quest’estate, di oltre il 50 per cento. Dati del Kiel Institute, think-tank tedesco forniti da Analisi Difesa
‘Volenterosi’ e poco altro
Secondo il think tank tedesco, l’Europa ha inviato o stanziato 3,3 miliardi di euro in aiuti militari all’Ucraina a luglio e agosto, con una media di 1,65 miliardi di euro al mese. Si tratta di un calo del 57% rispetto a gennaio-giugno, quando i paesi europei avevano speso in media 3,85 miliardi di euro al mese per sostenere l’Ucraina. Ma non è solo una tendenza europea. Gli aiuti militari all’Ucraina provenienti da tutti i paesi sono diminuiti del 43% nello stesso periodo, nonostante il Canada abbia annunciato un ampio pacchetto di aiuti alla fine di agosto.
Europa con le pezze sul sedere
«L’Europa sta ridimensionando il suo sostegno militare complessivo. Ciò che sarà cruciale ora è l’evoluzione delle cifre in autunno», ha dichiarato Christoph Trebesch, direttore della ricerca al Kiel Institute. La riduzione così elevata degli aiuti all’Ucraina sembra non essere stata rilevata dal segretario generale della NATO, Mark Rutte che vede o non vede a convenienza. Il sostegno all’Ucraina «non è calato, se si guarda a quest’anno, in media, è come l’anno scorso. Tutto il materiale essenziale è stato portato avanti e ne sono orgoglioso perché, quando hanno iniziato questa guerra, i russi, pensavano di vincerla in tre settimane. Ora siamo al quarto anno e hanno perso 1 milione di uomini» ha dichiarato ieri Rutte. Come se i morti di qualsiasi parte fossero veri e fossero un vanto.
Mediocri personaggi
La maggior parte degli aiuti militari di quest’estate è stata consegnata tramite la ‘Lista delle richieste prioritarie dell’Ucraina’ (PURL nell’acronimo inglese) della NATO, il meccanismo lanciato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e dal segretario generale della Nato, Mark Rutte, a luglio, che consente di attingere alle scorte americane per alimentare l’Ucraina ma con il conto da saldare (con un ricarico del 10 per cento aveva detto il segretario al Tesoro statunitense Bessent) a carico degli europei. I donatori di fatto comprano sistemi di difesa e munizioni stoccate degli Stati Uniti, così da ridurre i tempi di consegna. Alla fine di agosto otto paesi membri dell’alleanza militare avevano aderito al PURL, per un totale di 1,9 miliardi di euro: Belgio, Canada, Danimarca, Germania, Lettonia, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia.
Fa chi ha soldi, o solo passerella
Il Kiel Institute ha anche rilevato che l’Europa ha superato gli Stati Uniti nel totale degli stanziamenti a favore dell’Ucraina dall’inizio del conflitto, il 22 febbraio del 2022: 83 miliardi di euro contro i 64,6 di Washington. Sotto la presidenza di Joe Biden erano stati gli USA a fornire maggiori aiuti a Kiev, ci ricorda Gianandrea Gaiani. Per quanto riguarda gli aiuti finanziari e umanitari, sono rimasti stabili rispetto al primo semestre del 2025, attestandosi a 7,5 miliardi di euro, nonostante l’assenza di nuovi contributi statunitensi. Del resto il sorpasso dell’Europa nei confronti degli USA nel supporto militare all’Ucraina si spiega con la considerazione che le armi statunitensi ordinate dall’Ucraina le pagano gli alleati europei. Al tempo stesso va rilevato che il confronto si basa sui dati ufficiali a cui vanno aggiunti i fondi in contanti gestiti da USAID, interrotti da Trump ma sulla cui entità complessiva non è ancora stata fatta piena luce.
Kaja Kallas e la politica estera Ue che non c’è
Oltre a calare gli aiuti militari all’Ucraina si registrano crescenti spaccature tra gli europei sui costi da sostenere per armare Kiev e finanziare Washington con il programma PURL. «Siamo pronti a nuovi pacchetti di aiuti nel quadro dell’iniziativa PURL. Ma la condivisione del peso tra alleati è cruciale, vogliamo vedere altri paesi aumentare il loro contributo all’Ucraina», spara il ministro della Difesa svedese. Insegue l’ambasciatore statunitense alla NATO, secondo cui i Paesi dell’Europa meridionale «dovrebbero fare di più». Noi Italia compresi. Ma Rutte, campione di piaggeria va oltre: «Attraverso PURL il presidente Trump ha messo a disposizione le migliori armi al mondo, armamenti e munizioni americane, da vendere ai nostri alleati europei della NATO e al Canada per poi fornirli all’Ucraina. L’Ucraina ne ha bisogno, lo desidera, e dobbiamo assicurarci che continui a fluire e che i nostri alleati si facciano avanti e acquistino attraverso questo meccanismo che ora funziona senza intoppi ed efficientemente».
Diplomazia schierata sul fronte guerra
Il già citato ambasciatore Usa. «Vorrei incoraggiare coloro che non si sono ancora fatti avanti a farlo. Ora, la conclusione è che se l’Ucraina deve avere ciò di cui ha bisogno per difendersi, il modo più rapido e concreto in cui gli alleati possono contribuire è investire in PURL, cioè in armamenti ‘made in USA’». Ma no? E Whitaker fa pure la morale. «Questo programma è vitale, e gli alleati devono farsi avanti e contribuire ora a fare pressione sulla Russia affinché si sieda al tavolo dei negoziati e accetti la pace». Il messaggio da Washington è chiaro: noi americani vi diamo armi e munizioni di seconda mano prelevate dai nostri magazzini, voi europei le pagate con sovraprezzo per donarle agli ucraini. E per rafforzare il concetto è sceso in campo anche segretario alla Guerra Pete Hegseth. «Se c’è qualcosa che abbiamo imparato sotto la presidenza Trump è l’applicazione attiva della pace attraverso la forza: ottieni la pace quando sei forte». Serve ‘potenza di fuoco’. Americana, s’intende. «Gli alleati hanno assunto quegli impegni. L’iniziativa in cui i Paesi europei trasferiscono armi statunitensi alla NATO per combattere in Ucraina per portare la pace in quel conflitto».
Pace di Trump con forza e tasche altrui
Pensiero strategico Usa. «Abbiamo imparato da Trump che la pace si raggiunge attraverso la forza: gli USA forniscono le armi, gli ucraini le usano e gli europei le pagano. Tutti i paesi attorno a questo tavolo, senza scrocconi». Gli ‘scrocconi’ sarebbero gli europei del sud? Ma come osserva Gaiani, quando si parla di Nato molti americani sembrano dimenticare che non è un’associazione di aziende di cui Washington è fornitrice. «Nessuno in Europa ha osato opporsi alla ‘ricetta PURL’ ma in molti, come l‘Italia, si stanno sottraendo al finanziamento dei pacchetti di armamenti per l’Ucraina del valore di 500 milioni di dollari». La Slovenia ha aderito al programma PURL senza rendere noto l’importo disposizione e il Belgio ha annunciato «100 milioni per il pacchetto PURL e vedremo cosa potremo fare di più in futuro». Pulita, la Spagna ha ribadito il no alle spese militari al 5 per cento del PIL che Trump ha imposto gli alleati. Il premier spagnolo: «Perché secondo le forze armate stesse, con il 2,1% soddisfiamo le capacità che l’Alleanza Atlantica ci chiede per poter affrontare sfide comuni». Ancora più radicale l’Ungheria: «I soldi dei contribuenti europei verranno bruciati nel conflitto in Ucraina. E l’attuale strategia dell’Europa di eliminare i canali di comunicazione con la Russia porterà a una guerra prolungata».
Invasione russa la balla del secolo
Sull’invasione russa se ne sono sentite di tutti i colori. Il 13 ottobre i servizi segreti tedeschi hanno ammonito che «a Mosca si ritiene di espandere la propria zona di influenza verso ovest. (…) la Russia non esiterà, se necessario, a entrare in conflitto militare diretto con la NATO». Lo ha detto il direttore del Servizio federale di intelligence (BND) al Bundestag. Jäger, era ambasciatore in Ucraina prima di assumere la guida del BND il mese scorso. Secondo Jäger «la Germania, la prima economia dell’UE, è l’obiettivo numero uno della Russia in Europa». Forse ha sbagliato qualcosa visto che il suo Paese ha perso il primato economico dalla distruzione dei gasdotti Nord Stream, nel settembre 2022. Certo il riarmo europeo sbandierato potrebbe venire interpretato a Mosca come la preparazione ad attaccare la Russia. Di fatto, dalla caduta dell’URSS è la NATO che si è allargata a est fino ai confini russi, non la Russia espansa a Occidente. Difficile quindi dimostrare che Mosca abbia intenzione e capacità di attaccare la NATO. In ogni caso i due servizi segreti tedeschi non hanno portato elementi oggettivi a sostegno di tali allarmi. Del resto, se avessimo preso seriamente i bollettini quotidiani diffusi con il brand dell’intelligence britannico dovremmo credere che i russi stavano finendo i missili nell’aprile del 2022.
Europa in stato di ‘psicosi bellica’
- Riferendosi al vertice dell’Unione Europea del 1° ottobre a Copenaghen, il capo della diplomazia ungherese ha descritto i leader europei «in uno stato di psicosi bellica, – ma ha aggiunto che -, sempre più persone, dietro le quinte, ci danno ragione e ci incoraggiano ad agire con decisione per la pace». Budapest, ferma nel rifiutare qualsiasi contributo militare diretto o finanziario all’Ucraina: «Non seguiremo la politica bellicista di Bruxelles. Non daremo soldi per alimentare la guerra».