ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

Guerre climatiche, negazionismo: Trump, Europa e il resto del mondo

Guerre climatiche, negazionismo: Trump, Europa e il resto del mondo

Ambiente

03/11/2025

da Remocontro

Valerio Sale

Dal 10 al 21 novembre a Belém, alle porte della foresta amazzonica brasiliana, Coop30, la Conferenza mondiale sul clima. Il vertice nel pieno della campagna di restaurazione –negazionismo climatico- che sta smantellando le politiche mondiali a difesa dell’ambiente. E i ‘Catastrophe bonds’ per specularci.

Clima, cronaca di un fallimento annunciato

Il negazionismo climatico dilaga dagli Stati Uniti di Trump che abbatte i limiti alle trivellazioni fino alla marcia indietro sul Green Deal da parte dell’Unione Europea. Nel resto del mondo non cambia invece niente, perché si continua a produrre in totale assenza di regole a tutela di territorio e atmosfera. Il gigante industriale cinese è il campione dell’energia rinnovabile, ma solo per l’esportazione. In Africa e America Latina, lo sfruttamento del suolo per estrarre le materie prime procede ignorando la difesa di quei territori. Era il 2015, quando l’accordo di Parigi fu sottoscritto da quasi tutti i paesi del mondo con l’impegno a ridurre le emissioni di gas serra attraverso piani d’azione nazionali e con l’obbiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5° gradi centigradi.

‘Orpello ideologico’

  • Gli Stati Uniti del primo mandato Trump uscirono dall’accordo e oggi, a distanza di un decennio guidano la crociata contro le norme a difesa dell’ambiente. Il cambiamento climatico viene rappresentato come un vincolo anti-economico e come orpello ideologico di una società in declino.

Investire sulle catastrofi

Ma non è così per la speculazione della finanza internazionale che ha paradossalmente colto l’occasione dalla realtà del cambiamento climatico. Il Financial Times ne offre un esempio, con riferimento all’uragano Melissa che ha devastato la Giamaica nei giorni scorsi. I danni dell’uragano potrebbero innescare il pagamento di un’obbligazione da 150 milioni di dollari emessa per conto del governo giamaicano dalla Banca Mondiale. L’obbligazione paga cedole generose agli investitori finché la catastrofe non diventa troppo catastrofica. Si chiamano ‘catastrophe bonds’: strumenti finanziari nati per uno scopo di cooperazione sociale, ovvero fornire ai Paesi poveri o esposti a disastri naturali un accesso immediato a fondi di emergenza, ma che dall’altro lato mostrano il vero volto della speculazione.

‘Catastrophe bonds’

Il meccanismo è questo: se l’uragano (o terremoto, o incendio) rimane entro certi parametri, come intensità o percorso, gli investitori continuano a incassare cedole da favola, spesso intorno al 7–10% l’anno, molto più dei titoli di Stato. Ma se la tempesta supera quelle soglie, cioè se provoca troppi danni, il capitale si azzera e i soldi vanno al Paese colpito per la ricostruzione. Nel caso della Giamaica, il bond del 2024 della Banca Mondiale, si basava su parametri come la pressione atmosferica minima e il tracciato dell’uragano. Con Melissa, i meteorologi hanno registrato 901 millibar, un record per i Caraibi: «Quasi sicuramente il bond verrà attivato”, ha detto un gestore svizzero citato dal Financial Times. E qualcuno perderà tutto, aggiungiamo noi.

Governi fragili

In teoria, lo strumento consente a governi fragili di ricevere fondi d’emergenza in giorni, non in mesi, aggirando i tempi infiniti delle assicurazioni tradizionali. Nella realtà, però, c’è qualcosa di scandaloso: un mercato che fa festa quando una tragedia “rientra nei parametri”, perché significa che gli investitori continueranno a essere pagati. Come ricordava l’articolo del FT, lo scorso anno l’uragano Beryl aveva colpito la Giamaica provocando morti e devastazione, ma per una manciata di millibar il bond non è stato attivato. Risultato: gli investitori hanno continuato a incassare cedole, mentre il Paese contava i danni.

Chi specula sul cambiamento climatico

  • Negli ultimi anni la Banca Mondiale ha emesso catastrophe bond per miliardi di dollari a favore di Paesi come Filippine, Messico e Colombia, e perfino enti pubblici come la Metropolitan Transportation Authority di New York li hanno utilizzati per coprirsi da rischi naturali. Un settore in crescita che, nel 2025, ha già reso quasi il 10% secondo l’indice Swiss Re dei catastrophe bond. Un affare per chi specula sul cambiamento climatico e sulle tragedie provocate, ma negato da quella politica che spesso da quel sistema finanziario è sostenuta.
  • La Coop30 sarà quindi il termometro della crisi politica e non dei risultati ambientali, di un sistema in cui il divario tra la finanza e la governance globale rischia di diventare incolmabile.

 

share