«Più che un negoziato diplomatico, il botta e risposta tra Hamas e Israele assomiglia sempre più a un souk», denuncia ‘La Voce di New York’. Eric Salerno sulla scia delle denunce di Remocontro sulla catastrofe molto più tragica di quanto certa stampa ‘distratta’, non vuole raccontare.
Gaza-Sagunto
«Dum ea Romani parant consultantque, iam Saguntum summa vi oppugnabatur». ‘Mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata’, scriveva Tito Livio. Sagunto, città della Spagna cinta d’assedio da Annibale nell’anno 218 a. C. che chiese soccorso a Roma. Ma mentre i Romani mandavano inutili ambascerie tenuti a bada con parole dagli astuti Cartaginesi, la misera città, cadeva in potere del nemico. Temiamo che sia Biden sia Blinken non abbiamo studiato latino e letto Tito Livio. Qualcuno in Israele certamente sì.
‘Bolla Gaza’ sospesa nel tempo delle presidenziali Usa?
Il souk si è allargato. All’oggetto, o agli oggetti, al centro del negoziato, sono stati aggiunte altre mercanzie portate da nuovi (o vecchi) mercanti in una disperata ricerca di un prezzo accettabile per l’intero pacchetto, sempre più grande e sempre meno credibile. Si va consolidando l’impressione di trovarsi di fronte a un mercanteggiare quasi fine a se stesso, o meglio: ‘Non abbandonare il souk, con le sue ombre e relativa calma e uscire allo scoperto dove saremo tutti alla mercé dell’infuocato vento del deserto’. Con tutti rischi per il presente e tutte le incertezze per il futuro, c’è chi vorrebbe infilare l’intera questione Israele-Gaza in una specie di bolla sospesa nel tempo e riprendere negoziati o guerra o le due cose dopo le elezioni presidenziali americane.
E gli Usa scoprono che Palestina è questione di diritti civili in casa
Gli USA stanno esplodendo con la questione mediorientale che si è trasformato in una questione di diritti civili in casa. L’elettorato democratico è diviso e Biden spinge sull’acceleratore di un accordo nella speranza di spostare su altri temi la campagna e il dibattito elettorale. L’anti-semitismo sta crescendo non solo negli Usa, ovunque. Qualche volta si tratta di confusione tra le legittime critiche a Israele, al suo governo, alle sue forze armate. Altre forme di protesta, altri slogan sono più gravi e pericolose perché coinvolgono tutti gli ebrei del mondo. Non sono, va ricordato, cittadini israeliani, non votano per la leadership israeliana e spesso, come molti degli studenti nelle università americane – specialmente la Columbia – sono apertamente critici di quello che Netanyahu e i suoi seguaci stanno facendo – e vorrebbero fare – per ‘risolvere’ per sempre la questione palestinese.
Israele in guerra permanente
Mai forse come in questa situazione, le contrattazioni, le esortazioni a chiudere rapidamente il negoziato appaiono volte a nascondere un prodotto o prodotti – ostaggi, guerra che riprenderà o no, aiuti, un piano per il futuro – veri o costruiti solo per calmare la ‘piazza’ e ridurre gli effetti collaterali di quello che Israele considerava un conflitto sotto controllo – quello con i palestinesi – o comunque gestibile, se necessario, all’infinito o quasi.
La vita degli ostaggi si affievolisce con le speranze di accordo
All’aeroporto del Cairo vanno e vengono gli aerei dei negoziatori mentre a Gaza si continua a morire e il numero degli ostaggi ancora in vita sembra ridursi giorno dopo giorno come si riduce la speranza di trovare un accordo. Nessuno vuole parlare di possibile fallimento anche se molti osservatori o ‘persone al corrente dei fatti’ appaiono pessimisti. Il capo di Hamas Ismail Haniyeh ha sottolineato «lo spirito positivo del gruppo nello studio della proposta di cessate il fuoco avanzata da Tel Aviv».
Netanyahu, parole al vento
Il segretario di Stato americano continua a ripetere che le idee sul piatto sono generose da parte di Israele e che non bisogna guardare con troppo attenzione alle parole bellicose di Netanyahu. Quando è stato chiesto al Segretario di Stato Blinken, cosa pensava della dichiarazione di Netanyahu secondo cui Israele sarebbe entrato in Rafah con o senza un accordo di ostaggi, ha detto: «La gente dice cose; concentriamoci su ciò che stanno facendo, su ciò che stiamo facendo».
Nel frattempo, Gaza come Sagunto
Purtroppo, l’attività umanitaria – alimentazione e sanità – per la popolazione civile di Gaza sotto assedio va avanti a rilento. Le azioni militari israeliane continuano a uccidere, i coloni in Cisgiordania sono sempre più scatenati, e gli ufficiali delle forze armate di Tel Aviv (vecchi e nuovi) parlano ai riservisti e alle nuove reclute per dire che il prossimo loro compito sarà intervenire per mettere ordine nel settore settentrionale. Ossia in Libano. Contro Hezbollah.
04/05/2024
da Remocontro