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I colpi nascosti della sentenza contro l’occupazione dei territori palestinesi

I colpi nascosti della sentenza contro l’occupazione dei territori palestinesi

Hewlett Packard, Motorola e altri conglomerati tecnologici occidentali coinvolti nella ‘infrastruttura tecnologica’ che sostiene l’apartheid israeliana e il colonialismo dei coloni, denuncia Kit Klarenberg, giornalista investigativo britannico di ‘TheCradle.co’, ‘la culla’ di notizie svelate.
E dopo che la Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che la presenza illegale di Israele nei territori palestinesi occupati prevede ‘risarcimenti dal 1967’, centinaia di aziende internazionali diventano soggette a possibili cause legali. Con l’avvio di molti ripensamenti imprenditoriali.

           

I giganti di Big Tech e l’occupazione di Israele

Una crisi industriale già in corso che ora rischia di esplodere colpendo l’efficienza stessa dello Stato ebraico. Minaccia sino ad oggi seminascosta dietro le fumose polemiche politiche sulla contestata sentenza della corte Internazionale delle Nazioni Unite. Ma sono i fatti a far paura. Partendo dai dati citati del quotidiano Maariv che denuncia la chiusura di 46.000 aziende israeliane a causa della guerra di Gaza e del suo effetto devastante sull’economia. Il giornale ha parlato di Israele come di un «Paese al collasso». Tuttavia, il suo effetto sul precipitoso declino del settore tecnologico di Tel Aviv, un tempo fiorente, resta poco esplorato. Soprattutto alla luce della ormai famosa sentenza, e alla possibilità di contestazioni giudiziarie miliardarie contro chi potrebbe risultare complice di ‘occupazione illegale di territori altrui’ e di favorire razzismo e apparthaid.

I dubbi dei giganti del Big Tech in Israele

A metà giugno, i principali organi di stampa specializzati hanno riferito che il gigante dei chip ‘Intel’ stava interrompendo un importante progetto di una nuova fabbrica da 15 miliardi di dollari in Israele. La stessa sorte è toccata a diverse aziende tecnologiche rivolte ai consumatori che –accusa ora minacciosa di fatto-, traggono in qualche modo profitto anche dall’espansione illegale degli insediamenti ebraici illegali in terre palestinesi occupate, la versione ‘TheCradle.co’.

Alcuni degli esempi più clamorosi

I sistemi di controllo del traffico e i semafori prodotti da Siemens si trovano in aree della Cisgiordania dove ai residenti palestinesi è vietato viaggiare. Nel 2014, la sottodivisione israeliana dell’azienda RS Industries ha vinto una gara d’appalto sui sistemi di controllo del traffico anche nella Municipalità di Gerusalemme Est, designata come capitale dello Stato palestinese, occupata nel 1967.
Siemens fornisce le sue vetture per il treno veloce Tel Aviv-Gerusalemme e, nel 2018, si è aggiudicata un contratto da 1 miliardo di dollari dalle Ferrovie israeliane, per il treno veloce Tel Aviv-Gerusalemme. Un progetto che attraversa due aree della Cisgiordania, compresa la terra palestinese occupata e di proprietà privata, e che è destinato all’uso esclusivo degli ebrei israeliani.

Israel Prison Service e Motorola ‘guarda tutto’

Nel 2004, il Gruppo Orad ha fornito il sistema di sicurezza perimetrale con tecnologia Siemens alla prigione di Gilboa, un centro di detenzione «per i prigionieri politici palestinesi». Il marchio statunitense Motorola, ha collaborato strettamente nell’espansione degli insediamenti nell’ultimo decennio. Struttura chiave il sistema di sorveglianza «MotoEagle, progettato per operare all’interno delle basi militari dell’occupazione e sorvegliare il muro di separazione di Gaza». Motorola fornisce il ‘Sistema Zramim’ del Ministero della Difesa, per i checkpoint israeliani. Autisti e aziende di trasporto palestinesi sono obbligati a registrare le loro informazioni personali in questo sistema, che controlla tutti i punti di ingresso e di uscita.

Occhio del Coloni sulla Cisgiordania occupata

Nella Valle del Giordano, Cisgiordania occupata, almeno 20 insediamenti di coloni usano sistemi di comando, controllo e telecamere di sorveglianza Motorola. Nel 2022, Motorola Solutions si è assicurata un contratto per fornire telecamere di sicurezza per l’intera Linea Verde della Jerusalem Light Rail (JLR). Questo percorso collega l’insediamento di Gilo, nella Gerusalemme Est occupata, con il centro della città e gli insediamenti di Ramat Eshkol, Ma’alot Dafna e French Hill: connettività tra le enclavi sostenendo il movimento dei coloni. Motorola è già stata inserita nel database dell’ONU delle aziende che traggono profitto dall’espansione illegale degli insediamenti.

Apartheid aiutata di nascosto

«Autorità per la Popolazione e l’Immigrazione di Tel Aviv», ha informatizzato il sistema di checkpoint di Israele, immagazzinando informazioni su tutti i palestinesi con cittadinanza israeliana e sui residenti palestinesi non cittadini di Gerusalemme Est occupata grazie alla tecnologia di Hewlett Packard Enterprises (hpe). Server ‘Itanium’ HPE per le municipalità illegali di coloni di Modi’in Ilit e Ariel, due dei più grandi insediamenti di soli ebrei in Cisgiordani. HPE gestisce anche il sistema centrale di server per il Servizio carcerario israeliano (IPS).

Un rapporto di Human Rights Watch del 1994: «L’ ottenimento di confessioni sotto costrizione e l’accettazione come prova di tali confessioni da parte dei tribunali militari, costituiscono la spina dorsale del sistema di giustizia militare israeliano».

26/07/2024

da Remocontro

rem

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