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I morti sul lavoro raccontati dai familiari. “Il collega di mio marito singhiozzava e mi disse: è stato un attimo”. “È ora di chiamarli omicidi”

I morti sul lavoro raccontati dai familiari. “Il collega di mio marito singhiozzava e mi disse: è stato un attimo”. “È ora di chiamarli omicidi”

Lavoro

02/11/2025

da il Fatto Quotidiano

Angela Nittoli

TRAGE SILENZIOSA

Le voci dei parenti di lavoratori usciti per il proprio turno e mai rientrati. Il magistrato Bruno Giordano (in libreria con "Operaicidio" scritto con Marco Patucchi): "Più grande tragedia civile di questo Paese" 

Monica Garofalo, Chiara Raneri, Giuseppe Cucé: le voci dei parenti di lavoratori usciti per il proprio turno e mai rientrati. Il magistrato Bruno Giordano (in libreria con "Operaicidio" scritto con Marco Patucchi): "E' la più grande tragedia civile di questo Paese"

Durante l’iniziativa “La Repubblica delle vittime del dovere”, la giornata promossa da Fillea Cgil per ricordare le persone morte sul lavoro, non potevano mancare i familiari delle vittime, coloro che, da un lato, in prima persona vivono il dolore della perdita e dall’altro, rimangono spesso in balia delle lungaggini processuali, iniziate in seguito alla morte dei familiari. Tra queste, all’evento, era presente Monica Garofalo, che il 19 ottobre 2023, ha perso il marito Giovanni Gnoffo, carpentiere di 55 anni, deceduto mentre stava lavorando su un cantiere della Lidl a Palermo. “Di quel giorno ricordo perfettamente la telefonata che mi avvisava di andare in cantiere, perché c’era stato un incidente – racconta Garofalo ai microfoni de ilFattoQuotidiano.it a margine dell’iniziativa – sul posto trovo la polizia e un collega di Giovanni che mi abbraccia e singhiozzando mi dice ‘è stato un attimo, un incidente'”.

Garofalo, dopo la perdita del marito, ha creato con l’aiuto di altre persone che vivono la stessa ingiustizia, l’Associazione Vittime sul lavoro di Palermo, di cui è la presidente. A farne la tesoriera è Chiara Raneri, figlia di Roberto, uno degli operai morti nella strage di Casteldaccia, anche lei presente all’evento. “Con l’associazione abbiamo in programma tante iniziative – dice Raneri – situazioni in cui possiamo non far sentire soli gli altri e possiamo non sentirci soli noi. Esporsi in questo senso è forse anche un modo per ripartire”. A ricordare i propri cari c’era anche Giuseppe Cucè, fratello di Salvatore Cucè, morto a 33 anni durante un’esplosione nel cantiere della linea ferroviaria del Terzo Valico, tra Piemonte e Liguria. “Dalla morte di Salvatore c’è il buio totale – dichiara Giuseppe – le indagini stanno andando avanti, ma per il resto non c’è ancora nulla, non sono partiti i processi e noi non abbiamo un minimo di verità sull’accaduto”. Durante l’incontro, oltre alla proiezione del documentario “Articolo 1” di Luca Bianchini, è stato presentato il libro “Operaicidio” di Bruno Giordano e Marco Patucchi, che raccoglie cento storie di caduti sul lavoro. “Per il titolo del nostro testo abbiamo creato un neologismo – spiega Giordano, magistrato e autore del volume – una parola per dare un concetto alla più grande tragedia civile di questo Paese”.

Noi di Rifondazione Comunista siamo convinti che sia necessaria una legge che introduca il reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro. 

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