ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

I piani per la «riviera» di Gaza. Palestinesi nei campi e poi espulsi

I piani per la «riviera» di Gaza. Palestinesi nei campi e poi espulsi

Senza tregua Il progetto della fondazione israelo-americana Ghf. Nessun passo avanti in Qatar: la vera trattativa è quella fra Trump e Bibi

La fase successiva del progetto di militarizzazione degli aiuti umanitari, gestito della fondazione israelo-americana Ghf, prevederebbe campi di concentramento per la popolazione di Gaza, da costruire dentro e fuori la Striscia. La società fondata per volere di Washington ha estromesso quasi totalmente le Nazioni unite e le organizzazioni internazionali, divenendo il braccio operativo (e armato) del progetto trumpiano della «Riviera del Medioriente». È questo il programma che il presidente degli Stati uniti ha definito, senza successivi ripensamenti, il migliore per l’area: l’allontanamento della popolazione.

LA GHF AVREBBE mostrato le sue diapositive durante una presentazione ufficiale presso l’ambasciata Usa a Gerusalemme, intorno alla fine di febbraio 2025. Il pacchetto, giunto nelle mani dei giornalisti della Reuters, contiene mappe, cronoprogrammi e tavole numeriche, descritte attraverso una linguistica creativa. La pulizia etnica, ad esempio, prende il nome di «deradicalizzazione». I campi di concentramento diventano aree di «transito umanitario». E la parola «volontario», impiegata da Donald Trump e ripresa con eccitazione da Israele, viene utilizzata come una sorta di totem purificatore. Anche se le Nazioni unite (e ogni sentimento di umana comprensione) continuano a testimoniare che non esiste «scelta volontaria» per una popolazione quotidianamente bombardata e affamata.

Secondo una fonte, il piano sarebbe stato presentato recentemente alla Casa bianca ma sarebbe poi stato sospeso a causa della mancanza di fondi. La Ghf, registrata a Ginevra proprio lo scorso febbraio, ha dichiarato dal principio di utilizzare cospicue donazioni di cui non è mai stata rivelata la provenienza. A giugno il dipartimento di Stato Usa ha approvato un finanziamento per trenta milioni di dollari. Washington si è rifiutata di commentare la notizia della Reuters e la Ghf, la cui credibilità è dalla nascita seriamente compromessa, ha negato il piano. Eppure, i documenti portano la sigla della fondazione e diverse fonti confermano di aver lavorato sulla proposta a partire dallo scorso anno.

I CAMPI dovrebbero essere almeno otto, per «sostituire il controllo di Hamas» e permettere alla popolazione di «risiedere temporaneamente, deradicalizzarsi, reintegrarsi e prepararsi a trasferirsi, se lo desidera». Lo scopo, lo si dichiara, è di facilitare la visione del presidente Trump. La fondazione ha fatto sapere a febbraio di lavorare per garantire l’arrivo di due miliardi di dollari, necessari per «costruire, proteggere e supervisionare aree di transito umanitario (Hta) su larga scala, sia all’interno che potenzialmente all’esterno della Striscia». Il primo campo ospiterebbe 2.160 persone, il progetto prevede servizi igienici, una lavanderia, e una scuola. Ma ogni campo dovrebbe contenere addirittura centinaia di migliaia di palestinesi. Un po’ dentro Gaza, un po’ in Egitto o magari a Cipro.

Il ministro della Difesa Israel Katz non deve essersi reso conto che i negoziati sono in corso, e ha dichiarato ieri di aver ordinato all’esercito di realizzare un piano per spostare 600mila palestinesi di Gaza in una zona costruita «sulle rovine di Rafah» e chiuderci i residenti, ai quali non sarà permesso di andar via. Katz ha aggiunto che l’esercito controllerà il recinto di al-Mawasi ma che sta cercando partner internazionali per le questioni umanitarie.

La gestione degli aiuti è il nodo principale dell’attuale fase di negoziazione in Qatar. Secondo il canale egiziano Al-Rad, Israele insiste nel canalizzare la distribuzione umanitaria attraverso la Ghf. La gestione della fondazione è stata definita dannosa e pericolosa da quasi tutte le più importanti organizzazioni umanitarie internazionali e ha causato circa 700 morti e migliaia di feriti tra i palestinesi che tentavano di raggiungere il cibo.

ISRAELE ha intanto risposto alle modifiche proposte da Hamas al piano di cessate il fuoco. Netanyahu le ha prima etichettate come «irricevibili», secondo un copione già visto. Ma questa volta ha rilanciato con una controproposta. È una dimostrazione di apertura. Non necessariamente nei confronti di Hamas quanto del presidente Usa, che ha incontrato ieri. Il gruppo palestinese ha denunciato che la delegazione israeliana non ha ricevuto un vero mandato per discutere i punti più importanti. E infatti, nessun progresso è stato raggiunto nel primo ciclo dei colloqui in Qatar. I veri negoziati si stanno tenendo a Washington.

Netanyahu è lì per trattare con Trump, che ha incontrato alle 00.30 italiane. Il cessate il fuoco a Gaza è su un piatto della bilancia. Tocca al tycoon riempire l’altro piatto con concessioni, promesse, impegni. Tutte cose che consentano a Israele da un lato di allargare occupazione e affari nell’area mediorientale, dall’altro di proseguire (magari velocizzandolo) nel suo progetto di occupazione e apartheid in Palestina.

PIÙ SI ENTRA nel vivo delle negoziazioni, più si fanno feroci gli attacchi israeliani a Gaza. Almeno 105 persone sono state uccise in 24 ore. La Croce rossa ha denunciato un’impennata degli attacchi alle folle in cerca di cibo. Ieri gli aerei hanno bombardato le tende per sfollati a Nuseirat, ammazzando almeno tre persone. Lo stesso è accaduto a Mawasi e a Gaza City. Un drone ha colpito un’automobile di fronte all’ospedale al-Shifa, uccidendo sul colpo tre palestinesi.

08/07/2025

da Il Manifesto

Eliana Riva  Storica, esperta di Paesi Islamici, documentarista

share