ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

I popoli in marcia sognano l’addio ai combustibili fossili

I popoli in marcia sognano l’addio ai combustibili fossili

Politica estera 

16/11/2025

da Il manifesto

Novella Gianfranceschi

Congelati Mentre la Cop30 s’incarta sulla proposta di roadmap globale per la transizione, gli attivisti invadono le strade di Belém

Sabato, sulle strade di Belém, non c’erano solo centinaia di frutti maturi caduti dagli alberi di mango, ma anche migliaia di persone in marcia per il clima e contro i combustibili fossili. Attivisti e attiviste arrivati da ogni parte del mondo si sono ritrovati nella città dell’Amazzonia brasiliana che ospita la Cop30, la trentesima conferenza dell’Onu sul cambiamento climatico, per chiedere più ambizione.

UN CORTEO come non se ne vedevano da anni. Dopo le Cop in Egitto, Emirati Arabi Uniti e Azerbaigian – Paesi poco inclini a striscioni e tamburi – il Brasile ha riportato in strada un’energia che mancava: colori, musica e un funerale simbolico ai combustibili fossili. È stata la prima grande protesta di massa fuori da una Cop dai tempi di Glasgow, quattro anni fa, anche se chi era al vertice Onu in Scozia racconta che il livello di partecipazione visto in Brasile non ha paragoni.

La «Marcia dei popoli», come è stata ribattezzata, chiude la prima settimana dei negoziati e segue due manifestazioni guidate nei giorni scorsi dai movimenti indigeni del Sudamerica, decisi a non far ignorare ancora le proprie voci mentre il mondo discute di come frenare il riscaldamento globale.

Tra i momenti più teatrali del corteo c’è stato il funerale ai combustibili fossili: persone vestite a lutto, marionette spettrali alte diversi metri e tre grandi bare con scritto «carbone», «petrolio» e «gas». Una delle attrici ha spiegato: «La nostra vita dipende dall’eliminazione dei combustibili fossili. I nostri figli dipendono dalla nostra lotta».

TRA CARRI, MASCHERE, striscioni e cori, alcuni elementi hanno catturato l’attenzione mediatica: i cartelli e i canti per la Palestina; un serpente lungo trenta metri – un cobra, doppio senso tra l’animale sacro per molti popoli amazzonici e la parola portoghese che significa «paga»; uno striscione con scritto: «Il collasso ambientale è capitalista: Lula, la transizione energetica con il petrolio amazzonico è una farsa»; e, poco oltre, un camion che diffondeva le note di Bella ciao.

Alla manifestazione hanno partecipato sindacati, collettivi studenteschi, congregazioni francescane, ong e associazioni locali. Tra loro anche la Rete delle favelas sostenibili, che chiede misure di adattamento nelle periferie urbane e ha lanciato una carta già firmata da oltre duecento rappresentanti degli insediamenti informali di tutto il mondo.

UN GIOVANE della favela João Telles de Menezes, di Rio de Janeiro, ha raccontato al manifesto: «Le decisioni calate dall’alto non servono alla nostra realtà. Vogliamo misure concrete per rendere più vivibili i nostri quartieri. Un esempio sono i tetti ricoperti di piante per abbassare la temperatura delle nostre abitazioni».

Mentre fuori si marciava, dentro la Cop30 la discussione più spinosa è quella riguardante una roadmap globale per l’uscita dai combustibili fossili. Secondo fonti brasiliane, Lula vuole arrivare a un piano formale già a Belém, ma il presidente della Cop, André Corrêa do Lago, continua a raffreddare le aspettative, lasciando intendere che i tempi potrebbero non essere maturi.

IL FRONTE FAVOREVOLE però cresce. Francia, Germania, Colombia, Isole Marshall, Regno Unito e Kenya sono tra i Paesi che sostengono apertamente una roadmap e, in totale, sarebbero una sessantina gli Stati disponibili a definirla. Cosa dovrebbe contenere concretamente resta però un’incognita: i nodi riguardano tempistiche, impegni e, soprattutto, un efficace meccanismo di verifica.

Una proposta arriva dall’ex consigliera Onu Anne-Sophie Cerisola: creare una task force internazionale per aiutare gli Stati a pianificare l’uscita dal fossile, con date, strategie e strumenti. Anche il nuovo piano climatico del Brasile parla di «programmare la transizione dai combustibili fossili nei sistemi energetici». Una pianificazione indispensabile, avverte l’ex ministra colombiana Susana Muhamad: senza un processo globale, «saranno il Fondo monetario internazionale e le agenzie di rating a dettare le condizioni», riducendo lo spazio politico dei Paesi più vulnerabili.

Il riferimento resta quello dell’accordo del Global Stocktake adottato alla Cop28: «Abbandono graduale dei combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050». È infatti probabile che la roadmap venga agganciata proprio al Global Stocktake quinquennale, con un primo traguardo attorno al 2030.

Aggiornamenti

share