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I primi sei mesi di Donald Caligola

I primi sei mesi di Donald Caligola

Stati uniti .La storiografia contemporanea descrive Caligola come un imperatore provocatorio, spregiudicato e incline alle forzature istituzionali ma non pazzo in senso clinico

Dopo 180 giorni di Trump alla Casa Bianca una domanda si impone: «Cosa si può fare quando si deve convivere con un Caligola dotato di 5.177 testate nucleari?». Un Donald-Caligola che è il Commander-in-Chief di circa 2 milioni di soldati?

Un imperatore che l’anno prossimo spenderà oltre 843 miliardi di dollari per il suo apparato di dominio? Sì, Donald Trump è un Caligola all’ennesima potenza.

Il paragone è giustificato dal fatto che la storiografia contemporanea descrive Caligola come un imperatore provocatorio, spregiudicato e incline alle forzature istituzionali ma non pazzo in senso clinico. I gesti bizzarri come la nomina a senatore del suo cavallo oggi sono messi in dubbio o letti come provocazioni e ritorsioni verso le élite senatoriali che si opponevano al suo potere. Esattamente quello che fa Trump quando posta in rete un video creato con l’intelligenza artificiale che mostra l’arresto di Obama dentro la Casa Bianca.

E, a proposito di intelligenza artificiale, nei giorni scorsi Donald-Caligola è andato a un convegno sul tema per dire, dopo alcune banalità, che «occorre cambiargli il nome: a chi piacciono le cose artificiali? Dico sul serio». In platea, l’intera Silicon Valley con gli occhi sgranati. In un altro meeting, Trump ha promesso di far diminuire i prezzi delle medicine «non del 50%, non del 60% ma del 1000%», evidentemente ignaro del fatto che il 100% è sufficiente per arrivare a zero.

Trump, il moderno imperatore provocatorio, spregiudicato e incline alle forzature istituzionali vive di affermazioni e gesti bizzarri ma le sue performance hanno purtroppo risultati molto concreti: dopo aver umiliato il Giappone, lunedì ha brutalizzato l’Unione europea sul tema dei dazi (ammesso che l’accordo-capestro annunciato lunedì entri effettivamente in vigore).

Ha fatto licenziare il più importante umorista americano, Stephen Colbert, che non perdeva occasione di sbeffeggiarlo. Ha estorto 200 milioni di dollari alla Columbia University. Ha costretto colossi dei media come ABC e Paramount a pagargli milioni per essere lasciati provvisoriamente in pace. Ha costretto il Los Angeles Times e il Washington Post a capitolare.

È riuscito a far passare in Congresso una mega legge che toglie il diritto all’assistenza sanitaria ai più poveri, devasta l’ambiente e allarga ulteriormente i suoi poteri. Tutto questo mentre arraffa ciò che può con le criptovalute, sostiene alacremente il genocidio a Gaza e deporta i migranti perfino in Sud Sudan.

Gli storici antichi descrivono Caligola come estremamente depravato: incesto con le sorelle, stupri, comportamenti scandalosi. Può darsi che Cassio Dione fosse politicamente prevenuto ma certo il giovane imperatore non era tutto casa e famiglia.

Donald-Caligola ha avuto una brutta settimana: perfino in Scozia sono comparsi cartelli ostili e giornalisti impiccioni che gli chiedevano dei suoi rapporti con Epstein, il miliardario a cui piacevano un po’ troppo le ragazzine, aiutato dalla sua complice Ghislaine Maxwell. Epstein si è suicidato in cella, Maxwell sta scontando 20 anni in un carcere federale e Donald ha mandato il viceprocuratore generale a parlare con lei per due giorni consecutivi. Dopo dieci anni passati ad accusare i democratici di essere dei pedofili, i tentativi di insabbiare lo scandalo appaiono frenetici e disperati.

E gli Stati Uniti, in tutto questo? In appena sei mesi Trump ha fatto più danni delle cavallette, e certamente di più di Caligola nei suoi quattro anni di regno.

Ha semidistrutto il governo federale, licenziando scienziati, medici e insegnanti. Ha aumentato le tasse ai poveri per diminuirle ai ricchi. Ha aumentato il debito pubblico in maniera esponenziale. Mentre i ghiacci polari si sciolgono e gli eventi climatici estremi sono ormai quotidiani lui smantella l’agenzia per la protezione dell’ambiente.

Le conseguenze si vedranno presto, anche se la Borsa di Wall Street sembra indifferente a tutto e continua a salire. Peccato che l’ottimismo dei mercati sia alimentato soprattutto dal buy-back, cioè dall’acquisto di azioni proprie da parte delle società, una manipolazione finanziaria per gonfiare il valore delle aziende quotate e garantire ricchi bonus a manager particolarmente avidi.

Tutto questo non significa affatto che l’economia americana sia sana e produttiva: lo stato delle infrastrutture è pessimo e gli investimenti per ricostruire la base industriale americana per ora sono solo sulla carta.

«La caduta dell’Impero romano» scrive Chiara Barzini nel suo libro su Los Angeles L’ultima acqua «andò di pari passo con il calo delle precipitazioni, l’improvvisa siccità e il cambiamento del clima. L’imprevedibilità di quell’eco-sistema ebbe un ruolo cruciale nel mutamento repentino delle sorti di Roma. E oggi siamo di nuovo nelle mani di un impero in bilico».

30/07/2025

da Il Manifesto

Fabrizio Tonello

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