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I veleni eterni, la giustizia troppo tardi

I veleni eterni, la giustizia troppo tardi

Sola ora, undici anni dopo, un tribunale riconosce che a uccidere Pasqualino Zenere sono stati i Pfas, le sostanze perfluoro alchiliche usate nell’industria

Pasqualino Zenere è morto nel 2014 per un tumore alla pelvi renale dopo anni di lavoro nello stabilimento Miteni di Trissino, in provincia di Vicenza. Soltanto ora, undici anni dopo, un tribunale riconosce che a ucciderlo sono stati i Pfas, le sostanze perfluoroalchiliche usate nell’industria e finite nel suo corpo attraverso l’aria, l’acqua, il contatto quotidiano con sostanze tossiche. È la prima volta in Italia che una sentenza stabilisce il nesso tra esposizione a questi composti e cancro.

Nel frattempo, 350.000 persone vivono su un territorio contaminato tra Vicenza, Padova e Verona. Il processo contro i manager della Miteni è ancora in corso, ma il veleno è rimasto anche dopo la chiusura della fabbrica. I Pfas si trovano nell’acqua potabile, nei cibi, nei corpi. Sono stati rilevati nel sangue, nella placenta, nei reni. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha segnalato danni al sistema immunitario, alla fertilità, alla tiroide e ha confermato la cancerogenicità in base a studi epidemiologici e sperimentali.

I Pfas sono presenti ovunque: nelle pentole antiaderenti, nei tessuti tecnici, nei pesticidi, nelle vernici e nei cablaggi. Si accumulano nella catena alimentare e non si degradano. Sono chiamati “inquinanti eterni” perché persistono nel tempo, anche dopo il disastro, anche dopo le morti.

Questa sentenza stabilisce un precedente, ma non chiude nulla. La giustizia è arrivata per un singolo caso. I danni restano collettivi. E silenziosi.

22/05/2025

da Left

Giulio Cavalli

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