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Il basket è solo una scena del crimine. L’ideologia è il movente che nessuno nomina

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Attualità

22/10/2025

da Left

Giulio Cavalli

Questa violenza ha radici ideologiche, si alimenta in circuiti neofascisti che cercano legittimazione mimetizzandosi nelle curve. Ma anche su questo governo e maggioranza tacciono

Nel day after dell’omicidio di Raffaele Marianella, i politici hanno trovato subito il colpevole perfetto: lo sport “deviato”, le “frange violente del tifo”, la “malattia degli ultras”. Ministri e capigruppo hanno parlato di “barbarie dei tifosi”, di “criminalità da stadio”, di “emergenza sportiva”, come se bastasse recintare i palazzetti per arginare il male. Il frame è comodo: il tifo come patologia, il basket come territorio contaminato. Tutto dentro una comoda emergenza sportiva.

Poi scorri le biografie dei fermati e capisci che qui lo sport non è il punto di partenza, ma l’alibi. Manuel Fortuna, Kevin Pellecchia e Alessandro Barberini, arrestati per l’assalto al pullman in cui è stato ucciso Marianella, gravitano da anni in ambienti dell’estrema destra reatina. Almeno due di loro risultano legati all’associazione “La Roccaforte Rieti”, un gruppo che fa raccolte alimentari “solo per italiani” e diffonde simbologie fasciste. Nei profili social emergono immagini di Mussolini e slogan contro il 25 aprile. 

Altro che pulsione sportiva impazzita: questa violenza ha radici ideologiche, si alimenta in circuiti neofascisti che cercano legittimazione mimetizzandosi nelle curve. Ma su questo governo e maggioranza tacciono. Nessuno ha osato pronunciare la parola “estrema destra”, nessuno ha collegato il masso lanciato contro un parabrezza con un clima politico che da anni strizza l’occhio a certe simbologie.

Trasformare un omicidio a matrice neofascista in un problema di ordine pubblico sportivo è l’ennesimo modo per non guardare dove brucia davvero: nelle curve usate come palestra dell’odio politico. E in un Paese che finge di non sapere chi lancia i sassi.

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