Ucraina Povertà, freddo alle porte e tanta burocrazia nelle zone di guerra. Mentre Von der Leyen vola a Kiev con le risorse per ricaricare il sistema energetico ucraino. E comprare nuove armi. «Stiamo trasferendo i beni russi congelati nell'Ue al vostro esercito». Zelensky ringrazia
Fuori da una casa di campagna nei pressi di Pokrovsk un’anziana aspetta con un foglio in mano. «È la richiesta per il carbone – spiega -, l’altra volta non ce l’hanno dato e hanno detto che bisognava compilare un modulo». Retaggi della burocrazia sovietica, in Ucraina per tutto c’è un modulo e fuori dalle grandi città lo si nota con più evidenza.
Nei pressi un’altra signora con la pala carica una carriola da un cumulo nel suo giardino. «Sono gli scarti della miniere, li abbiamo comprati qualche mese fa», dice come per giustificarsi. Lavora in fretta, ora che ci sono cinque persone in fila per il modulo sembra che tutti guardino lei. Si scambiano una battuta che non capiamo, ma non c’è da ridere, la gente senza carbone guarda di traverso la signora con la pala che se ne accorge e di rimando bofonchia qualcosa indispettita.
È TUTTA POVERA GENTE, sono tutti in difficoltà, ma avere qualcosa più degli altri, anche poco, ti mette subito in una condizione diversa. Definirla di privilegiato sarebbe un’assurdità dato il contesto in cui mancano corrente, acqua, gas e cibo, ma la guerra fa anche questo: rende logico ciò che in tempo di pace sembra assurdo.
A poca distanza gli operai dei servizi d’emergenza ucraini hanno lavorato senza sosta per tre giorni per liberare le macerie del grande ponte sopra la ferrovia distrutto la settimana scorsa. Un fischio prolungato annuncia l’arrivo di un treno, segno che il lavoro è terminato e le rotaie sottostanti sono state ripristinate. Passa la locomotiva con decine di vagoni scoperti, da ognuno cade qualche briciola di carbone.
Il Donbass è pur sempre la regione degli Shaktar, i minatori, che hanno anche dato il nome alla squadra di Donetsk. Prima del 2014, grazie alle miniere di antracite del Donetsk e del Lugansk, l’Ucraina aveva ampia disponibilità di carbone antracite e lo usava per produrre energia elettrica e riscaldare le aree rurali. I minatori che erano sfruttati sotto il controllo delle aziende ucraine, sono passati a essere sfruttati dai separatisti filo-russi che non si sono fatti scrupoli a utilizzare l’autodeterminazione dei popoli come scusa per fare affari con Mosca. Inoltre le centrali nucleari, Zaporizhzhia in primis, contribuivano al fabbisogno energetico nazionale in misura significativa.
DA QUANDO, NEI PRIMI GIORNI dopo l’invasione del 24 febbraio 2022, Zaporizhzhia è passata sotto il controllo russo, Kiev ha perso il 44% della capacità nucleare pre-bellica. Senza contare che oltre il 30% delle capacità di produzione di energia solare e il 90% delle capacità eoliche del Paese si trovano attualmente nei territori occupati.
La decisione, nell’autunno 2022, di iniziare a bombardare a tappeto e ripetutamente la rete energetica ucraina da parte dall’ex comandante delle forze armate russe in Ucraina, Sergej Surovikin, ha fatto il resto.
LA CRISI ENERGETICA è un dato di fatto che preoccupa Zelensky e i suoi ministri e mette a dura prova la tenuta dell’intero Paese. Per questo ieri Ursula Von der Leyen si è recata a Kiev per annunciare in pompa magna quanto aveva presagito il Financial Times: «Gli implacabili attacchi russi rendono necessario il continuo sostegno dell’Ue all’Ucraina. La Commissione Ue fornirà un prestito fino a 35 miliardi di euro come parte dell’impegno del G7». Soldi, che secondo la commissaria, «puntano a ripristinare una parte della capacità energetica di Kiev, fino al 15%», pari a 2,5Gw. «Sono qui per dire a te – ha aggiunto Von der Leyen rivolta a Zelensky – e al popolo ucraino che l’Ue è qui per aiutarvi in questa sfida, per continuare a far tenere la luce accesa, per far scaldare le persone con l’inverno che si avvicina e permettere all’economia di continuare ad andare avanti mentre combatte per la sopravvivenza».
MA NON È SOLO DI AIUTI economici e di sostegno al fabbisogno energetico che Von der Leyen è venuta a parlare. «Abbiamo iniziato a trasferire i proventi dei beni russi congelati nell’Ue al vostro esercito. abbiamo trasferito i primi 1,4 miliardi di euro, sotto forma di ordini per armi e attrezzature tramite l’European Peace Facility. La Danimarca, ad esempio, ha inviato 400 milioni di euro per acquistare attrezzature dall’Ucraina per l’Ucraina da questi proventi russi. È denaro direttamente destinato agli ordini per l’industria della difesa ucraina. Quindi acquistiamo per l’Ucraina in Ucraina, in modo che il valore aggiunto venga aumentato, dalle tasche dello Stato russo, per la vostra industria della difesa. Questo rende l’Europa primo investitore pubblico del vostro settore della difesa».
Una dichiarazione importante perché dice alla Nato e ai repubblicani statunitensi, dati per favoriti alle prossime elezioni per la Casa Bianca, che la Commissione europea sta facendo la propria parte in questa guerra. «Il nostro Eu Defence Innovation Office è ora attivo e funzionante, con personale Ue, qui a Kiev, e un team di supporto a Bruxelles. Funzionerà come un hub per collegare le industrie della difesa ucraine e Ue, con eventi di matchmaking, ad esempio. Ciò è a vostro vantaggio e molto anche a nostro vantaggio perché l’industria della difesa ucraina è tra le più all’avanguardia, quindi non vediamo l’ora di approfondire i nostri legami in quest’area, anche prima che entriate nell’Ue» ha aggiunto la commissaria. Un entusiasmo che confligge decisamente con le volontà dei singoli stati, i quali non hanno ancora dato il via libera all’utilizzo delle armi occidentali in territorio russo e non sembra che intendano farlo (tranne la Gran Bretagna che però al momento è sola).
ZELENSKY OVVIAMENTE ha ringraziato Von der Leyen e ha rilanciato sulla seconda Conferenza di Pace (dopo quella fallimentare in Svizzera) che, secondo il leader ucraino, «metterà fine alla guerra, in modo che la pace sia davvero affidabile». Ma non è così facile, lo stesso Zelensky ha poi corretto il tiro ammettendo di «sperare» che Biden «sostenga questo piano». Sappiamo che la settimana prossima il capo di stato potrebbe incontrare Donald Trump al vertice Onu di New York dove sarà ospite e, probabilmente, Kiev intende in quell’occasione presentare il «piano» al candidato repubblicano.
LA CONTROPARTE RUSSA non è dello stesso parere: «Solo quando l’Occidente smetterà di fornire armi al regime di Kiev e di sponsorizzare l’attività terroristica di via Bankova (sede dell’ufficio del presidente ucraino nella capitale, ndr), ciò potrebbe essere visto come un segnale verso un accordo politico-diplomatico» ha dichiarato la vice-ministra degli Esteri Zakharova.
Intanto però, le temperature iniziano ad abbassarsi e per i civili ucraini le grandi trame diplomatiche restano distanti, ora è tempo di correre ai ripari.
22/09/2024
da Il Manifesto