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Il carcere o vita dorata a Dubai. Ore decisive per la sorte di Pavel Durov

Il carcere o vita dorata a Dubai. Ore decisive per la sorte di Pavel Durov

L'arresto in Francia del fondatore di Telegram. In solidarietà scatta l’attacco del mondo hacker ai siti governativi di Parigi

A Parigi, nelle prossime 24 ore, verrà scritto il futuro di Pavel Durov, fondatore e presidente di Telegram. Cittadino anche francese, difeso dal suo team legale guidato dall’avvocato Alain Duflot. Nel frattempo il mondo hacker, con attacchi DdoS (sovraccarico dei server che sono andati in palla), ha colpito i siti governativi francesi.

Ieri a Teheran, la Guida Suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha dichiarato alle agenzie stampa della Repubblica islamica che Pavel Durov è «un povero giovane preso dai francesi. Ciò che conta – ha continuato – è che lo stato di diritto venga applicato nello spazio virtuale».
Tornando alle prossime 24 ore di Pavel Durov nelle mani delle autorità francesi, domani per lui le strade dovrebbero essere soltanto due.
Ipotesi 1: il fondatore e presidente di Telegram, vince anche questa ennesima battaglia. Ovvero la spunta, come con gli Stati Uniti d’America dove ha vinto con la National Security Agency (Nsa) , anche col governo francese. E torna (si vedrà per quanto) un cittadino libero che vive ed è residente (come le sue società) a Dubai, Emirati Arabi Uniti. Una città cosmopolita a tutti nota per i negozi di lusso, gli edifici ultramoderni e la vivace scena notturna. Ma parte anche di una delle petro-monarchie del Golfo Persico, dove Pavel si è rifugiato nel 2017, cedendo al governo russo il social network VK (VKontakte), da lui creato nel 2006, la versione russa di Facebook (gruppo Meta, proprietario anche di WhatsApp, di Mark Zuckerberg). Il tutto, per cercare di continuare a fare una vita agiata da miliardario e continuare a condurre le sue battaglie.

A Mosca Durov era stato costretto dallo zar russo Vladimir Putin, ininterrottamente al potere a Mosca dal 2000, a lasciare la Russia, dove è nato nel 1984. E dove ieri il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha avuto la faccia tosta di dichiarare: Pavel Durov è stato arrestato a Parigi «su consiglio di qualcun altro, allo scopo di ottenere i codici di accesso». E questo dopo che, ricordiamolo, il governo russo ha bloccato Telegram (ovviamente molto usato nella Federazione russa) dal 2020. Venendo poi costretto a ripristinare l’accesso al social network per le crescenti proteste popolari.

Sei anni prima, quindi nel 2014, Pavel Durov aveva già scelto la strada dell’esilio, cedendo il social network VK: 500 milioni di iscritti ad agosto 2018. Ma portando a Dubai, assieme alla sua attuale vita, anche i server della sua Telegram, pur di continuare a essere quello che è tuttora.

Sul tavolo di Pavel Durov (39 anni), sempre nelle prossime 24 ore, c’è poi l’ipotesi 2: assieme al suo team legale, potrebbe sedere sul banco degli imputati di un tribunale francese, rischiando di trascorrere in una prigione di quel Paese chissà quanti anni. E perdendo così la sua battaglia con l’Occidente.

28/08/2024

da Il Manifesto

Alessandro De Pascale

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