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Il caso Toti mostra la deriva politica delle Regioni. E quando saranno del tutto autonome?

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Mentre si accelera l'iter per il Ddl Calderoli sull'autonomia differenziata, il racconto che vorrebbe disegnare le Regioni vicine ai cittadini non è che pura strumentale finzione, laddove i soggetti realmente vicini alla politica delegata a guidare un territorio sono le lobbies economiche che in quel territorio pascolano

Le prime pagine degli organi di stampa sono dedicate in questi giorni a Giovanni Toti, un presidente di Regione confinato ai domiciliari, assieme ad altri soggetti coinvolti in un possibile giro di corruzione. Le Regioni, con la loro tracotanza e famelicità, ed i loro presidenti, sono al centro del processo chiamato autonomia differenziata, capace di distruggere la Repubblica (e con essa l’intero Stato sociale). Avocano a sé poteri esclusivi in materie fondamentali per le nostre esistenze, poteri che utilizzeranno per devolvere al privato tutti i servizi fondamentali, rendendoci più poveri e povere, disuniti e disunite, diversificati nei diritti, trasformandoci in numeri e merci, pezzi di ricambio che se muoiono verranno subito sostituiti. E lo fanno evocando l’efficienza, ma quella che uccide come un rullo compressore, o la semplificazione, che taglia sulle regole che ci difendono, efficienza e semplificazione messe in atto dai cosiddetti “uomini del fare”: Toti è definito proprio così.

Sono quegli uomini del fare che vogliono “portare a casa” i risultati comprimendo la democrazia, come dimostra l’accelerazione che l’iter del ddl Calderoli sta subendo alla Camera, sempre in questi drammatici giorni: serve una bandierina, serve uno scalpo da poter ostentare. Serve velocità, ma diretta esclusivamente a consolidare poteri, privilegi. E sentendosi impuniti. Questo sono i Signori delle nuove Signorie che stanno prendendo forma. È l’evidenza dei dati a parlare: passati i tempi di Tangentopoli, i luoghi del malaffare non sono più collocati a livello centrale, nei ministeri e nel loro sottobosco, bensì nelle più democratiche periferie, nei tanto decantati luoghi della vicinanza tra la politica ed il territorio.

Il comodo racconto che vorrebbe disegnare le Regioni vicine ai cittadini e alle cittadine non è che pura strumentale finzione, laddove i soggetti realmente vicini alla politica delegata a guidare un territorio sono le lobbies economiche che in quel territorio pascolano. Da molti anni la geometria corruttiva si basa su un triangolo costituito da uno o più politici con ruoli istituzionali (eletti da cittadini e cittadine), qualche imprenditore di livello, alcuni funzionari compiacenti o complici: guadagni personali per tutti (maschile non casuale). E le materie di questo intreccio, sia per i Comuni che per le Regioni, sono legate agli assessorati più ambiti, lavori pubblici e sanità, ad esempio, dove il meccanismo degli appalti consente scorribande in territori governati dai potentati economici e dalle mafie.

Giovanni Toti si trova impigliato in questa rete, come altri celebri presidenti prima di lui: citiamo soltanto Roberto Formigoni (Lombardia), condannato a 5 anni e 10 mesi per corruzione, o Giancarlo Galan (Veneto), patteggiamento per corruzione a 2 anni e 10 mesi e 2,6 milioni di euro confiscati. Ma guarda caso, proprio le Regioni che hanno chiesto la differenziazione per prime, assieme all’Emilia Romagna. Saprà Bonaccini, di fronte a questa ennesima scivolata di un potere privo di morale politica, distanziarsi rinunciando alle pre-intese, come i vertici del suo partito hanno dichiarato di voler fare? Sapranno fermarsi le regioni già pronte dopo le prime tre? Parliamo della stessa Liguria di Toti, del Piemonte di Cirio, della Toscana di Giani (di, di, di… in senso davvero proprietario). E poi ricordiamo il mondo delle spese pazze, dell’impunità, del potere che ogni giorno ci dà piccoli e grandi esempi di sé. Perché si tratta proprio di questo, di potere, quel potere che, se non si sta abbastanza attenti o attente, seduce fino a spingere a siglare un patto faustiano con Mefistofele in persona.

Toti è quindi oggi un simbolo: non sappiamo come finirà, non possediamo sfere di cristallo né ambiamo a condannarlo; tuttavia, lui rappresenta in questo frangente ciò che le Regioni potrebbero diventare se venisse loro attribuito tutto il potere che il ddl Calderoli regalerebbe loro, mettendole nella possibilità di accaparrarsi le 23 materie e le centinaia di funzioni. Ma in questa vicenda c’è un altro tristissimo simbolo: la parola Esselunga. Tra i coinvolti nella vicenda Toti vi è Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga (risulta indagato ndr). Si tratta di velocizzare i permessi relativi a dei supermercati? Basta parlare con la persona giusta. Velocità, accelerazione: le stesse che uccidono attraverso la logica degli appalti e la riduzione delle tutele (che verranno regionalizzate anche loro). E a proposito di Esselunga non possiamo non pensare alle cinque vite spezzate nel cantiere a Firenze poco più di due mesi fa, su cui le indagini sono in corso. Una bilancia drammaticamente squilibrata: privilegio e potere da un lato, e un modello di “sviluppo” che produce sfruttamento e morte dall’altro.

11/05/2024

da Left

Daniela Pez

L’autrice: Dianella Pez fa parte del Comitato Friuli Venezia Giulia per il ritiro di ogni autonomia differenziata, l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti 

Nella foto: Giovanni Toti al convegno dei giovani imprenditori di Confindustria, Rapallo, 2016 

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