“Il Comune di Genova è contro la guerra, contro tutte le guerre, compresa quella (a Gaza) verso la quale sarebbe diretta la nave che oggi contestate”. Così Emilio Robotti, assessore ai Rapporti sindacali della giunta Salis, ha preso la parola davanti al Collettivo autonomo lavoratori portuali, all’Unione Sindacale di Base e ai manifestanti che si erano radunati in presidio a palazzo Tursi per chiedere un deciso cambio di passo rispetto all’indifferenza mostrata dalla giunta precedente. “Siamo disponibili a farci portavoce in tutte le sedi competenti delle istanze portate avanti dai lavoratori portuali e dalle associazioni pacifiste e nonviolente – ha aggiunto l’assessore – per vigilare sul traffico di armi dal porto nel rispetto della legge 185/90, che vieta il transito verso paesi in guerra”.
“Non si tratta solo di materiali ‘dual use‘, civile e militare” ha spiegato José Nivoi del Collettivo autonomo lavoratori portuali. “Dal porto passano ogni settimana carichi destinati anche alla produzione militare israeliana. È ora che Genova faccia come Torino, come Barcellona, come la Puglia: bloccare ogni rapporto commerciale con Israele e prendere posizione chiara contro i traffici di armi.”
Secondo i lavoratori, i container segnalati dai colleghi portuali del Pireo conterrebbero acciaio e altri materiali destinati all’industria bellica. La nave è ora a La Spezia e passerà da Genova. “Il porto deve diventare trasparente. Serve un monitoraggio pubblico, un osservatorio permanente sul rispetto della legge 185” hanno chiesto durante il presidio, a cui hanno partecipato anche Emergency, Potere al Popolo e alcune decine di attivisti. Insieme hanno sollecitato il Comune a rompere la neutralità e a schierarsi: contro tutte le guerre e in particolare ora contro il genocidio in corso a Gaza.
Robotti, delegato dalla sindaca Silvia Salis ad ascoltare e portare il proprio sostegno “contro tutte le guerre” da parte del Comune, ha fatto sue le richieste più specifiche dei manifestanti: “Porterò il tema in giunta e mi auguro che ciascuno faccia la propria parte nei rispettivi ambiti di competenza. Sappiamo che esistono traffici illegali e che, in violazione della legge, le armi transitano anche verso zone dove la legge lo vieta. Il porto non è nostra competenza diretta, ma possiamo e vogliamo chiedere maggiore coordinamento tra le autorità. Saremo al fianco dei lavoratori portuali per rafforzare l’impegno sul territorio e nello scalo genovese”. Ora il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali attende che dalle promesse si passi ai fatti: “Vogliamo sapere se Genova intende continuare a chiudere un occhio come ha fatto la scorsa amministrazione o se finalmente sarà al nostro fianco nella lotta contro il traffico di armi verso paesi in guerra.”
26/07/2025
da Il Fatto Quotidiano