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Il dramma che prepara il governo della menzogna

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21/10/2025

da Il Manifesto

Matteo Nucci

Palestina. Per due anni abbiamo avallato la versione dei fatti di Netanyahu. E non smettiamo neppure adesso, quando una specie di tregua dovrebbe aver fermato l’orrore

È il senso del ridicolo che viene calpestato. E sarebbe grottesco se non ci fosse di mezzo una tragedia di proporzioni inaudite. I fatti sono semplici. Un’esplosione a Rafah causa la morte di due soldati israeliani. Lo sdegno è immediato.

Hamas rompe la tregua, e allora che l’inferno si riapra. Nessun aiuto più è ammesso a Gaza e i bombardamenti riprendono incessanti. Finché non arriva la parola di Washington: la verità è un’altra e la sanno tutti. Un bulldozer israeliano è finito su una bomba inesplosa. Netanyahu fa marcia indietro. Riapre il varco agli aiuti. Ferma i bombardamenti. La verità. Ecco quel che conta.
Ma non siamo ingenui. Sappiamo benissimo che in altre circostanze, con altri interessi americani, la verità non sarebbe stata spiattellata nuda e cruda.

E del resto è questa la storia della mattanza andata avanti per due anni e sempre coperta dal ritornello infinito «colpa di Hamas», «erano uomini di Hamas», «erano scudi umani usati da Hamas». Una storia indecente per noi occidentali che l’abbiamo avallata. E che non smettiamo neppure adesso, neppure quando una specie di tregua dovrebbe aver fermato l’orrore.

In effetti, tutto era chiaro, in maniera paradigmatica, già all’indomani dell’accordo che ha poi portato alla cosiddetta pace di Sharm el Sheikh, quando il giornalista palestinese Saleh Al-Jafarawi è stato assassinato dalle milizie del Doghmush Clan e di Yasser Abu-Shabab, sostenute da Israele contro Hamas. Ventottenne, amatissimo non solo in patria, quattro milioni di follower, l’ennesimo giornalista ucciso, fin dall’inizio della tregua, sembrava mostrare in un’immagine «modello» la strategia di propaganda e menzogna che sarebbe seguita.

Subito chiuso da Meta il suo account di Instagram, il sorriso contagioso di Al-Jafarawi ha continuato a scintillare mentre gli accordi venivano messi in atto e le firme del trattato spingevano l’artefice Trump a un intervento di gloria alla Knesset. Dietro l’angolo però c’era la solita storia. In questa settimana la tregua è stata infranta da Israele oltre trenta volte a Gaza e nel Libano meridionale con decine di morti, mentre l’opinione pubblica veniva dirottata sulla resa di conti fra Hamas e le milizie nemiche. Fino alla ridicola denuncia di ieri, con tanto di grottesco dietro front.

Menzogna contro verità. Menzogna sistematica. Questo è il dramma su cui sta crollando la presunzione di civiltà critica che ha sempre animato il nostro spirito occidentale. Le conseguenze di ciò che stiamo facendo sul sangue altrui le conosceremo presto. Nel frattempo dobbiamo osservare sconvolti l’acquiescenza e la sudditanza di fronte alla forza della propaganda israeliana, la famosa Hasbara, capace di mettere in dubbio qualsiasi evidenza con armi sofisticate quanto quelle che vengono usate sui campi da radere al suolo.

In questi mesi di sdegno finalmente massiccio, molti nostri canali di informazione continuano a dar credito, quasi fossero fonti decisive, alle dichiarazioni dell’Idf, la forza di cosiddetta «difesa» israeliana. E in Italia, come altrove nei paesi europei, si riuniscono uomini e donne per arrivare alla vera e propria farsa, come quella del Cnel pochi giorni fa dove, in un giro di frasi immonde come i «funerali con le bambole», abbiamo assistito a altro tipo di sepoltura, quella della verità.

Non è servito a nulla contare disperatamente il numero di giornalisti uccisi, un numero sconvolgente che ha superato quello di qualsiasi altra guerra (sempre ricordando che questa non è neppure una guerra), in una terra dove peraltro è stato vietato l’accesso a qualsiasi altro giornalista. Non è servito a nulla veder quotidianamente i video che ci hanno raccontato atrocità di ogni genere in quello che è stato definito il «primo genocidio trasmesso in diretta». Non sono servite le testimonianze, né i numeri, né le riprese a uso social degli stessi soldati israeliani, capaci di arrivare all’aberrazione di vantarsi di crimini inauditi.

Il punto finale, il definitivo suicidio dell’Occidente, è nell’aria e prende la forma di leggi che vietino severamente la critica del governo di Israele. Chiunque faccia esempi estremi, benché corroborati da fatti o immagini, potrebbe ritrovarsi nelle condizioni già applicate in Germania. È di pochi giorni fa la notizia di quel che sta subendo l’intellettuale e politico tedesco Jürgen Todenhöfer che si è visto perquisire casa e sottrarre telefono e computer per via dei suoi commenti circa le atrocità israeliane a Gaza paragonate a quelle naziste. Un «crimine» che si vorrebbe instaurare anche in Italia. Interessante constatare come Germania e Italia siano facilmente dalla parte della menzogna e sempre dalla parte del genocidio.

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