Il governo ammette il fallimento dell'Iva ridotta sui prodotti per infanzia e igiene femminile e prepara la stangata a donne e famiglie.
Da una parte toglie e dall’altra prende. Le misure del governo per le famiglie e per le donne in manovra sono contraddittorie. Perché, da una parte, l’esecutivo punta allo sgravio per le lavoratrici o al bonus più ricco per gli asili nido, ma dall’altra aumenta l’aliquota Iva per i prodotti per l’infanzia e per l’igiene femminile.
Non solo, perché era stato proprio il governo Meloni, con la legge di Bilancio dello scorso anno, a ridurre l’aliquota Iva al 5% per una serie di prodotti come latte per l’infanzia, pannolini e anche sulla cosiddetta tampon tax (assorbenti e altri prodotti per l’igiene femminile).
Il governo, di fatto, si smentisce e ammette che la misura introdotta lo scorso anno è stata un fallimento e ora non serve più. Ciò che non considera, però, è che questa riduzione che nel 2024 verrà eliminata non solo non produce benefici, ma molto probabilmente porterà ad avere un prezzo ben più alto di quello che c’era a fine 2022, prima dell’entrata in vigore del taglio dell’Iva.
IVA RIDOTTA SU PRODOTTI PER L’INFANZIA E PER L’IGIENE FEMMINILE: IL FALLIMENTO DEL GOVERNO
Come sottolinea Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, il provvedimento “è stato un flop, visto che i commercianti non hanno traslato la riduzione dell’Iva sul prezzo finale”. Il prezzo, quindi, non è sceso quanto avrebbe dovuto. Per questo Dona afferma che “siamo alle comiche” e che invece è “chiaro che ora il rialzo dell’Iva farà aumentare i prezzi”.
Anche il Codacons sottolinea che il taglio dell’Iva al 5% sui prodotti per l’infanzia e sugli assorbenti ha portato “risparmi minimi per i consumatori, anche a causa dei mancati controlli sui prezzi da parte del governo”. Una misura che non ha avuto gli effetti sperati sui consumatori “anche a causa del mancato trasferimento del taglio sui listini al dettaglio, con troppi commercianti che non hanno ridotto i listini al pubblico”.
Per esempio, proprio un’elaborazione del Codacons, evidenzia che sugli assorbenti la riduzione ha determinato un risparmio medio di circa 20 centesimi a confezione: “Considerato che una donna spende in media 126 euro all’anno, il risparmio a consumatore non supererà i 6 euro annui”. Per i biberon, ipotizzando un costo medio di 8,5 euro, la riduzione consente di risparmiare 1,19 euro a prodotto. Ma non è andata neanche così, con risparmi più marginali.
D’altronde anche lo stesso ministero delle Imprese e del Made in Italy ha divulgato, a maggio, dei dati che mostrano il fallimento della misura introdotta dal governo Meloni. Dopo un monitoraggio dei prezzi tra gennaio e marzo, è emerso che le aliquote ridotte hanno prodotto effetti che “non appaiono interamente trasferiti a vantaggio del consumatore”. In alcuni casi la riduzione dei prezzi è stata pari “solo al 50% di quella attesa”.
In particolare, i prezzi dei pannolini erano scesi del 5% per quelli aperti e del 2,9% per quelli a mutandina, mentre per il latte la riduzione era stata tra l’1,3% e il 2,9%. Per i seggiolini il calo è stato del 2%. Tutte percentuali ben al di sotto di quanto atteso (spesso meno della metà), il che mostra come i commercianti abbiano alzato i prezzi guadagnandoci loro e senza alcun vantaggio per i consumatori.
COSA SUCCEDERÀ ORA AI PREZZI DI LATTE, PANNOLINI, SEGGIOLINI E ASSORBENTI
Il fallimento della misura è quindi evidente e anche il governo lo ha implicitamente ammesso, cancellandola e portando l’Iva al 10% su questi prodotti con la manovra 2024. Ma ciò che non considera sono gli effetti di questo passo indietro sui prezzi. Proviamo a fare un esempio.
Prendiamo un prodotto (che siano assorbenti, latte, pannolini o altro) con l’Iva scontata al 5%: nel 2022 il prezzo era – facciamo un esempio casuale – di 5 euro e nel 2023 la riduzione dettata dall’aumento dell’Iva è stata minima, portando magari il prezzo a 4,9 euro (con un calo del 2%, in linea con i dati del ministero). Nel 2024 l’Iva aumenterà nuovamente del 5%, il che vuol dire che il prezzo non tornerà ai 5 euro del 2022, ma sarà più alto. In questo caso parliamo di un ulteriore 5% in più rispetto al prezzo attuale di 4,9 euro: ovvero un prezzo di quasi 5,2 euro, rispetto ai 5 di partenza.
Sempre che, tra l’altro, i commercianti non decidano – come appare plausibile, se non probabile – di aumentare ulteriormente i prezzi per ottenere un maggior margine di guadagno. Insomma, l’operazione del governo con queste due manovre ha portato solamente a un aumento dei prezzi per i prodotti per l’infanzia e per l’igiene femminile.