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Il governo difende il flop Albania: “Con i Cpi abbattiamo le spese”

Il governo difende il flop Albania: “Con i Cpi abbattiamo le spese”

Niente ripensamenti sui centri per migranti in Albania. Il ministro Piantedosi annuncia che presto "tutti i problemi" saranno superati

Lo aveva detto martedì sera all’Assemblea generale di Alis 2024: “Sui centri per migranti in Albania noi non facciamo marcia indietro, perché siamo convinti che questa sia una formula e una soluzione destinata ad affermarsi per il futuro dell’Europa”. E ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi lo ha ribadito, con forza, anche alla Camera, rispondendo durante il question time a un’interrogazione sull’ipotesi di trasferire cittadini di nazionalità albanese attualmente detenuti in istituti penitenziari italiani presso uno dei centri per migranti in Albania.

Piantedosi difende i due centri albanesi

Perché per il governo Meloni, i due centri di Shengijn (dove arrivano le navi con i migranti e ripartono con gli stessi migranti a bordo alla volta dell’Italia, come è accaduto fino a oggi) e Gjader  sono sia un ottimo investimento in termini economici, sia un modello da replicare. E non importa se l’operazione – che oggi vede in Albania solo una manciata di poliziotti a guardia di qualche cane randagio – è già costata centinaia di milioni di euro e per i prossimi 5 anni succhierà alle casse pubbliche un totale di circa 700 milioni. Sempre di un bell’affare si tratta…

Chi più spende, meno spende

“Chi più spende, meno spende”, dice il proverbio e Piantedosi sembra condividerlo. Il piano costituisce infatti “un investimento che consentirà di ridurre le spese della gestione dell’accoglienza che, solo nel 2023, sono stati di circa 2 miliardi di euro”, dice, “Un fardello economico, oltre che gestionale, che il Governo in carica ha ereditato da epoche precedenti, caratterizzate da rassegnazione e assenza di qualsivoglia reazione ad arrivi massicci ed incontrollati di migranti”.

“Come è noto – ha aggiunto – le procedure accelerate di frontiera, a partire dal 2026, costituiranno un obbligo per gli Stati membri, in virtù del nuovo Patto sull’immigrazione e sull’asilo. Le nuove regole europee impongono all’Italia di organizzarsi per l’accoglienza e il trattenimento di diverse migliaia di persone”, così “gli 880 posti delle strutture in Albania sono un’opportunità”.

“Aspettiamo la Cassazione e la Corte di Giustizia europea”

Quindi avanti tutta. Perché “come ha evidenziato il presidente Meloni appena due giorni fa, il progetto Albania è un’iniziativa che rappresenta un cambio totale nella gestione dei flussi migratori”, ha proclamato. Il ministro non nasconde le difficoltà dell’operazione, ma non se ne lascia scoraggiare. “Siamo al lavoro per mettere a punto soluzioni in grado di superare gli ostacoli incontrati e di consentirne la piena funzionalità, consapevoli della complessità di un’operazione che presenta profili inediti e fortemente innovativi”, ha aggiunto.

“In tale prospettiva, attendiamo le decisioni della Corte di Cassazione e della Corte di Giustizia europea confidando nel fatto che si possa trovare una composizione giuridica nel quadro normativo di riferimento”. Già, perché l’Italia sarà anche l’avamposto della Ue nell’esportazione della questione migratoria, ma ancora resiste quel fastidioso ostacolo delle leggi nazionali e comunitarie che fanno di tutto per mettere i bastioni tra le ruote al governo.

Ma l’esecutivo non molla. Anzi: “La posizione dell’Italia, la convinzione di dover esplorare anche nuove strade per la gestione delle frontiere esterne dell’Unione, sarà ribadita in ogni sede di confronto a livello internazionale ed europeo, a partire, per quel che mi riguarda, dal prossimo Consiglio Giustizia e affari interni (Gai) del 12 dicembre, sostenendo, sempre e con forza, ogni iniziativa che, senza incidere sulle garanzie dei diritti fondamentali delle persone, sia volta al contrasto dell’immigrazione illegale e del traffico dei migranti”, ha sancito il ministro.

L’Europa ci guarda e ci ammira, forse

In conclusione Piantedosi ha ricordato che se i centri in Albania – quelli che forse saranno riempiti di criminali albanesi, rimpatriati e detenuti a spese dell’Italia – sono tanto apprezzati dagli altri membri dell’Ue, allora un motivo ci sarà, no?

“Abbiamo registrato il forte interesse da parte di altri paesi europei e sono in sintonia con la vocazione europeista, dato che proprio il presidente della commissione Ue ha sottolineato l’importanza di continuare ad esplorare l’idea di sviluppare hub di rimpatrio fuori dall’Unione Europea e di guardare con grande attenzione a quanto l’Italia sta facendo in Albania”.

Vero, tuttavia quelle frasi risalgono a mesi fa, quando Ursula von der Leyen era alla disperata ricerca dell’appoggio italiano per il bis alla presidenza della Commissione. Ma oggi, anche alla luce dei reiterati tentativi falliti, chissà se Ursula e gli altri siano ancora così entusiasti.

La contestazione di Magi sui costi

Di sicuro le risposte di Piantedosi non hanno entusiasmato il segretario di +Europa, Riccardo Magi, per il quale “la spesa di 1 miliardo di euro che può facilmente essere quantificata per il centro vuoto in Albania si aggiunge, e non si sottrae, ai costi per l’accoglienza citati da Piantedosi, cioè 2 miliardi. Costi che lievitano dunque a 3 miliardi di euro. Del resto, solo 23 persone sono state finora detenute in quel centro per poche ore, nulla rispetto alle migliaia di persone che sono arrivate in Italia nei mesi scorsi”.

05/12/2024

da La Notizia

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