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Il mare restituisce corpi, la politica alibi

Il mare restituisce corpi, la politica alibi

Politica Italiana

14/08/2025

da Left

Giulio Cavalli

Per l’Organizzazione internazionale per le migrazioni è il peggior naufragio del 2025, in un anno che ha già superato le settecento vite inghiottite nel Mediterraneo centrale

Sotto l’ombrellone d’agosto il mare ha restituito corpi. A 14 miglia da Lampedusa, in area Sar italiana, il bilancio provvisorio parla di almeno 27 morti, 60 superstiti e decine di dispersi: tra le vittime una bambina di un anno e mezzo e tre adolescenti.  La rotta è la solita: due barchini partiti dalla Libia, il trasbordo su un’unica barca che imbarca acqua, il capovolgimento, l’avvistamento a mezzogiorno da un elicottero della Finanza. 

La fotografia morale è in un grido: «My baby, my baby», la giovane madre somala arrivata al molo Favaloro senza più la figlia e senza più il marito.  Per l’Organizzazione internazionale per le migrazioni è il peggior naufragio del 2025, in un anno che ha già superato le settecento vite inghiottite nel Mediterraneo centrale.   Le Ong ricordano che le loro navi veloci potevano intervenire, «ma nessuno le ha allertate». 

Il governo ripropone il rosario dell’alibi: «loschi trafficanti», «prevenire le partenze», «dispositivo pronto e operativo».  Intanto a Lampedusa si parla di pattugliamento e soccorso «inadeguati» e di morti annunciate, responsabilità politiche prima che meteorologiche. 

Questa strage è accaduta a ferragosto, quando l’attenzione scivola leggera come la crema solare. È comodo per i distratti: l’indignazione dura il tempo di un reel, poi si cambia ombra. Ma non è il mare a essere crudele: è l’assenza di un sistema europeo di ricerca e salvataggio, la scelta di spostare il problema altrove, la criminalizzazione di chi salva.  

La peggiore tragedia in mare del 2025 è avvenuta quasi a vista di casa. Lì finiscono le vite, qui iniziano gli alibi.

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