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Il movimento studentesco di fronte alle leggi Sicurezza – cosa rischia uno studente

Il movimento studentesco di fronte alle leggi Sicurezza – cosa rischia uno studente

19/11/2025

da Pressenza

Mamme in piazza per la libertà di dissenso

Il movimento studentesco è sceso in piazza il 14 novembre in tutta Italia per scioperare e manifestare per la scuola, il clima e contro la guerra.

A Torino i numerosi collettivi degli studenti medi e universitari si sono dati appuntamento per il corteo dietro ad un enorme striscione con la scritta “CONTRO IL GOVERNO DEL GENOCIDIO E DEL FOSSILE GLI STUDENTI BLOCCANO TUTTO”

E ci provano a bloccare tutto: il corteo si divide in diversi rivoli con l’obiettivo di un blocco itinerante e diffuso per la città, uno spezzone corre verso le entrate di Porta Nuova, poi prova ad intrufolarsi nei binari dagli ingressi secondari, trovando sempre squadre antisommossa pronte a difendere ogni ingresso a colpi di vigorose manganellate. Non si registrano scontri, ma dopo ogni tentativo si notano studenti che proseguono lungo il percorso tenendosi il ghiaccio sulla testa.

A fine mattinata il corteo si dirige verso un ultimo obiettivo: la sede della Città Metropolitana, davanti a cui urlano “vogliamo banchi e non bombe” (per i molti distratti, ma non per gli studenti, Città Metropolitana è sede di numerose competenze per l’attuazione del diritto all’istruzione).

Vorrebbero entrare per manifestare le proprie rivendicazioni, con la scomposta energia con cui gli studenti medi affrontano le loro prime manifestazioni, qualcuno individua un’entrata dai parcheggi e molti studenti si buttano correndo sempre con megafoni e striscioni, il resto è notizia: numerosi video mostrano momenti di tafferugli, grida, lamenti, i primi ragazzi entrati vengono picchiati e catturati dalla polizia, da qui la degenerazione degli scontri con chi li vorrebbe liberare e portare in salvo.

La manifestazione si conclude lì davanti, aspettando per quasi un’ora che i giovani intrappolati vengano identificati e rilasciati, uno di loro dovrà correre al pronto soccorso perché ha una seria ferita sulla testa.

Domenica mattina la polizia si reca a casa di un giovane studente di 18 anni per notificargli l’arresto, ai domiciliari, e il processo per direttissima.

Lunedi mattina si è tenuta l’udienza in cui è stato convalidato l’arresto, attraverso l’obbligo di recarsi a firmare quotidianamente in questura, e fissata l’udienza del processo per metà gennaio.

Le accuse sarebbero lievi e tipiche di uno scontro di piazza: resistenza a pubblico ufficiale e lesioni lievi (7 giorni di prognosi) ma per effetto della legge 80/25 (conversione del Decreto Sicurezza) il giovane rischia, per le lesioni lievi a pubblico ufficiale, la reclusione da 2 a 5 anni. Effetto Sicurezza.

Un giovane tra i tanti che è sceso in piazza per manifestare l’opposizione alle politiche di guerra e chiedere il diritto allo studio e la difesa del clima, che si trova coinvolto con molti altri e altre in un tafferuglio di pochi secondi da cui i ragazzi, loro sì senza scudi e caschi, ne escono seriamente feriti, rischia da 2 a 5 anni di carcere per effetto di una legge perversa che ha l’unico obiettivo di silenziare il dissenso e il conflitto sociale.

E colpisce anche che ad esserne vittima è un unico ragazzo, identificato tra i tanti e le tante presenti:

Omar non è che uno studente, un compagno di scuola e di lotta, un coetaneo che la polizia ha deciso di individuare come soggetto su cui accanirsi violentemente per colpire ed intimidire tutti coloro che hanno preso parte allo sciopero del 14 novembre” scrive il collettivo del liceo Gioberti, e prosegue: “Alla città metropolitana c’eravamo tutte e rivendichiamo collettivamente ciò che invece la questura di Torino affilia a una sola persona… È un copione già scritto infatti, quello in cui le dimensioni di scontro collettive vengono depoliticizzate e ridotte a meri atti di violenza imputati a singole soggettività”

Possiamo permettere che sia uno studente di 18 anni a pagare il prezzo carissimo di non aver saputo difendere la nostra democrazia?

Accanto ad Omar, accanto a tutti gli studenti e le studentesse che scendono in piazza, alla Gen Z che si oppone con lucidità alla deriva bellicista e ai venti di guerra, dovremo esserci tutti e tutte per restituire loro la libertà di praticare il dissenso.

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