Dalle promesse roboanti e trovate comunicative, alla realtà della storia. Enrico Mattei, il petrolio e il Fronte di Liberazione Nazionale algerino.
Sullo sfondo di una pagina tra le più sanguinose del processo di decolonizzazione e in mezzo agli affari non sempre cristallini condotti dalle grandi compagnie petrolifere anglo americane, spicca la figura di Enrico Mattei che appoggiò e finanziò il Fronte di Liberazione Nazionale, anche quando in Europa si bollava di terrorismo la lotta del popolo algerino.
La fine del dominio francese
Il Fronte di Liberazione Nazionale algerino fu fondato al Cairo il 1° novembre 1954 per liberare l’Algeria dal dominio coloniale francese. Lo stesso giorno, oltre ad un appello radiofonico rivolto agli algerini che li esortava all’insurrezione, furono lanciati attacchi contro caserme, posti di polizia o edifici pubblici francesi. Fu una dichiarazione di guerra e che proprio di guerra si trattasse lo capirono subito il primo ministro francese Pierre Mendés-France e il suo ministro degli interni François Mitterand, futuro presidente. Seguì una delle pagine più sanguinose della decolonizzazione del Nord Africa.
Nell’agosto 1955, insurrezione nella città di Costantina, scontri con centinaia di vittime e una durissima repressione francese. Fonti governative dichiararono che i ‘fuorilegge’ uccisi (‘hors-la-loi’, in francese) erano stati circa millesettecento, ma secondo stime più recenti, il bilancio complessivo raggiunge le 7mila 500 vittime.
In seguito a questo massacro l’esercito ottenne maggiori poteri di polizia e fu sciolta l’Assemblea algerina, mentre i coloni francesi premevano su Parigi per una linea di massima repressione. Nel 1956 il Fronte elabora il progetto per il nuovo stato algerino, e la risposta militare francese arriva a quattrocentomila uomini.
Indipendenza e OAS
Se nel 1957 i mezzi estremi impiegati dalla Francia avevano ottenuto un parziale successo stroncando lo sciopero generale, allontanando la direzione del Fronte da Algeri e scongiurando l’insurrezione in città, presto la situazione si rovesciò mentre contro la Francia si levarono proteste internazionali per l’uso della tortura e un’ondata di sdegno percorreva il paese.
Grandi manifestazioni di piazza in Algeria nel dicembre 1960, il referendum nel 1961 per l’autodeterminazione, la rivolta dei generali francesi poi stroncata dal generale de Gaulle nel frattempo tornato al potere in Francia. Accusato di aver voltato le spalle all’esercito e ai coloni francesi, de Gaulle mantenne un profilo basso e lasciò che ad Evian si conducessero delicate trattative che si conclusero con il ‘cessate il fuoco’ nel marzo 1962.
Nonostante la rivolta dei generali fosse fallita l’anno precedente, a contrastare il percorso verso l’indipendenza algerina arriva un nuovo soggetto: l’Organistion Armèe Secrét (OAS), movimento armato di estrema destra, tentativo di rivolta dei coloni contro l’indipendenza, autore di numerosi attentati anche in Francia, compresi due tentativi di assassinare lo stesso de Gaulle.
Il 1° luglio 1962 un referendum al quale parteciparono sei milioni di algerini si pronunciò per l’indipendenza, poi riconosciuta da de Gaulle il giorno 3. L’OAS fu costretta a smobilitare e alcuni capi ripararono nella Spagna franchista o nel Portogallo di Salazar.
Enrico Mattei e l’Algeria prima e dopo
La vicenda del partigiano Enrico Mattei durante la resistenza è nota, come del resto la sua intuizione che salvò l’Agip, l’ente petrolifero creato dal regime fascista e inizialmente destinato ad essere sciolto. La corsa al metano della pianura Padana per ridurre o costi nella ricostruzione industriale. Più complicata e decisiva la questione petrolio, in un mercato internazionale dominato dalle grandi compagnie appoggiate da Stati Uniti, Inghilterra e Francia.
In vari discorsi Mattei indicò infatti la principale causa della tragedia algerina nei giacimenti di gas e petrolio nella regione sahariana, ma soprattutto sostenne con finanziamenti tutt’altro che trascurabili il Fronte di Liberazione Nazionale, attirando su di se forti risentimenti francesi.
Grazie all’appoggio ricevuto durante la lotta contro la Francia e a partire dal 1962, quando fu concordata la collaborazione Agip-Eni, dall’Algeria non mancarono espressioni di riconoscimento verso Enrico Mattei, anche se –nel frattempo– aveva perso la vita in un misterioso incidente aereo.
L’ombra della CIA o dell’OAS
Alcuni particolari sulla tragica fine di Enrico Mattei sono stati resi noti solo negli ultimi anni, anche se restano tuttora zone d’ombra. La prima inchiesta sull’incidente di Bascapè avvenuto il 17 ottobre 1962 stabilì che l’aereo era precipitato a causa di un’avaria non meglio precisata o di un errore umano: la rapidità dell’indagine e le certezze sostenute nelle conclusioni bloccarono ulteriori approfondimenti.
Una seconda inchiesta, avviata nel 1994 e conclusa nel 2004, ha stabilito invece che, nascosta all’interno del quadro di comando dell’aereo, era stata inserita una piccola carica esplosiva collegata ai comandi del carrello: nel momento in cui il pilota aveva abbassato il carrello per atterrare la carica era esplosa.
Molto più complesso rintracciare eventuali mandanti. Mattei aveva infastidito le grandi compagnie petrolifere e i governi degli stati di cui erano emanazione. Tra le prime e più accreditate ipotesi, la CIA, a punire forme di cooperazione più convenienti per i produttori a danno di compagnie americane.
L’ipotesi di un attentato OAS ha perso presto consistenza, perché nell’ottobre del 1962 l’organizzazione terrorista era già stata praticamente smantellata. Resta il mistero sulle morte, ma non sul coraggio di chi, nonostante il Fronte di Liberazione Nazionale fosse ritenuto un terrorista, appoggiò il movimento di indipendenza.
21/01/2024
da Remocontro