25 APRILE. È un Primo Minelli deciso e puntuale quello che ieri ha presentato, alla Casa della Memoria di Milano, il corteo del 25 aprile. Ne ha per tutti il presidente dell’Anpi
È un Primo Minelli deciso e puntuale quello che ieri ha presentato, alla Casa della Memoria di Milano, il corteo del 25 aprile. Ne ha per tutti il presidente dell’Anpi provinciale milanese, che presiede anche il comitato permanente antifascista che organizza la festa della Liberazione. In apertura della conferenza stampa, manda un saluto ai partigiani e alle partigiane, a chi non c’è più e a chi, per motivi d’età o di salute, purtroppo giovedì non potrà partecipare alla manifestazione: «È grazie a uomini e donne coraggiosi che noi possiamo essere liberi, a loro andrà sempre il nostro immenso ringraziamento».
Poi entra diretto coi piedi nel piatto delle questioni che circondano questo 25 aprile, senza nascondersi dietro a parole di circostanza. E lancia pure una frecciatina al governo: «Un pezzo significativo di questo governo non riconosce il valore del 25 aprile, è evidente dal fatto che la presidente del consiglio Giorgia Meloni non riesca a dirsi antifascista», dice. Ma, ironicamente, se ne fa una ragione: «Non posso mica torturarla per farglielo dire», sorride.
Di più, qualcuno dovrebbe spiegare agli italiani il significato di quella fiamma che c’è dentro il simbolo di un partito, ovvero la fiamma che arde sulla tomba di Mussolini. Ne ha anche per il cognato d’Italia Francesco Lollobrigida. «Sostiene che l’antifascismo è violenza? Sì lo è, e si chiama Matteotti, Gramsci, fratelli Rosselli e don Minzoni. Tutti uomini caduti a causa della violenza del regime mussoliniano».
E ancora, a chi gli chiede della scelta del ministro Salvini di presentare il suo libro in concomitanza con il corteo della Liberazione: «È il non riconoscimento del 25 aprile». Alla fine, per Minelli, c’è un problema di nostalgia nel nostro paese. Nostalgia di un passato fatto di repressione e violazione dei diritti di tutti, di violenza e sopraffazione. In pratica, di fascismo. Di chi non riesce a riconoscere il 25 aprile come cemento unitario del nostro paese. Ecco perché la parola antifascismo, che molti nell’esecutivo fanno fatica a nominare, è «purtroppo ancora attuale, non è una parola antica, ma ha un valore nel qui ed ora».
Il cemento unitario del valore dell’antifascismo per Minelli è quello che deve guidare il corteo di giovedì, unito e pacifico. Ma sotto il grande vessillo dell’antifascismo ognuno può declinare come meglio crede la sua partecipazione, specifica Minelli. Ecco perché si dice felice della presenza della brigata ebraica, e si dispiace dell’assenza di altri della comunità, con chiaro riferimento al presidente milanese Walker Meghnagi, la cui scelta viene liquidata come «personale». Del resto, chiosa il presidente dell’Anpi milanese, anche nel Cln convivevano monarchici e comunisti. Ecco perché nel corteo ci saranno palestinesi ed ebrei, dice, ognuno con le proprie peculiarità e le proprie bandiere. E con lo striscione dell’Anpi che chiede il cessate il fuoco ovunque. «Scelta curiosa – conclude Minelli – quella di polemizzare su una posizione che viene fatta propria da moltissime persone». Alla fine dà appuntamento a giovedì. E ci sarà pure il sole, chiosa ottimista.
24/04/2024
da Il Manifesto
Alessandro Braga, MILANO