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Il Sud del mondo sfila a Mosca nonostante l’Europa

Piazza Rossa

Il Sud del mondo sfila a Mosca nonostante l’Europa

Parata militare per celebrare il ‘Giorno della vittoria’ nella 2ª guerra mondiale, esibizione di forza politica di Putin. A tal punto che oggi, a Kiev, arriveranno di gran corsa i leader di Gran Bretagna, Francia, Germania e che si sono intestati il sostegno alla guerra contro la Russia. Visita simbolica il giorno dopo la parata di Putin. Mentre gli Stati Uniti lanciano l’allarme su un imminente attacco aereo di grandi dimensioni contro l’Ucraina.

            

The Guardian

«Keir Starmer, Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Donald Tusk dovrebbero arrivare a Kiev nelle prime ore di sabato – avverte il giornale britannico – e incontreranno il Presidente Volodymyr Zelenskyy per dimostrare il loro sostegno all’Ucraina, ha affermato Downing Street in una dichiarazione rilasciata venerdì sera». La parata di Putin è senz’altro ben riuscita, anche per l’incapacità dell’Occidente di leggere la complicata fase geopolitica che stiamo attraversando. Chi ha avuto la pazienza seguire sfilata, durata quasi due ore, ha potuto raccogliere fruttuose informazioni che, in qualche caso, lasciano perplessi e aprono molti interrogativi. Intanto, prima di entrare nel merito, parliamo del ‘metodo’

Nuova ‘Grande guerra’ contro i nazisti

La regia del Cremlino ha costruito un copione, finalizzato a collegare idealmente la “Grande guerra patriottica contro i nazisti”, alla cosiddetta “Operazione speciale” di oggi in Ucraina. Putin, nel suo breve discorso, l’ha presentata così, come altre volte. Niente di nuovo sotto il sole, quindi? E invece no: se le parole erano quelle, trite e rimasticate degli ultimi tre anni, il contesto è stato abbastanza diverso. Questa volta, a presenziare alla cerimonia, non c’erano solo capi e rappresentanti di Stati strettamente ‘satelliti’, ma anche qualche grosso calibro. E, soprattutto, Paesi che non ti aspetti. viste anche le ultime diffide (diplomatiche) in arrivo da Bruxelles e le minacce (militari) evocate da Zelensky. Insomma, il tentativo di fare terra bruciata intorno alla cerimonia di Mosca non ha funzionato alla perfezione. Anzi, a sentire alcuni analisti, l’ostruzionismo americano (di facciata) ed europeo (di sostanza) è stato percepito, da diversi Paesi ‘non allineati’, come l’ennesima soperchieria dell’Occidente.

Presenze di caratura politica

Certo, l’asso nella manica di Putin è stato Xi Jinping che, con la sua sola presenza, ha dato un peso diplomatico di particolare caratura all’evento. Ma c’erano anche, tra gli altri, il brasiliano Ignazio Lula, l’egiziano El Sisi, il vietnamita Luong Cuong, il palestinese Abu Mazen, il serbo Alexander Vucic e lo slovacco Robert Fico. Queste ultime due presenze hanno fatto reagire la rappresentante UE per gli Esteri, l’estone Kaja Kallas, che notoriamente ha un approccio assai aggressivo verso Mosca. «La Kallas – spiega il Guardian – ha dichiarato il mese scorso che la partecipazione alle celebrazioni del 9 maggio a Mosca non sarebbe stata presa alla leggera da parte europea.  E ha invitato i rappresentanti degli Stati membri dell’Unione e dei Paesi candidati a celebrare la giornata in Ucraina». Insomma, non permettersi di andare a Mosca, sia pure per un’occasione strettamente cerimoniale. La minaccia è stata percepita come una pesante invasione di campo, suscitando una feroce reazione da parte di Fico e sollevando anche rabbia, dato che i baltici hanno chiuso il loro spazio aereo, per obbligare gli ospiti di Putin a fare un’ampia deviazione.

Sgangherata Commissione Ue

Morale della vicenda: con un simile ‘Ministro degli Esteri’, con quale faccia l’Unione Europea può proporsi come mediatrice o ‘peace-keeper’? «Kaja Kallas – aggiunge il Guardian –  faceva parte di una delegazione composta da 17 funzionari e ministri UE, tra cui figurava anche il  britannico David Lammy, che si è recata a Leopoli, per onorare le vittime ucraine del conflitto e sostenere un tribunale speciale, incaricato di indagare sui presunti crimini di guerra di Mosca». Lo sforzo occidentale di bloccare la festa (e la campagna promozionale) di Putin, apparentemente, però, è naufragato. Anche l’avvertimento di Zelensky (molto azzardato e privo di senso politico) rivolto agli ‘ospiti del Cremlino’, di tenersi alla larga, non ha funzionato. Secondo FoxNews, «la compagnia di bandiera russa Aeroflot ha cancellato più di 100 voli da e per Mosca e ne ha ritardati altri 140 mercoledì, mentre l’esercito stava respingendo i ripetuti attacchi dei droni ucraini sulla capitale». Ma la gente è arrivata lo stesso.

Guerra Ucraina letta dal sud del mondo

E, certo, Zelensy non ha fatto una gran figura a scendere a questa quota, visto che, specie tra i ‘non allineati’, la causa ucraina perde colpi. Ormai il Sud del mondo, in molti casi, comincia a percepirla come una lotta dell’Occidente (e del suo pensiero unico) contro il multipolarismo. Nonostante tutte le ragioni di Kiev. Così il Il New York Times si è soffermato sugli effetti delle minacce di Zelensky: «Venerdì sono state introdotte pesanti misure di sicurezza in tutta Mosca. L’intero centro città è stato bloccato al traffico e le stazioni della metropolitana, nelle vicinanze del Cremlino, sono state chiuse. L’accesso a internet è stato sporadico, anche tramite linee fisse. Molti in Russia temevano che l’Ucraina potesse usare uno dei suoi droni a lungo raggio per colpire la città il giorno della parata, soprattutto dopo che un attacco con un drone ucraino ha costretto alla chiusura di tutti e quattro i principali aeroporti di Mosca, all’inizio di questa settimana». In definitiva, Putin può essere soddisfatto. Tutto sembra essergli andato per il verso giusto.

Presenze a Mosca che pesano

Erano presenti 27 Paesi e con i russi hanno anche sfilato, oltre ai cinesi, truppe egiziane, vietnamite, mongole e di un’altra decina di eserciti. I nordcoreani sono stati ‘parcheggiati’ in qualche caserma. Per decenza. Mancava Narendra Modi, perché l’India in questo momento ha altri grattacapi a cui pensare, vista la crisi col Pakistan. Ci fosse stato pure lui, Vladimir Vladimirovic avrebbe fatto tombola, perché è stato annunciato tra gli ospiti pure il Ministro della Difesa sudafricano, Thandi Modise. Come dire che il ‘Giorno della vittoria’ della Russia, si è quasi trasformato in una specie di vertice, fuori programma, dei ‘Brics’. Alleanza che, evidentemente, non solo tiene, ma continua ad allargarsi. In fondo, a pensarci bene, un grosso aiuto a Putin l’ha offerto in particolare l’Europa. Dando troppa importanza a un evento che avrebbe dovuto essere, probabilmente, ignorato.

Europa e volenterosi incapaci

Invece, tra pressioni, diktat e minacce, distribuiti urbi et orbi, si è finiti solo per esaltarlo. Facendo ciò che Vladimir Putin andava cercando. Ora, il viaggio a Kiev dei quattro leader europei sembra confermare questa chiave di lettura. Attenzione: è una visita rischiosa, che puzza di sfida. Questa non è più nemmeno lontanamente un saggio gioco diplomatico, una pura e semplice roulette. Russa.

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10/05/2025

da Remocontro

Piero Orteca

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