Gli ebrei americani sono una componente fondamentale del panorama elettorale negli Stati Uniti. Sono particolarmente attivi nel finanziamento e delle campagne elettorali, e personalmente ai vertici di molte delle massime cariche federali e di molti imperi economici. Coinvolti anche in questa campagna sui due fronti, col marito da Kamala Harris con genero di Donald Trump ebrei. Tradizione democratica, ma non è detto, nonostante la quantità di armamenti ceduti a Israele dalla presidenza Biden.
L’elettorato ebraico nei singoli States
La distribuzione geografica dell’elettorato ebraico diventa particolarmente rilevante in alcuni Stati chiave nell’astruso sistema elettorale Usa. Stati come la Pennsylvania, l’Illinois e l’Ohio con una popolazione ebraica del 3% della popolazione totale, ma che rappresenta il 4% dell’elettorato, rileva Giuseppe Gagliano su InsideOver. Situazione ancor più influente in stati altrettanto decisivi come la Florida e New York, dove gli ebrei costituiscono il 9% della popolazione ma rappresentano un 15% decisivo dell’elettorato democratico. Presenza che diventa cruciale in elezioni presidenziali dove la comunità ebraica è in grado di mobilitarsi, raggiungendo talvolta il 30% di affluenza.
Mobilitazione e influenza politica
Secondo André Kaspi, autore di una guida sul voto ebraico negli Stati Uniti, la mobilitazione elettorale della comunità ebraica è tradizionalmente notevole: l’80% degli ebrei iscritti alle liste elettorali partecipa regolarmente al voto, una percentuale che può arrivare fino al 90% in alcune occasioni. Questo dato dimostra come il peso politico degli ebrei americani va ben oltre il loro numero. Con primi segnali di disagio versi i vertici che li rappresentano. George Soros, stramiliardario ebreo, ha criticato il monopolio politico dell’American Israel Public Affairs Committee, l’AIPAC, l’organizzazione che ha il potere di influenzare la politica estera americana verso il Medio Oriente e che tradizionalmente sostiene candidati pro-Israele. Ma quali candidati in Israele?
L’AIPAC Lobby politica eccessiva
L’AIPAC è una delle lobby più potenti negli Stati Uniti, cruciale nei legami tra il governo americano e Israele. Fondata nel 1954, l’organizzazione avrebbe il compito primario di raccogliere fondi per candidati favorevoli a Israele e contrastare quelli considerati ostili. Secondo alcuni, l’AIPAC non mira tanto a influenzare le decisioni politiche israeliane quanto indirizzare gli interessi americani verso quelli di Israele. Quali a prevalere è questiole lecerante aperta. Nel 1984, un esponente dell’organizzazione, Kennedy Blalikin, dichiarò pubblicamente che l’AIPAC avrebbe sostenuto qualsiasi governo israeliano indipendentemente dalla linea politica scelta, dimostrando la sua neutralità verso le decisioni interne israeliane, Netanyahu a prescindere.
Mobilitazione contro
L’AIPAC ha esercitato spesso una pressione tangibile sulla carriera politica di diversi esponenti Usa. Nel 1992, il senatore Gus Savage perse il suo seggio in Illinois per essersi opposto al finanziamento per il ripopolamento delle colonie israeliane con ebrei sovietici. Questo evento sottolinea come l’AIPAC fa politica per influenzare gli esiti elettorali, assicurando che le posizioni filo-israeliane rimangano ben rappresentate (molto rappresentate) nel Congresso. Un altro esempio è la sconfitta di Paul Findley, congressista noto per aver incontrato lo scomparso Yasser Arafat e aver sostenuto il riconoscimento dell’OLP. La sua opposizione alla linea filo-israeliana gli costò la rielezione, venendo descritto come “uno dei peggiori nemici di Israele nella storia del Congresso”.
Critiche e dissenso interno
Ma non tutte le organizzazioni ebraiche negli Stati Uniti condividono la linea dell’AIPAC. Ci sono gruppi come ‘J Street’, nati per promuovere una visione più critica e moderata, sostenendo la creazione di uno Stato palestinese e una politica di pace. Esistono anche organizzazioni come ‘Not in My Name’, che si oppongono apertamente al sionismo e alle attuali politiche aggressive israeliane, dimostrando la pluralità di opinioni all’interno della comunità ebraica americana. Queste organizzazioni cercano di smantellare l’idea che tutti gli ebrei americani siano acritici sostenitori di Israele e dell’attuale estrema destra sovranista e messianica ora al potere, e si impegnano in campagne per promuovere diritti umani e una pace giusta in Medio Oriente. Ma sono una netta minoranza.
Netanyahu e governo con Trump
Per chi vota Netanyahu? Lui non vota ma molti comportamenti politici israeliani sono chiaramente mirati a favorire più Trump del genero armiere Biden. Per fortuna -come abbiamo visto-, l’influenza degli elettori ebrei e delle lobby israeliane negli Stati Uniti è anche articolata. L’AIPAC rappresenta la punta dell’iceberg di un ecosistema di organizzazioni che si muove in maniera complessa, bilanciando pressioni politiche, critiche interne nell’impegno comunque costante nel garantire gli interessi di Israele nella politica americana. Panorama lontano dall’essere omogeneo, arricchito da molte voci critiche segno di un dibattito vivace e spesso lacerante sui rapporti tra Israele e gli Stati Uniti.
04/11/2024
da Remocontro