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Inchiesta sulla corruzione in Ucraina: via il procuratore generale

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I problemi insanabili del sistema di reclutamento militare. In due anni di guerra oltre 8 milioni di civili ucraini hanno lasciato il paese. La corruzione all’interno del sistema di reclutamento militare ucraino appare insanabile. Dopo il repulisti dello scorso anno per contrastare la pratica dei falsi certificati medici e dell’esenzione in cambio di tangenti, ieri l’esecutivo ha dovuto allontanare il cacciatore capo dei corrotti, il procuratore generale Andriy Kostin.

L’uomo di Zelensky per la lotta all’illegalità

Procuratore generale dello stato. Il massimo grado della magistratura inquirente. Andriy Kostin era stato scelto dal capo dello stato per la lotta all’illegalità, in particolare nel sistema di reclutamento e di approvvigionamento dell’esercito. Una richiesta su spinta Ue, sia per le necessità sempre più drammatiche dell’esercito. Ma il virus corruzione aveva ormai contagiato la procura Generale stessa. «Sono stati stabiliti abusi all’interno del sistema degli uffici della procura in Ucraina. Credo che sia giusto annunciare le mie dimissioni dalla carica di procuratore generale» ha scritto Kostin, senza specificare se la sua colpa sia solo quella di mancata vigilanza o se vi siano altri gradi di coinvolgimento di cui è imputato.

Contro i crimini di guerra russi rubando

Il procuratore generale dell’Ucraina aveva tra le sue prerogative anche la raccolta di prove dei crimini di guerra russi, delle attività di spionaggio e dei procedimenti sugli altri casi di corruzione nella politica nazionale. Le sue dimissioni gettano un’ombra sulle scelte di Zelensky e sull’amministrazione di Kiev, da sempre al centro delle preoccupazioni di Bruxelles per gli altissimi livelli di corruzione pre-bellica. Ma la corruzione, sottolinea Sabato Angieri, non è l’unico problema che attanaglia ora l’Ucraina.

Report Onu: 8 milioni di ucraini in fuga

Ieri è stato pubblicato l’ultimo report dell’Agenzia dell’Onu che si occupa di demografia, la Unfpa, secondo il quale dall’inizio dell’invasione russa 8 milioni di ucraini, sui 43 milioni censiti prima del 22 febbraio 2024, hanno lasciato il territorio nazionale. Quasi un quinto della popolazione pre-bellica si trova ora all’estero, in particolare in Europa occidentale. Il rapporto dell’Unfpa sottolinea che il calo era già significativo dal 2014, ovvero dall’inizio della crisi di Crimea e dello scontro con le repubbliche separatiste del Donbass. La guerra interna che preludeva alla catastrofe successiva, per chi voleva capire e cercare di evitare.

Guerra il via alla fuga di massa

La guerra ha solo amplificato un fenomeno già in atto legato alla mancanza di sicurezze, di prospettive economiche che ha determinato un calo drastico del tasso di natalità a un bambino per donna, che è uno dei più bassi al mondo. La curva demografica dunque rappresenta una società che invecchia rapidamente, più di quella italiana, e si impoverisce a un tasso esponenziale a causa della perdita di professionisti e tecnici di alto livello che cercano condizioni migliori all’estero per sfuggire all’indeterminatezza provocata da quasi 3 anni di conflitto, oltre le fantasiose promesse di vittoria finale lanciare ancora nei giorni scorsi del presidente.

Ritratto impietoso della società ucraina

Questo ritratto impietoso della società ucraina non fa che confermare i timori di chi sostiene che il prolungarsi del conflitto avrà degli effetti devastanti sul Paese nel medio e nel lungo termine. Anche dopo la fine delle ostilità. Anche il famoso «suolo nero» ucraino, noto per la sua fertilità, risentirà gravemente del conflitto. Stando al rapporto del Centro comune di ricerca (Jrc) e dell’Agenzia europea dell’Ambiente (Aea): «L’impatto ambientale delle attività militari è destinato ad essere significativamente più grave di quanto si sia mai visto nella storia. L’esperienza di altre aree colpite da conflitti indica che i suoli delle zone in cui si svolgono intense ostilità, come Bakhmut e Avdiivka, impiegheranno decenni (o addirittura secoli) per essere ripristinati».

Soldi e armi da impotenza politica

Tanto per ripetersi nel sostenere lo ‘sforzo bellico’, il Parlamento europeo, sempre più in difficoltà finanziaria e anche politica, ha approvato la nuova assistenza all’Ucraina: un prestito fino a 35 milioni di euro da rimborsare con le future entrate derivate da beni russi congelati. Soldi presi dei russi, e dai 50 miliardi concordato con gli Usa, sempre dai fondi congelati russi, diventato ormai un aleatorio ‘pozzo di San Patrizio’ e cui fare riferimento quando serve dire. Ulteriore replay dagli Stati uniti, con la segretaria al Tesoro, Janet Yellen, che anticipa per la prossima settimana Washington nuove ormai sanzioni a Mosca. Sanzioni inutili ma elettorali.

24/10/2024

da Remocontro

rem

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