Accordo a rischio sui dazi, Donald snobba pure Giorgia. Da zero dazi Bruxelles rischia il ripristino di tariffe al 20%, mentre sui prodotti alimentari si parla già del 17%.
L’Unione europea rischia di uscire con le ossa rotte dai negoziati con gli Stati Uniti di Donald Trump sui dazi. Non ci sono stati progressi verso un accordo commerciale tra l’Ue e gli Stati Uniti nel corso degli incontri che il commissario al Commercio, Maros Sefcovic, ha avuto giovedì a Washington. È quanto emerge dalle discussioni avute nella riunione degli ambasciatori Ue, dove sembra che il pessimismo si stia diffondendo in vista della scadenza del 9 luglio.
Eppure Sefcovic, aveva scritto in un post la notte scorsa sul suo account X: “Si conclude una settimana di lavoro produttiva a Washington. È stato un piacere incontrare il rappresentante per il Commercio Usa Jamieson Greer, il Segretario al Commercio Howard Lutnick e il Segretario al Tesoro Scott Bessent. Stiamo tornando a Bruxelles: il lavoro continua. Il nostro obiettivo rimane invariato: un accordo commerciale transatlantico valido e ambizioso”.
Rischio no-deal per l’Europa sui dazi
Da che l’Europa puntava a dazi zero ora è diventata una chimera anche l’accordo per dazi al 10%. Secondo quanto riporta il Financial Times, gli Usa infatti minacciano un dazio del 17% sui prodotti agricoli. La mossa, spiega il Financial Times, è arrivata prima della scadenza del 9 luglio per concordare un accordo commerciale, dopo la quale gli Stati Uniti hanno dichiarato che imporranno tariffe del 20% su tutti i beni dell’Ue se non verrà raggiunto un accordo.
Trump vuole che Bruxelles conceda alle aziende statunitensi ampie esenzioni dai regolamenti e che riduca il suo surplus commerciale con gli Usa.
“Dopo aver discusso lo stato di avanzamento della questione con i nostri Stati membri, la Commissione si impegnerà nuovamente con gli Stati Uniti sul merito nel fine settimana. Al tempo stesso, ci stiamo preparando all’eventualità che non si raggiunga un accordo soddisfacente”, ammette il portavoce della Commissione europea per il Commercio, Olof Gill, in serata.
Bruxelles da zero dazi corre il pericolo di tariffe al 20%
Secondo diverse fonti, sono tre gli scenari che i partner commerciali degli Stati Uniti hanno davanti la prossima settimana: una sospensione dei dazi reciproci – mantenendo in piedi i negoziati per ulteriori riduzioni tariffarie – per i Paesi che hanno siglato un accordo di principio (ovviamente il 10% rimarrebbe); un ripristino dei dazi sospesi – quindi del 20% nel caso dell’Ue – mantenendo i negoziati per un eventuale accordo futuro oppure, terzo scenario, dazi fino a nuovo avviso senza negoziati.
Schiaffi a destra e sinistra per l’Europa. La Cina ha annunciato dazi antidumping sul brandy importato dall’Ue, in vigore già da oggi con un picco fino al 34,9%, per le decisioni prese alla fine di un’istruttoria iniziata nel 2024.
Il ponte di Giorgia tra Ue e Usa è crollato
Ma tornando alla trattativa Ue-Usa, fa specie sentire la premier Giorgia Meloni, intervenuta al forum in Masseria di Bruno Vespa, dire che “da parte italiana abbiamo lavorato per fare in modo che il rapporto fosse certamente franco ma costante, teso a cercare di risolvere insieme i problemi”.
E ancora: “Siamo soddisfatti di avere ricostruito un dialogo che sembrava interrotto e ora è continuativo, stiamo facendo tutti la nostra parte ma non posso entrare in merito a quelli che saranno gli accordi”.
Meloni ha insistito: “Quello che ho detto al vertice della Nato è ovvio che il tema di un comune rafforzamento della difesa occidentale e il tema di rafforzare i nostri rapporti commerciali sono due facce della stessa medaglia. La mia idea è che il fatto che l’Europa abbia deciso di farsi maggiormente carico della propria sicurezza possa anche facilitare il raggiungimento di un accordo di buon senso sui dazi”. Ma non sembra proprio che Trump stia dando retta a Meloni.
Conte contro Meloni: con lei l’Italia è in saldo
“La pontiera Meloni che fine ha fatto? Il ponte è crollato e l’Italia è in saldo, con una svendita senza precedenti alla faccia di tutte le chiacchiere con cui Meloni e soci ci hanno ammorbato per anni su sovranismo e patriottismo”, ha detto il presidente M5S Giuseppe Conte.
“Sono passati da obiettivo ‘zero’ dazi a dover accontentarsi di dazi al 10% con 100mila posti di lavoro a rischio. E non finisce qui: per avere il 10% hanno calato le braghe sul taglio delle tasse ai colossi miliardari del web statunitensi, sugli acquisti di gas americano (con bollette più care a carico dei cittadini) e su una corsa forsennata al riarmo con un aumento di 445 miliardi in 10 anni solo per la Nato, mentre si taglia sulla sanità e si aumentano le tasse. Con Meloni è ‘outlet Italia’: questo non è negoziare, è svendere”, ha concluso Conte.
05/07/2025
da La Notizia