ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

Intanto i russi avanzano e gli ucraini resistono: «Finché non ci diranno che è finita, noi combattiamo»

Intanto i russi avanzano e gli ucraini resistono: «Finché non ci diranno che è finita, noi combattiamo»

Reportage-intervista dal fronte. Parla Oleksii Sannikov, comandante del 206° battaglione: «I militari non decidono, le decisioni si prendono nelle capitali, a volte nelle capitali straniere. Se mi chiedete quale possa essere il nostro futuro non so davvero cosa dire». Decisiva la sproporzione delle forze in campo: «Perdiamo molti uomini, ma loro di più»

«Che vuoi che pensiamo, noi continueremo a fare quello che abbiamo fatto finora finché i politici non decideranno diversamente». In un bunker sotto una palazzina popolare di Kostiantinivka il comandante del 206mo battaglione di difesa territoriale ucraina Oleksii Sannikov ha il suo quartier generale. Lo incontriamo mentre fuori gli artiglieri dei due eserciti si scambiano colpi senza sosta che rimbombano nel freddo cielo invernale.

Oleksii Sannikov

«AVETE LETTO le dichiarazioni di Trump?» chiede Oleksii con un sorriso bonario e calmo che non lo abbandona per tutta l’intervista. «Secondo me era un messaggio per l’opinione pubblica interna degli Usa. Tutti in Europa sanno che sono solo bugie, non può far presa». Obiettiamo che i 27 non sono proprio così uniti sull’Ucraina. «Lo so, infatti abbiamo bisogno di una nuova alleanza militare. Ad ora solo la Gran Bretagna che si è schierata apertamente, forse anche la Francia potrebbe aiutarci, ma chi altro?».

Gli chiediamo dell’Italia. «Meloni ci è già riuscita a fare di nuovo l’Italia grande?». Lo dice in inglese, Make Italy Great Again, citando il Maga di Trump, e ride lui per primo. Andiamo avanti. «La Polonia sta aspettando, per capire se riuscirà ad avere una parte del nostro territorio occidentale, come una specie di protettorato, e anche l’Ungheria».

PER QUANTO STRANO possa sembrare, la tesi secondo la quale l’Ucraina verrà smembrata raccoglie simpatie bipartisan. I canali Telegram russi parlano di uno scenario in cui alla Russia andrà tutta l’Ucraina orientale, fino al fiume Dnipro e a Kiev, e Polonia e Ungheria (con la variante romena) si spartiranno quella occidentale per conto della Nato. Una sorta di scenario tedesco post-1945. I russi spesso citano questa teoria sia per ribadire l’inconsistenza politica di Kiev, sia per sottolineare come altri stati siano pronti ad approfittare di questa guerra. Dal lato ucraino, invece, il complotto è leggermente diverso: truppe di Mosca nelle aree attualmente occupate, una grande regione con al centro Kiev pseudo-indipendente e le zone dell’ovest controllate da Varsavia e Budapest con la scusa della ricostruzione e delle garanzie di sicurezza.

«Con gli Usa o senza di loro non abbiamo scelta» prosegue Oleksii, «perché siamo in una situazione simile a quella precedente alla I Guerra Mondiale. Non ci sono poteri internazionali e alleanze in grado di fermare l’escalation». Ma i russi continuano ad avanzare, anche senza escalation è possibile che il fronte si spezzi? «Con un collega ieri abbiamo fatto un conto: il numero di soldati russi intorno a Pokrovsk è superiore alle forze attive di tutti gli eserciti dell’Ue messi insieme». Una situazione disperata, quindi. «Due mesi fa pensavo che lo fosse, la zona che era stata assegnata a noi, Toretsk, era spacciata, infatti abbiamo ricevuto l’ordine di ritirata. Poi invece sono arrivate le truppe d’assalto e li abbiamo fermati».

MA NON È DAPPERTUTTO COSÌ, più a sud, nell’area di Kurakhove, ad esempio, i russi continuano a occupare villaggi. «Loro hanno un vantaggio indiscutibile rispetto a noi: la quantità di uomini che possono dispiegare. Dall’inizio della guerra ho sempre trovato incredibile quanti soldati riuscissero a mandare all’assalto di volta in volta. Spesso si è trattato di offensive inutili, suicide, magari ordinate da qualche ufficiale che pensa ancora che la guerra si faccia come sui vecchi libri di teoria militare sovietica». Sono gli stessi sui quali molti dei vostri ufficiali hanno studiato, lo interrompiamo: «Infatti non dico che non ci siano nostri ufficiali che agiscono in questo modo, ma sono molti di meno in proporzione, noi non potremmo permetterci di perdere un numero così alto di uomini».

DUNQUE LA SPROPORZIONE delle forze in campo è un elemento fondamentale di questa fase. Cos’altro? «La capacità produttiva. Servono droni, tantissimi droni, in continuazione, perché ci permettono di attaccare con costi estremamente inferiori all’artiglieria, e perché ormai la guerra è diventata questo. Quella che si definisce ‘linea del fronte’ ormai è un concetto, esiste ancora ma non è il luogo fisico dove si svolgono la maggior parte degli scontri. Ora con i droni non si possono più tenere insieme neanche i plotoni (20-30 uomini, ndr) perché sarebbero subito individuati e si rischiano perdite altissime, siamo costretti a mettere 3 o 4 uomini in ogni ‘casa sicura’». Ecco perché negli ultimi mesi non abbiamo più trovato un reparto acquartierato in prima linea. «Esatto, si crea così una zona grigia che si estende anche per 10 km da una parte e dall’altra. A volte si tentano degli assalti rapidi, con qualsiasi mezzo (su internet circola un video di un attacco russo con dei monopattini elettrici, ndr), ma sono azzardi spesso infruttuosi. Si difendono le posizioni, con i droni si attacca e si viene attaccati costantemente e se si perdono troppi uomini si indietreggia. Ma se ne perdiamo molti noi loro ne perdono di più».

PER QUANTO ANCORA possono continuare così, non gli sembra che tutto ciò abbia poco senso? «Noi continueremo così finché potremo, spero per lungo tempo, ma i militari non decidono, le decisioni si prendono nelle capitali, a volte nelle capitali straniere. Se mi chiedete quale possa essere il nostro futuro non so davvero cosa dire e molti commilitoni sono nella mia stessa situazione, combattiamo finché qualcuno non ci dirà ‘stop, è finita’». E quel momento lo teme? «Pensarci ora è inutile, la guerra continua».

20/02/2025

da Il Manifesto

Sabato Angieri

share