Le nuove previsioni demografiche dell’Istat stimano che in 25 anni il Paese perderà quattro milioni di persone scendendo sotto i 55 milioni di residenti e 1 famiglia su 4 sarà formata da una persona.
Tra 25 anni in Italia vivranno 4 milioni di persone in meno rispetto a oggi, la popolazione sarà in gran parte anziana, dato che un abitante ogni 3 avrà più di 65 anni e l’età media salirà a 51 anni dai 46,6 attuali, mentre le famiglie saranno ancora più piccole, con soli 2,03 componenti in media. Ma in questa trasformazione, che nelle sue linee generali è nota, e la cui dinamica è ormai considerata irreversibile dai demografi, il dato che merita più attenzione per le ricadute sociali che comporta è una condizione in particolare: la solitudine. L’Italia sarà soprattutto un Paese di persone sole, certo non l’unico tra le nazioni sviluppate, tuttavia con caratteristiche proprie molto nette.
La solitudine è la conseguenza naturale del calo delle nascite e dell’invecchiamento della popolazione, ma anche dell’evoluzione dei costumi che caratterizza la transizione demografica. Le ultime previsioni demografiche dell’Istat, aggiornate al 2024 (qui: tinyurl.com/n7n4h9md), mostrano bene questa tendenza da qui al 2050 e oltre. Oggi, ad esempio, le persone con più di 65 anni che vivono sole sono 4,6 milioni, tra 25 anni si prevede aumentino di altri 2 milioni. Il numero di “famiglie” invece non sarà molto diverso rispetto a ora, circa 26,7 milioni, ma in più del 41% dei casi, cioè circa 11 milioni rispetto ai 9,7 attuali, si tratterà di persone sole, con un aumento dell’8% per i maschi e di ben il 18% per le femmine.
La previsione deriva dall’aumento della speranza di vita, ma a incidere sarà anche l’andamento atteso dell’instabilità coniugale. In questo senso l’evoluzione della composizione della famiglia rivela che nel 2050 le coppie con figli passeranno dall’essere una ogni tre a solo una ogni cinque (21,4%), di fatto pareggiando i conti con le coppie senza figli (21,2%). Anche qui, però, in ambito familiare, a emergere è soprattutto il tema della solitudine: la percentuale di genitori soli – in particolare donne, ma con un atteso aumento della quota dei padri – è infatti destinata a salire dal 10,9 al 12,1% del totale delle famiglie.
La traiettoria della solitudine, come accennato, è il frutto di una serie di elementi combinati relativi all’andamento demografico e all’evoluzione sociale: l’invecchiamento della popolazione e l’aumento della speranza di vita generano più persone sole, il calo delle nascite più genitori soli, la crisi dei legami di coppia più individui soli e famiglie monogenitoriali. Di fatto, però, saranno sempre più gli anziani a sperimentare la solitudine: nel 2050 le persone con oltre 75 anni, mediamente più fragili e con maggiori bisogni legati all’invecchiamento, che potrebbero trovarsi sole, saranno circa 4,6 milioni, 1,7 in più rispetto a ora, e di cui 3,4 milioni donne.
Il report “Previsioni della popolazione residente e delle famiglie” con base 2024, che l’Istat ha diffuso ieri, offre molti altri spunti aggiornati su quello che potrebbe essere l’Italia nel 2050 e nel 2080 in base alla sua evoluzione demografica, elaborando uno scenario mediano e due estremi. Il calo della popolazione nazionale, ad esempio, è una certezza: nel 2050 l’Italia probabilmente avrà 54,7 milioni di abitanti, rispetto ai 59 milioni attuali, cioè 4 milioni in meno. Nel 2080 invece lo scenario mediano (che ha in ogni caso un margine di incertezza più alto rispetto al 2050) conta 45,8 milioni di residenti, cioè ben 8,8 milioni in meno da oggi. In questo scenario, la vera e drammatica certezza è lo spopolamento del meridione: dai quasi 20 milioni di residenti nel 2024 la prospettiva intermedia indica un calo a 16,4 milioni nel 2050, per scendere a nemmeno 12 milioni di residenti nel 2080, con una perdita di quasi 8 milioni di persone. Un crollo di dimensioni epocali e dalle conseguenze inimmaginabili, se si valuta che al Nord la popolazione potrebbe addirittura aumentare, mentre il tema dell’invecchiamento e della solitudine si porrà soprattutto nelle aree meridionali: attualmente il Mezzogiorno ha una popolazione con età media di 45,8 anni, di un anno più giovane rispetto al Nord (46,9), ma già nel 2040 avverrà il sorpasso con 50 anni contro 49,3.
La “convergenza” tra Nord e Sud, cioè la riduzione di alcuni divari storici, è un altro aspetto che emerge con forza, ma pone una serie di questioni problematiche, dato che riguarda da vicino le strutture familiari. Entro il 2050 nel Mezzogiorno le famiglie “nucleari” scenderanno dal 63,1 al 57,6%, le coppie con figli crolleranno dal 31,5 al 22,7%, le coppie senza figli potrebbero salire al 20,2%, le persone sole aumenteranno del 5%, al 38,7%. Livelli quasi settentrionali, ma non inseriti in un contesto di maggiore sviluppo.
Tornando al quadro nazionale, se è molto più difficile e aleatorio prevedere i flussi migratori e la loro capacità di bilanciare la perdita di popolazione e l’invecchiamento, perché molto dipende da vari fattori economici e geopolitici, l’Istat calcola dal 2024 al 2080 circa 20,5 milioni di nascite, 43,7 milioni di decessi, 18 milioni di immigrazioni dall’estero e 8,2 milioni di emigrazioni. Gli stranieri, insomma, salvo stravolgimenti, non riusciranno a bilanciare la crisi demografica del nostro Paese. Di certo, però, come rileva l’Istat, «la trasformazione della popolazione non sarà solo quantitativa, ma anche qualitativa, cambiandone profondamente le caratteristiche strutturali». E, ovviamente, ponendo seri problemi di sostenibilità dello Stato sociale: nel 2050 le persone con più di 65 anni passeranno dal 24,3 al 34,6%, la popolazione attiva, cioè tra 15 e 64 anni, si ridurrà di 7,7 milioni, scendendo dal 63,5 al 54,3%, il che significa che soltanto poco più della metà dei residenti in Italia avrà un’età da lavoro. Un Paese più anziano, con strutture familiari più fragili, e con molta più solitudine. La consapevolezza della direzione verso la quale l’Italia si sta dirigendo può essere un buon punto di partenza per prepararsi ad affrontare questa trasformazione. Ma gestirla non sarà facile.
29/07/2025
da Avvenire