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Israele al valico di Rafah isola Gaza e se stessa: Usa stop consegna bombe

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Netanyahu attacca e bombarda Rafah ma finisce tra i due fuochi della sua ultra destra religiosa e l’indignazione del mondo. Tanto da costringere l’America quasi complice e bloccare le consegna di altre bombe e armamenti. I carri armati israeliani occupano il valico e bloccano gli aiuti: Gaza isolata. L’Onu implora gli alleati di fermare Tel Aviv. Cadrà prima Rafah o Netanyahu? La trattativa su cessate il fuoco e ostaggi comunque continua.

Pentimento americano a sorpresa

Gli Stati Uniti hanno sospeso la consegna di un carico di bombe dopo la mancata risposta di Israele alle ‘preoccupazioni’ di Washington all’offensiva su Rafah. Lo ha detto un alto funzionario militare americano e riferisce l’agenzia ANSA. «Abbiamo sospeso la consegna di una spedizione di armi a Israele la scorsa settimana: si tratta di 1.800 bombe da 910 chili e 1.700 bombe da 225 chili», ha detto la fonte dell’amministrazione Biden coperta da anonimato. «Non abbiamo preso una decisione definitiva su come procedere con questa spedizione».

Rafah, attacco ma solo un po’, e bombe ad ammazzare

L’esercito israeliano partito all’attacco ha preso il controllo del valico di Rafah con l’Egitto, isolando di fatto la Striscia dove, oltre Rafah, sono chiusi anche il valico di Erez (al nord) e quello di Kerem Shalom (a sud), e lì per ora si è fermato. Il valico di Rafah è praticamente l’unico punto di uscita da Gaza verso il mondo esterno, dove finora sono transitati aiuti e persone evacuate verso il Sinai egiziano. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha intimato a Israele di riaprire ‘immediatamente’ tutti i valichi, così come hanno ripetuto gli Stati Uniti. E per la prima volta il portavoce della sicurezza nazionale, John Kirby, fa la voce grossa e afferma che «Washington esige che ciò accada il prima possibile». Esige!

‘Antiterrismo’ per un esercito senza obiettivo certo

Cominciata la notte scorsa con intensi combattimenti di terra nella parte est della città, l’operazione dell’Idf si è fermata questa mattina con l’arrivo dei tank al valico. Secondo l’esercito – informazioni di intelligence-, «il valico di Rafah era usato a scopi terroristici». Il terrorismo dei sacchi di farina per gli affamati? E Hamas non era già stata sconfitta e cancellata? Contraddizioni politiche che attraversano Israele e rimbalzano sull’operazione militare che inizia ma non sa bene sin dove arrivare. Restano gli attacchi aerei e i colpi di artiglieria che ammazzano dove capita, vero terrorismo. Media arabi e l’agenzia palestinese Wafa hanno riferito che la notte scorsa «almeno 20 persone sono state uccise su Rafah, compresi donne e bambini».

La reazione americana e lo stop alle bombe

Gli Stati Uniti hanno sospeso la consegna di un carico di bombe dopo la mancata risposta di Israele alle ’preoccupazioni’ di Washington (per Rafah e per la presidenza Biden). Bloccata la consegna di 1.800 bombe da 910 chili (quelle che ammazzato per 300 metri attorno), e 1.700 bombe da 225 chili che ammazzano più ‘normalmente’. E Washington ha chiarito che non sosterrà un attacco senza un piano credibile per proteggere i civili che si rifugiano nella città. Lunedì il presidente americano Joe Biden «ha ribadito la sua chiara posizione al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu». Tradotto, litigio furioso (‘o ti fermi o ti mollo e taglio armi e soldi’).

Quelle bombe micidiali nella mani di chi?

Insomma, ancora l’enigma Natanyahu. La decisione americana: «Mentre i leader israeliani sembravano avvicinarsi a un’operazione del genere, abbiamo iniziato a considerare attentamente le proposte per trasferire a Israele armi specifiche che potrebbero essere utilizzate a RafahWashington ‘particolarmente concentrata’ sull’uso delle bombe più pesanti e sull’impatto che potrebbero avere in ambienti urbani densi come abbiamo visto in altre parti della Striscia di Gaza». Riflessione decisamente tardiva dopo l’indignazione che hanno suscitato le immagini di quegli ordigni sulla popolazione civile palestinese.  E la popolazione studentesca americana in rivolta. E l’alettorato democratico.

Esibizione di muscoli per la trattativa?

L’operazione a Rafah è scattata poche ore dopo che il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha annunciato, a sorpresa, che avrebbe accettato la proposta di mediazione per la tregua di Qatar e Egitto. L’ingresso a Rafah – di cui Hamas e Israele danno opposte chiavi di lettura – non ha tuttavia impedito alle parti di tornare al Cairo per riprendere i negoziati, sotto la spinta degli americani presenti con il capo della Cia William Burns e dei mediatori. «La proposta di Hamas – ha denunciato il premier Benyamin Netanyahu – mirava a sabotare l’operazione a Rafah. Non è accaduto». Israele, ha avvertito il primo ministro, non cederà al Cairo «sul rilascio degli ostaggi e sui requisiti essenziali per la sicurezza dello Stato».

Le posizioni tra le parti sono distanti, secondo alcune fonti informate sentite dalla Cnn, almeno su tre punti: i detenuti palestinesi, gli ostaggi israeliani da rilasciare e la fine della guerra. La fazione islamica sarebbe pronta a rilasciare 33 ostaggi ‘vivi o morti’, solo 18 invece nel caso in cui Israele non dovesse accettare la fine della guerra.

08/05/2024

da Remocontro

Remocontro

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