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Israele bombarda i grattacieli a Gaza ed ormai è carneficina

macello

Israele bombarda i grattacieli a Gaza ed ormai è carneficina

Politica Estera

07/09/2025

da Remocontro

Remocontro

L’ordine di evacuazione ai palestinesi arriva con i missili, distrutto un palazzo di 12 piani con centinaia di tende sotto. È solo il primo. Chi dà l’ordine politico è già criminale di guerra, ma anche chi dà e chi esegue quegli ordini militari ormai lo sono.

Hamas l’alibi per ogni orrore

E’ salito a 21 morti, di cui 13 a Gaza City, il bilancio dei morti negli attacchi a Gaza dall’alba. Lo scrive la Wafa citando fonti mediche. «Colpita la Torre Al-Ra’i e le tende sottostanti situate all’incrocio tra Beirut Street e Arab League Street. L’esercito israeliano aveva esortato la popolazione di Gaza City a evacuare la città e a spostarsi urgentemente verso sud, verso una inesistente ‘zona umanitaria’». Nella giornata di ieri, le forze israeliane hanno ucciso più di 50 palestinesi a Gaza, tra cui almeno sette bambini, durante gli attacchi a Gaza City. L’attacco al centro urbano è continuato durante la notte, con attacchi mortali alle abitazioni nel campo profughi di Shati, dove sono morte cinque persone di cui un bambino, e a una palazzina abitativa nello stesso campo in sui ne sono morte altre cinque. Secondo i giornalisti di Al Jazeera sul campo, le forze israeliane stanno inoltre continuando a demolire edifici e abitazioni in città. Amnesty International, citata dall’emittente qatarina, ha avvertito che l’escalation dell’attacco israeliano a Gaza City avrà «conseguenze catastrofiche e irreversibili per i palestinesi».

Terrorismo di Stato

Il terrore è l’unico strumento che possa garantire lo sfollamento della popolazione di Gaza City. E Israele lo sta utilizzando, alzando ogni giorno il livello di distruzione degli attacchi e avvicinandosi sempre più alle aree densamente popolate. Dal Manifesto: «Ieri gli aerei di Tel Aviv hanno consegnato con i missili un ordine di evacuazione che ha fatto tremare la terra e spostare l’aria. Un primo colpo di avvertimento ha centrato la torre Mushtaha, una costruzione di dodici piani. Dopo soli quindici minuti, i missili israeliani hanno completamente abbattuto il grattacielo, con un’enorme potenza di fuoco ripresa da più telecamere. Nella torre risiedevano decine di palestinesi sfollati e tutta l’area è coperta da centinaia di tende e di profughi».

Ministro criminale confesso

«A Gaza il catenaccio sta per essere rimosso dalle porte dell’inferno. Porta che, – specifica iI ministro della guerra Israel Katz-, una volta aperta non si chiude più». Il portavoce in lingua araba dell’esercito, Avichay Adraee, ha confermato che altre imponenti residenze verranno attaccate nei prossimi giorni. I militari parlano di strutture utilizzate da Hamas, senza portare alcuna prova a sostegno. La proprietà della torre Mushtaha ha respinto le accuse, dichiarando che l’edificio ospitava solo i profughi. Andraee dichiara che verranno considerati strumenti di Hamas anche le telecamere posizionate ai piani alti dei palazzi. L’esercito intende distruggerle, proprio come accaduto ad agosto all’ospedale Nasser di Khan Younis, dove i militari hanno colpito la telecamera di Hussam al-Masri, il giornalista della Reuters ucciso insieme ad altre diciannove persone, tra cui quattro colleghi. Nonostante l’agenzia di stampa internazionale abbia confermato la gestione della trasmissione, l’esercito ha dichiarato che la telecamera «rappresentava una minaccia immediata».

Testimoni e immagini ‘minaccia immediata’

L’operazione di distruzione degli edifici di Gaza City e la deportazione di un milione di residenti vanno avanti tra la fame e la miseria. L’Unicef ha fatto sapere che nel mese di luglio 13mila bambini palestinesi sono stati ricoverati per malnutrizione. Nelle prime due settimane di agosto i ricoveri erano già 7.200. L’organizzazione delle Nazioni unite che si occupa dei bambini ha dichiarato che a Gaza City «l’infanzia non può sopravvivere». Nonostatei tentativi di alcuni funzionari di convincere il premier a trattare con Hamas, Netanyahu e i suoi principali alleati non intendono fermare l’esercito. Secondo fonti del Wall Street Journal, ministri e responsabili di sicurezza starebbero tenendo in questi giorni colloqui privati con il premier, consigliandogli di accettare un cessate il fuoco temporaneo. Il timore diffuso è che l’occupazione di Gaza City non raggiungerà l’obiettivo di sconfiggere Hamas e che l’esercito dovrà dunque spingersi ancora più in profondità. Occupando i campi centrali, di fatto i militari controlleranno tutta la Striscia e saranno costretti a mettere in piedi una sorta di amministrazione per gestire la popolazione.

Cacciata dei palestinesi verso l’Egitto

Per evitarlo, il premier v ha annunciato che intende aprire il valico di Rafah, per spingere i palestinesi verso l’Egitto. Ma il Cairo ha dichiarato che non collaborerà ai tentativi di Israele di espellere i palestinesi da Gaza, precisando che se Tel Aviv dovesse aprire il valico, l’Egitto lo chiuderebbe dal suo lato. Netanyahu ha quindi accusato il vicino arabo di voler «imprigionare i residenti di Gaza che vogliono lasciare la zona di guerra», con un riferimento surreale alla libertà di scegliere il proprio luogo di residenza come «diritto umano fondamentale in ogni momento».

Cisgiordania, peggio del ‘far west’ dei ‘pellerossa’

In Cisgiordania intanto, ieri trenta coloni israeliani hanno attaccato il villaggio di Khalet al-Daba’a, a Masafer Yatta, ferendo almeno dieci persone, tra cui un neonato, un bambino e un’anziana. Intento la stessa popolazione palestinese non sostiene più l’Autorità Nazionale Palestinese, l’ANP di Abu Mazen, per la sua sudditanza a Israele e Stati Uniti. E clamorose incapacità politiche. Abu Mazen e il suo vice Hussein Sheikh, scrive Michele Giorgio, si erano convinti che i riconoscimenti annunciati dello Stato di Palestina da parte della Francia e di altri Paesi occidentali avrebbero rilanciato il loro ruolo sulla scena diplomatica, anche in vista della gestione futura di Gaza.

Poi Trump peggio di Netanuahu

«Gli Stati Uniti li hanno gelati con la decisione annunciata da Rubio», denunciano da ANP. La revoca dei visti d’ingresso comunicata dal Segretario di Stato Usa, che impedirà al presidente e ad altri funzionari dell’Anp e dell’Olp di partecipare all’Assemblea generale dell’Onu. L’audio incriminato: nella registrazione, due uomini discutono del presunto imminente scioglimento dell’Anp e della situazione nei Territori occupati. Per il governo palestinese si tratta di «pura disinformazione. La registrazione, afferma, è«falsa». Allo stesso tempo la rapidità con cui la voce si è propagata e l’allarme che ha generato raccontano molto sullo stato d’animo della popolazione palestinese, che da lungo tempo percepisce l’Anp come piegata ai voleri di Israele e degli Usa, fragile e paralizzata politicamente.

L’ANP anche in bancarotta

Alla crescente incapacità della leadership dell’Anp di incidere sui processi politici si è aggiunta la preoccupazione del collasso senza orizzonte che, temono in tanti, potrebbe portare caos e instabilità nelle città palestinesi, destinate a diventare bantustan a tutti gli effetti se Israele, come prevede il piano presentato dal ministro Bezalel Smotrich, procederà all’annessione di gran parte della Cisgiordania senza assorbire la popolazione palestinese.

  • L’ipotesi di un crollo dell’Anp si è rafforzata dopo la decisione di Trump, sotto la pressione di Israele, di prendere di mira Abu Mazen, che pure è l’esponente palestinese più moderato e pronto al dialogo con Tel Aviv e Washington. Pesa anche la crisi finanziaria prodotta dal blocco israeliano dei trasferimenti fiscali: oltre otto miliardi di shekel (più di due miliardi di euro) trattenuti che privano l’Anp di risorse vitali. Insegnanti, infermieri, agenti di polizia ricevono stipendi parziali o in ritardo, mentre ospedali e scuole sono in grande affanno.
  • Se l’Autorità dovesse cedere – avverte – molti temono che il vuoto potrebbe essere occupato da milizie locali o da formule ibride e pericolose».

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