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Israele bombarda il Libano e avverte: “I civili fuggano”. Premier di Beirut: “E’ una guerra di sterminio”. Almeno 182 morti solo nel Sud

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La “nuova fase della guerra”, come l’ha definita la scorsa settimana il ministro della Difesa Yoav Gallant, prosegue nel solco tracciato. Dopo i raid su Beirut di venerdì e l’estensione delle operazioni aeree a tutto il Libano, dalle prime luci dell’alba i caccia israeliani stanno bombardando il sud del paese spingendosi verso nord e il centro. Le Israel Defense Forces hanno reso noto di aver colpito più di 300 obiettivi di Hezbollah. Il governo libanese ha dichiarato che gli attacchi nel sud hanno causato almeno 182 vittime e oltre 400 feriti.

Un funzionario locale ha affermato che centinaia di famiglie nel Libano meridionale stanno fuggendo dai bombardamenti, circostanza confermata dai giornalisti dell’AFP. Immagini pubblicate sui media internazionali mostrano lunghe file di auto sulle strade. Nel primo pomeriggio, l’esercito israeliano ha annunciato di voler lanciare attacchi “su larga scala” nella valle della Bekaa, nell’est del Paese.

Quello che sta accadendo è “una guerra di sterminio” e un piano volto a distruggere i villaggi e le città libanesi, ha dichiarato il premier libanese Najib Mikati, secondo il quotidiano libanese An-Nahar. Mikati ha esortato “le Nazioni Unite e l’Assemblea Generale e i Paesi influenti… a scoraggiare l’aggressione”.

La Ani, agenzia ufficiale del Paese dei cedri, ha annunciato che i libanesi hanno ricevuto messaggi sui loro telefoni fissi da Israele che chiedono loro di evacuare: “I residenti a Beirut e in diverse regioni hanno ricevuto messaggi sulla rete telefonica fissa, la cui fonte è il nemico israeliano, che chiedono loro di evacuare rapidamente i luoghi in cui si trovano”. L’ufficio del ministro dell’Informazione Ziad Makari a Beirut ha dichiarato all’Afp di aver ricevuto una chiamata di questo tipo. “Ciò avviene nel quadro della guerra psicologica attuata dal nemico”, ha detto Makary, e ha esortato le persone “a non dare alla questione più attenzione di quanta ne meriti”.

Secondo Imad Kreidieh, presidente di Ogero, la società che gestisce l’infrastruttura delle telecomunicazioni libanese, circa 60mila chiamate in tutto il paese hanno riprodotto un messaggio preregistrato che intimava alle persone di evacuare le proprie case. “Quello che stanno facendo gli israeliani è inviare un mucchio di registrazioni vocali automatiche tramite operatori internazionali, il sistema non le riconosce come chiamate israeliane, la maggior parte di esse sono generate come chiamate provenienti da un Paese amico”, ha detto Kreidieh al Guardian, sottolineando che si tratta di una “vecchia tecnica” utilizzata da Israele anche durante la guerra del luglio 2006 con Hezbollah. Ogero ha “individuato la fonte delle chiamate e le fermerà”, ha affermato Kreidieh.

“Consigliamo ai civili dei villaggi che si trovano all’interno e accanto a edifici e aree utilizzati da Hezbollah per scopi militari, come quelli utilizzati per immagazzinare armi, di allontanarsi immediatamente dal pericolo per la propria sicurezza”, ha detto questa mattina il portavoce militare Daniel Hagari, in uno dei rari appelli rivolti dall’esercito al popolo libanese: “L’Idf si impegnerà in attacchi più estesi e precisi contro obiettivi terroristici che sono ampiamente radicati in tutto il Libano”. Hagari ha affermato che “gli attacchi continueranno nel prossimo futuro“. A una domanda su una possibile incursione di terra, Hagari ha risposto che Tel Aviv “farà tutto il necessario” per riportare i residenti evacuati dal nord alle loro case in sicurezza, una priorità di guerra per il governo di Benjamin Netanyahu.

Il ministero della Salute del Libano “chiede a tutti gli ospedali” nei distretti del sud e dell’est del Libano “di sospendere tutti gli interventi chirurgici non essenziali per fare spazio alle cure dei feriti a causa dell’aggressione israeliana in espansione sul Libano”. Nelle aree bersagliate restano chiuse per due giorni, oggi e domani, le scuole.

A Tel Aviv la “seconda fase della guerra”, con la prospettiva del ritorno al nord degli evacuati, sembra mettere d’accordo tutti. Le tensioni nel governo sembrano sopite, con l’ipotesi di una sostituzione di Yoav Gallant alla guida della Difesa che sembra rientrata. Anche il capo dell’opposizione Yair Lapid ha espresso apprezzamento per i raid in Libano dicendo che “è arrivato il momento”. Il leader di Yesh Atid (C’è un futuro) ha quindi detto di sostenere l’esercito e ha invitato le forze armate a “essere forti e coraggiose e a non avere paura finché tutti i residenti del nord non torneranno a casa sani e salvi”.

La possibile apertura del fronte libanese aumenta la paura nello Stato ebraico. Gallant, ha avvertito la popolazione che ci saranno giorni in cui sarà necessario “mantenere la calma” e seguire attentamente le istruzioni del comando del fronte interno. Durante una riunione con l’alto comando dell’esercito per valutare la preparazione a un possibile conflitto, il ministro ha evidenziato che la resilienza del fronte interno è fondamentale per consentire all’Idf di combattere efficacemente il nemico.

Giallo sulla morte di Sinwar. Fonti della sicurezza riferiscono che Yahya Sinwar, il principale leader di Hamas nella Striscia di Gaza, è stato fuori contatto per un po’ di tempo, il che ha spinto a indagare sulla causa del suo silenzio. Ieri pomeriggio alcuni media riferivano che poteva essere stato ucciso. Le valutazioni attuali, secondo quanto riferisce Israel Hayom che cita fonti della sicurezza, indicano tuttavia che Sinwar sia vivo e stia usando ostaggi come scudi umani. Le autorità comunque stanno esplorando anche altri scenari, in particolare data la recente campagna di bombardamenti di Israele che ha preso di mira i tunnel nelle aree in cui si ritiene che Sinwar si nasconda. Al momento non ci sono altre conferme, né una posizione ufficiale dell’Idf sul tema. Una fonte vicina al dossier – riportava The Times of Israel – ha affermato che “ci sono state delle volte in passato in cui è scomparso e abbiamo pensato che fosse morto, ma poi è riapparso”.

Gaza, bombe su un’abitazione: 5 morti. Nella Striscia di Gaza, intanto, si continua a morire. L’agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che cinque persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che ha colpito stanotte una casa a Deir al-Balah, nel centro dell’enclave. Le vittime sarebbero una donna di 29 anni e i suoi 4 figli piccoli. Nelle ore precedenti un altro raid ha colpito una scuola nel campo profughi di Nuseirat, con la Wafa che parla di tre morti. Il bilancio dal 7 ottobre nella Striscia è di almeno 41.431 vittime e 95.818 feriti, secondo il ministero della Sanità locale gestito da Hamas.

Pechino ai connazionali. “Venite via da Israele”. La Cina ha esortato i suoi cittadini in Israele a lasciare il Paese “il prima possibile”. “La situazione lungo il confine tra Israele e Libano è estremamente tesa”, scrive l’ambasciata cinese in Israele in una nota. “La situazione della sicurezza in Israele rimane grave e imprevedibile”. L’ambasciata ha esortato i cinesi in Israele a “tornare nel proprio Paese il prima possibile o a spostarsi in un’area sicura”. Il mese scorso Pechino aveva risolto lo stesso appello ai suoi cittadini in Libano.

Panetta, ex n.1 della Cia: “Attacco con i cercapersone è terrorismo”. “La capacità di piazzare un esplosivo in una tecnologia che è molto diffusa al giorno d’oggi e trasformarla in una guerra di terrore, davvero una guerra del terrore, è qualcosa di nuovo”, ha detto l’ex direttore della Central Intelligence Agency. “Non credo ci siano dubbi sul fatto che si tratti di una forma di terrorismo. Si tratta di un ingresso nella catena di approvvigionamento. E quando il terrore si insinua nella catena di approvvigionamento, fa chiedere alla gente: ‘Quale sarà la prossima mossa?'”, ha detto ancora Panetta.

23/09/2024

da Il Fatto Quotidiano

Redazione

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