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Israele caos: a processo per vittime civili si spara addosso e fa strage di parà

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Ironia crudele della sorte, governanti irresponsabili e uomini armati in divisa senza regole e comandi. Mentre la Corte internazionale di Giustizia è riunita per decidere sull’ennesima denuncia per le vittime civili di una guerra condotta senza regole (giorni fa un ufficiale Onu ucciso), un carro armato israeliano sbaglia nuovamente bersaglio ma questa volta fa strage di colleghi. «Cinque soldati israeliani uccisi dal fuoco di un carro armato dell’IDF nel nord di Gaza. Tre feriti gravemente», scrive Haaretz, nella ‘distrazione’ di molta stampa occidentale.

Il ministro della difesa israeliani con la truppe

‘Fuoco amico’ di un esercito lasciato allo sbando

«Cinque soldati sono morti e sette sono rimasti feriti (tre in modo grave) quando un carro armato israeliano ha sparato due proiettili contro un edificio del campo profughi di Jabalia», annuncia l’esercito israeliano. «In base ai primi risultati dell’inchiesta, i militari che operavano i carri armati erano stati avvertiti della presenza dei soldati all’interno dell’edificio». Errore tragico di chi? Pulsante di sparo o grilletto troppo facile, come troppi episodi confermano? Le oltre 35 mila vittime palestinesi, ma anche gli ormai 278 soldati israeliani uccisi anche da ‘fuoco amico’ ma irresponsabile e mal comandato.

La denuncia il giorno prima

Remocontro il giorno prima, con Piero Orteca: «…catastrofica ‘liquefazione’ della catena di comando dell’Esercito israeliano … iniziative solitarie, individuali, o di marchiani difetti di trasmissione di ordini e soprattutto, di regole d’ingaggio travisate. Che portano, come risultato finale, ad aprire il fuoco, indiscriminatamente, su tutto ciò che si muove … E questo è specialmente vero per i reparti composti da ‘riservisti’, cioè dai civili che si ritrovano, da un giorno all’altro, in guerra».

L’inferno a Jabaliya

Si sparano addosso ma fanno strage di palestinesi attorno ci dice la cronaca sul campo di Michele Giorgio. «Rafah resta nel mirino dell’esercito israeliano, con i suoi abitanti e sfollati che scappano sotto il fuoco dei mezzi corazzati». In queste ore è nel nord di Gaza, a Jabaliya, che si concentrano i bombardamenti più pesanti e i combattimenti più aspri. «I mezzi corazzati israeliani sono entrati ieri nel cuore del campo profughi dove i combattenti palestinesi di Hamas, Jihad, Fronte popolare, Comitati di Resistenza Popolare e altre formazioni palestinesi, nonostante la disparità di forze, resistono oltre ogni aspettativa con agguati improvvisi, sparando razzi anticarro e colpi di mortaio».

Reazione palestinese, reazione giudiziaria

Ieri nuovo ricorso del Sudafrica (presto anche l’Egitto e la Giordania), alla Corte internazionale di giustizia in cui chiede di ordinare a Israele di rinunciare all’operazione a Rafah per evitare ‘atti di genocidio’ e di aggravare la catastrofe umanitaria in corso. «Israele sta perdendo e la Palestina sta morendo», scrive l’israeliano Haarez. Entro oggi una probabile nuova disposizione giudiziaria, ed ennesima inosservanza governativa israeliana in attesa di accuse personali per crimini di guerra che prima o poi arriveranno. Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, l’Unrwa, circa seicentomila palestinesi sono fuggiti da Rafah negli ultimi giorni, mentre il bilancio delle vittime supera le 35mila.

Caos politico interno a Israele

Il leader dell’opposizione israeliana, Yair Lapid, accusa il governo Netanyahu di aver perso il controllo, sottolineando che finché quest’esecutivo sarà al potere Israele non sarà in grado di vincere la guerra contro Hamas. «Il governo ha perso il controllo. Ogni giorno a Gaza vengono uccisi soldati e loro litigano in televisione. Il gabinetto non funziona». Gli alleati internazionali di Israele hanno ripetutamente esortato a non effettuare un’incursione di terra nella città dove si trovano i rifugiati, avvertendo di una potenziale catastrofe umanitaria. Una delegazione di funzionari israeliani dell’intelligence guidati dallo Shin Bet si è recata al Cairo per «allentare le tensioni con l’Egitto e di stabilire rapporti cordiali». Israele sempre più isolata che minaccia la stessa stabilità politica dei pochi alleati aperti rimasti, Stati Uniti compresi.

Intransigenza politicamente suicida

Il direttore generale del Dipartimento per le relazioni internazionali e la cooperazione della Repubblica del Sud Africa alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia.

«Per il governo israeliano, è come se non esistesse un ordine del tribunale che lo vincoli… Il vicepresidente del braccio internazionale del Likud ha dichiarato: ‘Penso che dovevamo invadere Rafah ieri. Entrare e uccidere, uccidere e uccidere, dobbiamo ucciderli prima che loro uccidano noi’, ha citato il parlamentare Tally Gotliv».

17/05/2024

da Remocontro

rem

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