A Gaza è ancora strage di sfollati. L’episodio più grave nel nord, dove è stato raso al suolo un palazzo di cinque piani: oltre cento morti, donne, bambini, intere famiglie annientate. Ma per Israele «terrorista» è l’Unrwa, l’agenzia Onu che assiste i rifugiati palestinesi. Il diritto internazionale calpestato. Israele dichiara guerra anche all’Onu
Massacratori, e persino gli Usa protestano
Nel palazzo a Beit Lahiya ci vivevano oltre 200 sfollati. Famiglie del posto che avevano perso la casa nei bombardamenti israeliani di un anno fa. Ora anche la vita. Le vite di 109 uomini, donne e bambini ospitati in quell’edificio spazzate via nella notte tra lunedì e martedì da un raid aereo che ha aggiunto un nuovo massacro di civili nel nord della Striscia dove ieri i palestinesi uccisi sono stati oltre 140, denuncia Michele Giorgio sul Manifesto. In realtà il bilancio è ancora più alto. «Sotto le macerie ci sono altre 40 persone. Finora abbiamo estratto i corpi di 25 bambini», riferiva ieri un portavoce della Protezione civile. L’agenzia dell’Onu per l’infanzia, l’Unicef, conferma l’ennesima strage di minori. L’attacco contro i bambini è diventato una scandalosa normalità a Gaza, dove una media di oltre 67 bambini vengono uccisi o feriti ogni singolo giorno», ha scritto su X la direttrice generale dell’Unicef Catherine Russell.
E ora, guerra all’Unrwa
Questo mentre crescono i timori per i rifornimenti di cibo, medicine e altri prodotti di prima necessità dopo l’approvazione da parte della Knesset israeliana di leggi che limiteranno fortemente le capacità operative dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che assiste i profughi palestinesi. Il capo dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, ha inviato una lunga lettera al Presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dopo il voto della Knesset e che gli ultimi sviluppi «rischiano di portare al collasso le operazioni dell’Unrwa in Cisgiordania a Gerusalemme Est e a Gaza, oltre a compromettere gravemente l’intera operazione umanitaria delle Nazioni Unite a Gaza…In assenza di qualsiasi alternativa praticabile all’Agenzia, queste misure aggraveranno la sofferenza dei palestinesi».
Follia crudele collettiva
Anche Washington non crede all’assicurazione data dal premier Benyamin Netanyahu sulla capacità di Israele di assistere i civili di Gaza. «Gli Usa respingono qualsiasi tentativo israeliano di far morire di fame i palestinesi e le parole di devono essere accompagnate da azioni sul campo… Israele deve consentire l’ingresso di cibo, medicine e altre forniture in tutta Gaza, in particolare nel nord ma al momento, questo non sta accadendo», detto l’ambasciatrice Usa all’Onu Linda Thomas-Greenfield.
La Knesset dell’appartheid
La Knesset dopo aver bandito l’Unrwa adesso lavora ad un altro progetto di legge punitivo palesemente rivolto a palestinesi e arabo israeliani. Ieri in commissione è stata approvata una proposta che consentirebbe al ministro degli Interni di deportare i parenti dei «terroristi» se si scoprisse che «erano a conoscenza in anticipo del piano del terrorista e non avevano preso le misure necessarie per bloccarlo» o che hanno espresso simpatia per i «terroristi».
Israele nasce con l’Onu ma è subito guerra
Israele deve la sua legittimità giuridica alla risoluzione 181 dell’Assemblea generale ma da lì in poi ha ignorato o apertamente violato le risoluzioni successive. Gli «stati fuorilegge» sono quelli che si pongono fuori dal «diritto dei popoli»: Israele sembra un caso di scuola, l’analisi di Luca Baccelli, professore ordinario di Filosofia del diritto e studioso alla New School e la Columbia University di New York. «Sarebbe giustificato e morale far morire di fame due milioni di civili» ha dichiarato il ministro israeliano delle finanze, Bezalel Smotrich, lamentando che però il mondo non lo permetterebbe. Ma ci stanno provando. Anche con le due leggi, approvate dalla Knesset, che bandiscono dai territori occupati palestinesi l’Unrwa.
Onu solo per non morire di stenti
Si tratta, come noto, dall’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi (6 milioni), che attualmente rappresenta lo strumento necessario e il solo in grado di far arrivare i pochi aiuti internazionali lasciati filtrare da Israele, indispensabili per la mera sopravvivenza della gente di Gaza. O meglio, della sua parte centro-meridionale, perché nel Nord da settimane non arriva niente e la popolazione che sopravvive ai bombardamenti e agli attacchi è deportata.
L’Unrwa nemica da subito
L’UNRWA rappresenta una spina nel fianco di Israele fin dalla sua costituzione, dopo la pulizia etnica del 1947-48 e la riduzione a profughi della maggior parte dei palestinesi. Ha subito un attacco inedito all’indomani del 7 ottobre quando è bastata l’accusa a 19 suoi operatori di essere coinvolti perché una serie di paesi occidentali, fra cui l’Italia, bloccasse i finanziamenti. Ora è chiaro che l’attacco all’Unrwa si inserisce in una strategia di intenzionale riduzione alla fame della popolazione palestinese che continua da più di un anno: il crimine richiamato nel ricorso del Sudafrica alla Corte internazionale di Giustizia (Icg) e dal procuratore della Corte Penale Internazionale (Icc).
Guerra alle Nazioni Unite come istituzione
Altrettanto chiaro che il bando si inserisce in una guerra di Israele alle Nazioni unite. Una guerra mediatica, quando sono state accusati di antisemitismo la corte di giustizia internazionale che dichiara «plausibile» l’accusa di genocidio e per il parere che dichiara illegale l’occupazione di Gerusalemme Est, Gaza e Cisgiordania, seguito dalle risoluzioni approvata dell’Assemblea generale del 18 settembre che intima a Israele di «porre fine senza indugio alla sua presenza illegale».
L’accusa di antisemitismo come arma
Così come antisemita sarebbe il procuratore della Icc che ha chiesto l’arresto del premier Netanyahu e del ministro della difesa Gallant, considerandoli uguali ai leader di Hamas di fronte alla legge. Una guerra politica, al suo apice quando Netanyahu in Assemblea generale ha definito le Nazioni unite «palude antisemita». E soprattutto una guerra guerreggiata, con i ripetuti attacchi alla missione Unifil in Libano.
Il diritto internazionale sbeffeggiato
Tutto questo in un continuum di violazioni del diritto internazionale che risalgono almeno a quando il sionismo si è rivelato un progetto di colonialismo insediativo. Israele deve la sua legittimità giuridica alla risoluzione 181 dell’Assemblea generale, approvata da 33 Stati sui 56 allora membri delle Nazioni unite. Da lì in poi ha ignorato o apertamente violato le successive risoluzioni dell’Assemblea e quelle, ben più cogenti, del Consiglio di sicurezza: dalla 242/1967 che imponeva il ritiro dai terrori occupati alla 2728/2024 che ordinava il cessate il fuoco a Gaza durante il Ramadan, mentre gli atti di aggressione contro altri paesi si sono susseguiti nei decenni.
Diritto umanitario calpestato
Le violazioni del diritto internazionale umanitario sono state la regola, dalle violenze sui civili e dalle deportazioni durante la Nakba all’imposizione del regime di apartheid, all’assassino di leader ostili fino a Haniyeh, Nasrallah e Sinwar; all’orrore di Gaza con l’attacco intenzionale al personale umanitario, medico, dell’informazione, l’uso di civili come scudi umani, la mattanza dei bambini, la distruzione di interi edifici con centinaia di morti civili per colpire presunti «terroristi».
30/10/2024
da Remocontro